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mercoledì 3 gennaio 2018

PASQUALINO CINNIRELLA: "RECIDERE OGNI COSA"


RECIDERE OGNI COSA


E’ tempo di recidere ogni cosa
di ciò che t’appartiene, di rinnovare,
sfoltire da orpelli che attardano
quei riscontri che speri dalle vicende del giorno;
per coglierne di ognuna solo l’essenza,
il nuce che dentro l’involucro si cela
e aspetta essere portato alla sua luce
come nuovo o rifatto, come nascituro
al mondo per rinnovarne la specie,
come germoglio di seme che appare al sole;
per poi scrutarne da lontano
lo svolgersi degli eventi
che speri capovolti o in meglio…stravolti
dal loro solito andare -come il tuo-
verso un declino che s’aggrava eccome
di mestizia e rimpianti, chiuse voglie
(mai che alieni dal profondo)
nella breve luce del giorno a dicembre
quando dei trecentosessantacinque giorni
ne è prossimo il loro vuoto compimento
e con essi … parte di te –disfarsi.


Sett/Ott.2008 - 21

10 commenti:

  1. P. Cinnirella ci porge un invito che ben s’adatta al nuovo anno che sta nascendo: semplificare, sfoltire, rinnovare…perfino stravolgere, se si può alimentare una speranza che allontana timori e malinconie. Vivere anche la fine,( qualunque essa sia- del sogno, dell’illusione,delle stanchezze, della vita-) come un nuovo promettente inizio.M.G. Ferraris

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  2. Bella davvero questa voglia di rinascere nell'essenza, di cogliere "il nuce che dentro l'involucro si cela / e aspetta essere portato alla sua luce". Ammirevole il desiderio del poeta che in età matura decide perentoriamente di "recidere ogni cosa" e di "sfoltire da orpelli che attardano" l'autentica realizzazione del suo sentire più intimo.
    Franco Campegiani

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  3. Anch'io sono rimasta profondamente colpita da questa lirica del caro Pasqualino Cinnirella, che si propone, col passare del tempo, di emulare la natura, recidendo 'i rami secchi', il superfluo, l'inutile e provando a vivere i giorni 'cogliendone di ognuno solo l’essenza,
    il nuce che dentro l’involucro si cela'.
    Un proposito originale e denso di ricchezza interiore. Si diviene ricchi, infatti, solo spogliandosi di ciò che l'Autore definisce 'orpelli', ovvero delle cose inutili, che sono divenute il centro del nostro esistere. Sposo con gioia il suo desiderio e mi auguro di essere all'altezza di una simile impresa. Significherebbe dare finalmente un senso all'anno che sta nascendo. Ringrazio di cuore Pasqualino e abbraccio lui, Nazario e i due grandi critici letterari che mi hanno preceduto.
    Maria Rizzi

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  4. Forse non crederete, ma nel leggere i super commenti sopra espressi,a dir poco, sono rimasto allibito, confuso ed attonito.Non pensavo minimamente che tale mio componimento poetico suscitasse tanta positiva, incisiva,obbiettiva critica da parte di "colossi" di Leucade, compreso,ovviamente, il n/s nocchiero che lapidariamente l'ha definita:"intensa poesia". Avete colto aspetti che neppure l'autore è stato ed è all'altezza di cogliere tali profonde sfumature, anche se ciò mi accade più volte, Deduco che il caro Prof. Pardini ha saputo eccome scegliersi dei collaboratori più che validi in tutti sensi; ecco perchè il blog di Leucade è uno o il più seguito, frequantato e letto in Italia del quale il sottoscritto si onore farne parte. Con tanta commozione nel cuore posso solo dirvi GRAZIE di cuore mille volte reiterato. Pasqualino Cinnirella

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  5. Sfoltire, togliere il superfluo che appesantisce e che a volte può nascondere l'essenziale. Questo è il proposito del nostro poeta, all'inizio di questo nuovo anno. Un proposito ed un messaggio positivo, da cogliere e fare nostro. Grazie caro amico.
    Serenella Menichetti.

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  6. Come succede in natura, quando un albero o una vigna stanno perendo e non danno più buoni frutti allora, è il tempo di potare, di sfoltire e mettere in risalto la parte vitale. Succeredarà allora, che a primavera la pianta si riprenderà e germoglierà con vigore, offrendo all'estate e a noi i frutti migliori. Così è la vita e l'uomo, con tutte le sue tante attività che spesso distraggono e allontanano dalle cose essenziali e più importanti. Così è necessario sfoltire ed eliminare il superfluo. Suggerendoci di cercare nella luce che si rinnova, la speranza per rallentare il declino, capovolgendo e stravolgendo il solito andare. Attingo tutta questa bellezza dalla fonte poetica che Pasqualino cesella nella sua poesia, offrendola alla comunità. Grazie

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  7. Mi corre l'obblico di ringraziare tutti i frequantatori, lettori e i collaboratori di Leucade e in particolare chi mi ha onorato di un suo pensiero critico alla mia "Recidere ogni cosa". Poesia che su Leucade è stata insperatamente rivalutata in quanto da me ritenuta un po -sotto tono-; ma i V/s commenti(e che commenti!) l'hanno resa degna di essere portata alla luce che merita. Grazie di cuore a tutti e in particolare al caro Prof. Pardini per la sempre sua magnanima accoglienza. Pasqualino Cinnirella

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  8. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  9. Dobbiamo liberarci delle inutilità e della vanità di cui l'uomo ama circondarsi ed ornarsi.
    In questa poesia il vate, (Cinnirella non me ne voglia), ci invita a presentarci al nuovo anno ed a nuova vita, privi di tutta quella serie di orpelli che rendono inutile l'esistere.
    Esorta invece ad estraniarsi per "poi scrutare da lontano" il vero senso della vita sperando che qualcosa cambi e che non si ripeta. Sperando cioè di farci anime, angeli o sogni al fine di allontanarci da ciò che induce alla materialità.
    Come ha detto Battiato "la linea orizzontale ci spinge verso la materia, quella verticale verso lo spirito".
    Allo stesso modo Cinnirella ci invita ad andare incontro allo spirito da cui abbiamo avuto origine.
    Complimenti al poeta che continua ad andare sempre oltre... ed a meravigliarci positivamente.
    Giuseppe Cultrera

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  10. Caro Giuseppe, Ti sono grado per questo tuo intervento e soprattutto per quello che in esso esprimi che da subito mi fa dire che nella sua spontaneità,su versante diverso, cogli appieno (come tutti i sopra)il messaggio che la mia vuole dare. Vedo che sei sulla buona strada di intenditore e di critico letterario. Grazie. Pasqualino C.

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