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NUOVO CONTRAPPUNTO. ANNO XXVII n. 1 - Gennaio- Marzo 2018 |
E venne sera
La luce crepitante dell’estate
invadeva la piana, delle reste
il giallo profumato d’erba
stanca.
Sortivano i rumori dalle
scaglie
di sterpaglie corrose. Sui
prunai
galleggiavano i profumi già
disposti
a cedersi alla terra. Anche la
vista
toccava infastidita quelle
gregne
che pregavano il sole
di cadere più presto oltre le
siepi.
C’era bisogno di umido, di
guazza.
E venne sera.
30/12/2017
Bella e pregnante questa lirica dove la nostalgia è un guizzo, un fremito d'ala che non rinnega il futuro. L'artista - e Nazario lo è alla grande - sa trattare vecchi temi con forme sempre nuove e con estrema leggerezza. Sono un po' invidiosa.
RispondiEliminaCarla
Ci si crogiola in questi profumi, in queste sensazioni calde e insieme piacevolmente nostalgiche. Grazie, Franca Donà
RispondiElimina"C’era bisogno di umido, di guazza.
RispondiEliminaE venne sera.".
E' la chiusa, in questa lirica di Nazario, che scuote, che squassa, che abbevera chi ha sete di verità.
Il poeta - bruciato, cotto dal Sole estivo come quelle gregne - cerca, meglio, si unisce alla loro preghiera (fatta di attesa e non di parole) e trova ciò che non può che arrivare.
C'è bisogno di fresco, di refrigerio, di bagnarsi il viso imperlato di sudore? Basta avere fede e viene la sera.
Sandro Angelucci
Ciò che rimane della pianta ormai secca anela al fresco e alla luce serale consapevole del proprio tramonto. Mutamento che si può paragonare all’età matura quando la voglia di stare sotto i riflettori scema ed aumenta il bisogno di una luce più tenue. Un testo dove la tristezza lascia il posto alla consapevolezza e all’accettazione dei cambiamenti fisici e psichici che lo scorrere del tempo ci lascia. Perché viene la sera.
RispondiEliminaUn testo che sento molto vicino.
Grazie Nazario.
Serenella Menichetti
Con la metafora del crepuscolo che precede la sera il N/s Vate fa un'analisi quasi completa dell'esistenza umana con sapienti innesti verbali che denotano l'estrema capacità espressiva di navigato poeta con la P maiuscola e certamente invidiata dai più. (Il sottoscritto compreso) In questi pochi versi di estrema chiarezza c'è la consapevolezza pacata ed accettata della chiusura prossima, seppure sconosciuta, del cerchio che ogni essere, elemento, in questa, deve ubbidire. Poesia di alto spessore esistenziale che il sottoscritto, torna a ribadire, invidia. Pasqualino Cinnirella
RispondiEliminaIn simbiotica fusione con la natura, il poeta Nazario, veicola la Sua sensibilità interiore oggettivandola in quadri di incantevole perfezione poetica.
RispondiEliminaDal di già accaduto e vissuto, con un lampo e con effetto di contrappunto, spazia fino all'arrivo della sera, a ciò che accadrà, ancora in embrione, nel divenire della vita.
Rita Fulvia Fazio
Affascinata dal Suo viaggio, professor Nazario, vorrei aggiungere la seguente riflessione al mio commento: dal viaggio scaturisce la ricerca vitalistica, attraversa la forza mutante del sole e perviene ad assaporare la fierezza del raccoglimento in sè. Grazie, Rita Fulvia Fazio
RispondiElimina...P.s.: mi era rimasto nella penna:... del raccoglimento in sè, nella creatività di questo viaggio che fa, della vita, la poesia, ma anche,la poesia del vivere.
RispondiElimina"E venne sera", questa splendida poesia, di cui il poeta Nazario ci fa dono,da "La luce..." a "...,di guazza", ci dice che...:"E venne sera", ci dice che la poesia l'ha scritta: "E venne sera":e venne "la poesia". Grazie, Rita Fulvia Fazio
...P.s.: mi era rimasta nella penna:... del raccoglimento in sè nella creatività di questo viaggio che fa, della vita, la poesia, ma anche,la poesia del vivere.
RispondiElimina"E venne sera", questa splendida poesia, di cui il poeta Nazario ci fa dono,da "La luce..." a "...,di guazza", ci dice che..."e venne"la poesia.
La poesia è stata appena scritta ed ha portato freschezza rigenerante. Grazie, Rita Fulvia Fazio