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martedì 13 marzo 2018

M. GRAZIA FERRARIS: "IL CANTICO DELLA CAMPAGNA" DI N. PARDINI


SU "IL CANTICO DELLA CAMPAGNA" DA "CANTICI"

Questo cantico d’amore e di nostalgia mi prende il cuore. Dimostra tutta la forza poetica e la consapevolezza espressiva letteraria dell’Autore.
Un canto musicale e bucolico che sa diventare incisivo, il canto della vita, e sa unire e fondere armonicamente gli elementi paesaggistici che sono più cari al nostro Pardini: la campagna, il mare, il fiume,  unendoli e fondendoli inestricabilmente come solo il cuore sa fare: l’onda bianca del sole che dilaga , la battigia verde delle vigne, le ombre frantumate delle cime dei cipressi, la gioia degli alberi da frutto… che  bevono la primavera, mentre la lucertola verdeggia sul muro assolato.
Sono i colori del mare, i suoi movimenti che si fondono come in una rievocazione onirica nelle vigne e nei campi biondi di grano.
La campagna antica e fedele porge il suo richiamo misterioso ed imperioso: bisogna riprendere l’aratro del padre e dissodare nuovamente il campo per ritrovare alla stagione giusta il ruscello del grano e il pane modellato dalla madre.
Le radici, la storia lontana individuale e sociale, il canto del figlio poeta vengono unite. Come le madeleines proustiane ritornano sapori, colori, odori, spazi, orizzonti, memorie che zampillano sgorgando dalla fontana fresca degli avi, dove si erge la casa antica e custode, nel sole troneggiante, quasi  frustata dal sole regale.
Le memorie perdono la carica di dolore, il canto aspro diventa melodia.
E poi c’è tutto il bagaglio tecnico-artistico del poeta: gli endecasillabi, i preferiti, le assonanze, l’invenzione del vocabolario dalla importante forza espressiva, l’invocazione, l’evocazione, il ritmo sostenuto, le sinestesie…: il bagaglio del poeta quale Pardini è in toto.

Maria Grazia Ferraris


Il cantico della campagna

L’onda bianca del sole dilaga sulla piana,
sulla battigia verde delle vigne.
Frantumano le cime dei cipressi
le loro ombre mentre fanno i fiori
il pèsco, l’albicocco ed il ciliegio;
gioiscono del chiaro e fra le fronde
il merlo sfrega il becco sullo stecco
in attesa dei frutti. Tutti quanti
bevono primavera e la lucertola
verdeggia sopra il muro soleggiato.
Dentro di me riprendo il legno curvo
dell’aratro di mio padre e rompo il fianco
del campo. A giugno sarà biondo
il ruscello del grano, si darà
al forno ardente per donare pane
che straripò felice al pugno chiuso
che nella madia modellò mia madre.
Ho ritrovato i semi ed i sapori,
ho ritrovato i voli, e i solchi aperti,
ho ritrovato spazi ed orizzonti,
le barbe fonde delle mie radici.
E voi
fate che il canto mio sia sempre fertile
di una storia lontana. E che si abbeveri
alla fontana fresca dei miei avi
che zampilla vicino. È là che splende
con frustate di sole la mia casa;
è là che il sole troneggia regale
sull’aspro canto delle mie memorie.



6 commenti:

  1. "Questo cantico d'amore e di nostalgia mi prende il cuore". Così inizia la superba recensione di Maria Grazia Ferraris alla poesia di Pardini, ed è una nota che io faccio mia leggendo il suo scritto. Sono coinvolto e commosso profondamente dall'azzurrità festosa di questi cenni critici, così come dal vitalismo straripante del canto pardiniano. "Un canto musicale e bucolico" incentrato sulla primavera che puntualmente rinasce dalle brume autunnali. L'autunno è, non a caso, l'altro grande archetipo del poeta toscano, immerso da sempre nella dualità dei tramonti e delle aurore, del maschile e del femminile, così come d'ogni altra coppia d'opposti in armonia. Giacché, se è vero che la vita corre verso la morte, è altresì vero che la morte è il prologo di ogni nuova esplosione vitale. "Come le madeleines proustiane, scrive la Ferraris, ritornano sapori, colori, odori, spazi, orizzonti, memorie che zampillano sgorgando dalla fontana fresca degli avi... Le memorie perdono la carica di dolore, il canto aspro diventa melodia". Maria Grazia scolpisce, in queste poche righe, il ritratto autentico della poesia, che, quando è vera, non è un vezzo da arcadi, un'oziosa e sciocca fantasia, ma è strettamente legata alla vita. E' la vita stessa nei suoi aspetti eternamente creativi.
    Franco Campegiani

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  2. Grazie, Franco, la tua sensibilità passa ogni limite per agguantare il senso vero della poesia.
    Nazario

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  3. "Ho ritrovato i semi ed i sapori,
    ho ritrovato i voli, e i solchi aperti,
    ho ritrovato spazi ed orizzonti,
    le barbe fonde delle mie radici."
    Una poesia che ci conduce nel mondo rurale di Pardini quando il padre arava i campi e lui poteva godere dei colori, dei suoni, degli odori che madre natura quotidianamente gli donava. Essi sono stati il nutrimento per la sua anima ed un grande insegnamento di vita. Ed è proprio in questo contesto genuino che lui ritrova le proprie radici e come un albero vigoroso ci omaggia dei suoi sani frutti. Grazie Nazario.
    Serenella Menichetti.

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  4. Carissima Serenella, i tuoi commenti sono brodo di giuggiole per la mia anima. Ti ringrazio, riesci a penetrare negli angolini più nascosti...
    Nazario

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  5. ho lasciato smarrire il remo della mia mano sul ruscello biondo del grano e ho atteso fino a tarda sera che da lì rincasasse il pensiero , invece ci si smarrisce nella bellezza di queste parole ladre d'occhi e cuore!

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  6. Grazie, Gizeta. Le tue parole sono poesia su poesia e invogliano a rapire al creato immagini nuove per il canto...
    Nazario

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