Rita Fulvia Fazio |
Due poesie
di alta tensione emotiva, dove il verso, con articolazioni varie,
accompagna gli slanci di un animo verso la luce, verso un’alba, un’alba che ora
esiste come rinascita di chiarore e di amore. E anche se il cuore è vestito di
stracci “ma, con fili d’oro,/ tu l’incanti/ nel tessere, con minuzia, quel
caos/ che, d’abitudine l’umanità
paralizza;...”: dolore, verità, tempismo, spartiacque, chiarità, estasi,
sublimata libertà; una verbalità ampia e distesa; un sentire ardito e fluente
come contaminazione di stili: lirismo, psicologismo, realismo empatico,
erotismo... Ma alla fine personalissimo ensemble di vertigini ontologiche, di
epigrammatici slanci ascensionali verso l’azzurrità della Poesia.
Al poeta
Il cuore
è vestito di stracci,
ma, con fili d'oro,
tu l'incanti
nel tessere, con minuzia, quel caos
che, d'abitudine, l'umanità paralizza;
sicché l'io ignora,
nello sfumato tempismo,
il ritmico scandire
di reazioni frantumate e perse.
E tu,
a margine di ciascuna pausa,
affievolisci e disperdi
il sottile spartiacque
tra dolore e verità.
All'alba del chiarore
Su di un filo sottile,
sottilissimo,
si tendono le nostre chiarirà.
Finalmente,
del senso di colpa che esplora,
l'io predilige intravedere
il chiarore dell'alba
che guarda, non distante, la stella
che guida l'estasi.
Più non pensa che sì,
c'era più tensione nell'enfasi
a tener lontana
l'emozione dell'empatico entusiasmo,
che riconoscersi complici, nella sublimata
libertà,
ora che l'alba è.
Gentilissimo professore Nazario, commossa della Sua scintillante introduzione, con gioia ringrazio e la saluto cordialmente,
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