RIETI,
INTERVISTA A SANDRO ANGELUCCI: “LA POESIA È CONGENITA NELL’UOMO”
giu262018
di SILVANA LAZZARINO – Al microfono de La Voce del Nisseno il
poeta, saggista e critico letterario. Un intellettuale raffinato, tra gli
autori di maggiore spessore nella scena contemporanea
Sandro Angelucci, collaboratore di Lèucade |
Nato a Rieti, dove insegna con passione, Sandro Angelucci è tra i
poeti di spicco della scena contemporanea per la sensibilità nel restituire
emozioni legate alla vita e ai suoi impercettibili fili che la uniscono alle
infinite particelle dell’universo dove tutto è energia in movimento. Saggista e
critico letterario Sandro Angelucci ha pubblicato diverse sillogi di poesia,
tra cui citiamo: “Non siamo nati ancora” (2000), “Il cerchio che
circonda l’infinito” (2005), “Si aggiungono voci” (2014).
Da sottolineare “di Rescigno il racconto infinito” edito da
Blu di Prussia, il suo saggio dedicato al famoso poeta Gianni Rescigno la cui
opera restituisce con forte energia e pathos le molteplici esperienze della
vita che mette alla prova tra dolori e attimi di felicità. Di Gianni Rescigno,
Sandro Angelucci restituisce la vicenda poetica, ma anche umana essendo le due
profondamente legate per ripercorrere il suo viaggio alla ricerca della verità
sulla vita che affiora in ogni pensiero tra memoria e presente, legandosi allo
sguardo infinito e indefinito di un paesaggio pronto ad accogliere luci e
ombre, restituendo speranze e abbandoni.
Collabora da diversi anni con l’IPLAC - Associazione Culturale
Insieme per la Cultura - che si occupa di diffondere la cultura sotto diversi
profili coinvolgendo attraverso premi e concorsi letterari autori noti e meno
noti, compresi i giovani perché raccontare e raccontarsi attraverso liriche,
romanzi, racconti, comprese le poesie in dialetto, aiuta a dare voce ad
emozioni silenti da troppo tempo, facendo affiorare un nuovo modo di
rapportarsi alla vita.
Come nasce la passione per la scrittura e in particolare per la
poesia? Hai scritto poesie da adolescente?
Vorrei rispondere che è nata e continua a nascere ma non so dire
né come né quando. Mi spiego: sono convinto che la poesia (in senso lato e non
solo come forma di scrittura) è congenita nell’uomo e, in alcuni, decide di
manifestarsi secondo inattingibili, sue necessità spirituali. Nel
mio caso (e rispondo alla seconda domanda) si è rivelata in età
postadolescenziale ma - ripeto - non è che la mia specifica esperienza.
Al liceo quali autori che preferivi leggere e perché?
Le letture scolastiche sono necessariamente condizionate: è dopo
che si inizia a fare propri i testi degli autori che davvero ci interessano.
Ricordo, tuttavia, e sono ben presenti nella memoria, le due pietre miliari
della nostra letteratura: Giacomo Leopardi e Giovanni Pascoli.
Quale è stata la tua prima raccolta poetica in assoluto?
Risale a 18 anni fa e s’intitola Non siamo nati ancora,
edita da Sovera (Armando Ed. in Roma) e prefata da Aldo Onorati.
In alcuni titoli delle tue raccolte poetiche si fa
riferimento alla geometria, o meglio alle figure geometriche. E’ un caso
o la scelta è stata pensata per suggerire un’idea di equilibrio, armonia,
aspetti che ritroviamo in modo impercettibile negli spazi della natura?
Nel mio secondo libro faccio specifico riferimento ad una figura
geometrica: il cerchio. Tanto da utilizzarlo per l’intestazione: Il
cerchio che circonda l’infinito (Book Ed. in Ferrara). Sicuramente non
è un caso e, altrettanto certo, che la scelta risponde ad un desiderio di
armonia naturale. Parafrasandomi potrei dire che non m’interessa la quadratura
del cerchio ma la sua perfezione.
Parliamo della tua raccolta di poesie “Verticalità” che trovo
veramente profonda e attuale. In essa vi è un messaggio di speranza cui
l’individuo è invitato a guardare a partire dalle origini per ritrovare
l’essenza dell’esistere e quell’armonia che la società attuale sta perdendo di
vista. Cosa possiamo sperare per il nostro domani?
La speranza contenuta in Verticalità è
ossimoricamente rappresentata non da un ambire a mete elevatissime, al
contrario, la stessa è da rintracciare nella semplicità. Dici bene: “guardare a
partire dalle origini per ritrovare l’essenza dell’esistere”, opporsi dunque
all’orizzontalità, non della vita però, bensì dell’uomo, del suo appiattimento,
della sua omologazione. È questa assuefazione, questo annichilimento che ci fa
tradire la fiducia nel futuro.
Nella raccolta si fa riferimento alla bellezza della vita
nonostante tutto, da riscoprire guardando dentro se stessi. Cosa possiamo
ritrovare viaggiando dentro noi stessi?
Credo di aver indirettamente risposto a questa domanda. Viaggiare
dentro noi stessi significa appunto “partire dalle origini”: non dimentichiamo
che le nostre cellule sono fatte di quelle stesse molecole da cui si originò e
continua a generarsi la vita.
Cosa mi dici della legge morale di cui parlava Kant? Vi è una
certa rispondenza con quanto esprimi nelle tue liriche?
Non mi sento e non sono un kantiano. Condivido l’autocritica che
auspica soprattutto nei confronti della ragione ma ritengo le sue posizioni
etiche troppo rigide, troppo settarie a volte. A me piace pensare ad una
facoltà razionale non prevaricatrice, che non impone imperativi categorici ma
opera in sinergia con l’istinto.
Il titolo della raccolta “Verticalità” invita a guardare oltre il
cielo. Cosa rappresenta per te il cielo o meglio l’universo?
Il cielo è il simbolo dell’universo, come la terra d’altronde.
“Guardare oltre il cielo”, quindi, significa non perdere mai di vista la nostra
condizione terrena perché mai s’abbia a dimenticare il nostro essere celesti.
La natura è al centro di questa raccolta per parlare delle
emozioni e della verità su questa vita che apre a qualcos’altro. La natura è
vista come punto di partenza per trovare la coincidenza tra il principio e la
fine entro l’assenza di tempo. E’ così?
Sì, è così. Il tempo non esiste: c’è una sua misurazione,
arbitraria e di comodo. Ad ogni principio segue una fine, e ad ogni fine un
principio; e così via, all’infinito. Qui il discorso si fa lungo ma mi domando
quale altra idea d’eternità sia plausibile se non questa. La natura ce lo
insegna quotidianamente; è il nostro volerci emancipare dalle sue leggi che ci
confonde e ci svia.
Sempre restando ancora su questa raccolta “Verticalità” la parola
“Sole” è scritta con la “S” maiuscola. Come mai questa scelta?
È presto detto: scrivo Sole con la maiuscola come, con la
maiuscola, si scrive Dio. No, non sono un panteista ma un pagano sì, in un
certo senso mi sento un protocristiano.
Pensi che l’armonia dell’universo rappresenti l’armonia di Dio che
è energia?
L’armonia universale altro non è - per me - che la manifestazione
di Dio. Parlare di energia, quando si affronta il discorso teologico vuol dire
non nominarlo invano e, dunque, rendere a Lui giustizia e a noi consapevolezza
del divino che ci abita.
Se siamo anche noi parte di questa energia allora ritieni che
l’individuo possa aver vissuto tante vite precedenti di cui non ha coscienza e
che ne vivrà delle altre?
Sul nostro essere parte dell’energia mi sono affermativamente
espresso nella precedente domanda. Così come sull’eternità dell’esistenza. Sono
fermamente convinto che lo spirito s’incarni in altre vite: solo in questo modo
può portare a compimento il suo programma universale, del quale non possiamo e
non dobbiamo avere coscienza (lo spirito non opera sul piano razionale).
Sandro Angelucci, tu oltre che un poeta affermato e di successo,
sei anche uno stimato critico letterario con diversi saggi all’attivo. Con il
saggio dedicato al grande Gianni Rescigno hai saputo restituire il suo universo
di uomo e poeta. Cosa ti ha particolarmente colpito della sua lirica tra
contenuti e stile?
Questa è una domanda che non può essere evasa in poche battute. Il
mio saggio su Gianni Rescigno ha avuto una genesi tutta sua: nasce, lo stesso,
da una lunga frequentazione, da un rapporto non solo letterario ma di autentica
e profonda amicizia. Feci appena in tempo a scriverlo - e lui a leggerlo -
perché qualche mese dopo ci lasciò. Sinteticamente posso affermare che la
lirica di Gianni era, ed è, una delle più alte espressioni della Poesia del
Novecento e - riprendendo il concetto espresso in chiusa del mio lavoro - che
questa scrittura (fusione di stile e contenuto) ha un merito raro e straordinario:
quello di aver raccolto, nella stagione terrena della vendemmia, il succo,
l’umore, l’essenza vera dell’acino della parola. Così, nella vigna della vita,
inizia il nostro cammino nel tempo. “Così - canta Rescigno - incomincia
l’eternità” (da Nessuno può restare, p. 95).
Rescigno ha dimostrato molta ammirazione nei tuoi confronti. Come
vi siete conosciuti?
La nostra conoscenza è storia di altri tempi, nel senso che
c’incontrammo prima per via epistolare: gli scrissi io dopo aver letto una sua
lirica (che mi tolse il fiato) su una rivista letteraria. Da quel momento
centinaia furono le lettere che ci scambiammo fino al giorno in cui ci trovammo
personalmente in occasione di una premiazione. Quando ci vedemmo - non lo
dimenticherò mai - (e ti fornisco un’esclusiva Silvana: non l’ho mai rivelato
pubblicamente) mi disse: “Sandro, io ho puntato su di te”.
Cosa vi ha unito e continua ad unirvi sul piano umano oltre alla
profonda sensibilità?
Hai detto bene: continua ad unirci. Gianni mi ha insegnato molto, soprattutto
(e non perché non l’abbia fatto anche sul piano letterario) sotto il profilo
umano. E’ questione di affinità elettive, di visioni della vita e del mondo
basate sull’assoluta mancanza d’ipocrisia. Eravamo - e siamo - come fratelli:
lui, il maggiore, prodigo d’affetto verso il minore.
Hai scritto la postfazione al saggio filosofico “Ribaltamenti” di
Franco Campegiani. Del testo del famoso filosofo, scrittore e critico d’arte
cosa ti ha maggiormente colpito riguardo la sua riflessione sulla possibilità
di guardare da un’altra prospettiva l’esistenza riconsiderando il valore del
nostro passato e dei miti?
Vale il discorso fatto per Rescigno: non posso essere esaustivo in
questo contesto, tanto più quando ad essere considerata è una materia vastissima
come quella della riflessione di Franco. Sono onorato e fiero di aver prodotto
la postfazione a Ribaltamenti: un testo filosofico che prende le
mosse - ed è prosecuzione - di una speculazione iniziata con La teoria
autocentrica. Dirò che la visione del mondo di Campegiani si basa
sull’armonia dei contrari: una weltanshauung che mi accomuna al suo pensiero,
che sarebbe un errore considerare una mera aspirazione di ritorno a tempi
primordiali. Per Franco - come per me (posso assicurarlo) - il mito è sempre presente,
e con esso la capacità mitopoietica.
Sei in giuria a diversi premi letterari nazionali e internazionali
tra cui il famoso Premio internazionale “Voci Città di Roma” di cui è
presidente Roberto Mestrone. Quale il tuo criterio di valutazione dei testi? Ti
fai trascinare dalle emozioni dei versi e dalla profondità del contenuto, o
guardi di più l’aspetto stilistico e formale dell’opera se si tratta di poesia?
Essere giurato è onore ed onere; ti gratifica e ti procura
“nemici”. Seguo un solo, semplicissimo criterio: ascolto ciò che i versi (non
giudico la narrativa) mi comunicano; e questa trasmissione avviene se stile,
forma e contenuto sono amalgamati e inseparabili tra loro.
Quale ruolo pensi abbia oggi la poesia?
Ah, senza la benché minima perplessità, ritengo che il ruolo della
poesia sia quello di sempre, quello che le spetta da quando l’uomo è comparso
sulla Terra. Molti si affannano a sostenere che la poesia è morta: io dico -
con Giuseppe Conte - che il giorno in cui finirà la poesia, quel giorno, anche
l’essere umano non sarà più quello che conosciamo.
Hai qualcosa in preparazione al momento?
Ho diverso materiale poetico inedito ma devo decidermi a
rivisitarlo, selezionarlo, trovare testi che rispondano a criteri sillogistici,
come sono abituato a fare. Non mi piace raccogliere e basta, a costo di
pubblicare più a lungo.
SILVANA LAZZARINO
Ho incontrato Sandro Angelucci una sola volta e in quella occasione, la ricordo come se fossi ieri, mi diede l’impressione di una persona dalle poche parole, dalle parole ponderate ma con l’animo predisposto ad ascoltare le parole degli altri; e io parlavo tanto, lo ricordo bene; la poesia mi fa questo effetto, rendendomi il bambino che non sono mai stato, e che non sono nella vita di ogni giorno, soprattutto professionale.
RispondiEliminaRicordo che mi regalò una copia del suo libro “Verticalità” con dedica: “a Emanuele, felice di averlo conosciuto, con simpatia e stima”. Non posso certo permettermi di esprimere pareri sulla persona e sull’innegabile cultura di Angelucci. Mi permetto di esprimere un’opinione solo sul poeta, avendolo letto e varie volte meditato nel suo libro.
Non credo di essermi sbagliato sulla percezione empatica avuta, in quell’unico incontro col Poeta: un uomo che usa la poesia come strumento di “Ribellione” pacifica, poiché “ha odore di fieno/non mi prende alla gola/non mi spinge a tossire/ a sputare veleni”. Un poeta che ha poca necessità di parole, di un luogo e di un tempo; ma ha la necessità di ritrovare qualcosa, o Qualcuno, non lontano da se stesso, almeno non fuori, nel “qui (e nel ) lassù” “dove la neve copre le distese”, nel desiderio di un abbraccio, nel silenzio di parole. Non voglio scrivere nient’altro, voglio semplicemente dire grazie a Sandro Angelucci per il dono ricevuto, per il piacere donatomi di poterlo leggere, scoprendo in lui l’uomo di grande cultura, ma soprattutto di grande profondità d’anima: elemento più importante di cui la Poesia, quella vera, a mio modesto parere, non può privarsi. E quando c’è l’anima, l’eleganza della forma e dello stile sono simbiotici elementi naturali. La sua poesia ne è intrisa. Emanuele Aloisi.
Silvana Lazzarino conferma ampiamente in questa intervista le doti di brillante e incisiva giornalista che conosciamo, unite a quella sensibilità letteraria che la rende squisita poetessa ed acuta osservatrice del panorama letterario. In questa intervista manifesta ancora una volta la sua perspicacia investigativa, inducendo con domande stringenti il nostro Sandro Angelucci a scavare dentro il proprio istinto poetico e facendone affiorare le ragioni profonde della scrittura. Ne emerge la personalità di uno spirito creativo legato a fil doppio al creato, alla saggezza che sprofonda nel mistero e viene ai viventi - ad ogni singolo vivente - dalla stessa creazione universale. Non aggiungo altro, anche se un trattato (forse più trattati) non sarebbe sufficiente per potermi esprimere in maniera adeguata.
RispondiEliminaFranco Campegiani
Non posso esimermi dall'esprimere la mia grande ammirazione per Silvana, che, come afferma Franco, in questa intervista coglie gli aspetti salienti dell'Uomo, Poeta e Saggista Sandro Angelucci, del quale mi onoro di essere amica. Conosco molto bene le sue opere e concordo su ogni risposta alla splendida intervista, non per piaggeria, ma per intima, profonda affinità elettiva. "Verticalità" è un'Opera che tutti dovrebbero leggere, un'aspirazione all'alto, intesa nel senso più puro, senza speculazioni mistiche. Nel suo rispetto per la natura, sempre madre -benigna, Sandro ricorda i poeti della nostra letteratura che asserisce di prediligere. Per me, molto più che per lui, è arduo inoltrarmi nei territori dell'immenso Poeta Gianni Rescigno e in quello dell'opera filosofica dell'amico Franco "Ribaltamenti". Eppure ero accanto a Sandro quando onorammo le liriche del Poeta scomparso e seguo la teoria filosofica di Franco da anni. So di dover prendere le misure di me stessa di fronte alle vere altezze. E qui ci troviamo al cospetto di Poeti e Filosofi che lasceranno le loro impronte, come le ha lasciate il compianto Gianni Rescigno. Ringrazio di cuore Silvana, e abbraccio lei, Sandro, Franco, Emanuele, per il suo pertinente intervento e il carissimo Nazario, custode di simili perle. Con infinita ammirazione
RispondiEliminaMaria Rizzi
Caro Sandro, una bella intervista condotta sapientemente dalla giornalista Lazzarino che ha saputo estrarre con domande acumunate ed incisive l'artista, il poeta e lo scrittore che sei. A pari tempo, con le risposte date hai palesato la Tua personalità di persona colta e modesta, umana ed intellettuale ove l'apparire non trova spazio nel Tuo animo che resta sempre ancorato a qualla modestia che Ti contraddistingue. Questo ha rilevato quel Tuo amico siculo che ad ogni pie sospinto ha il piacere di dialogare telefonic amente con Te. Pasqualino Cinnirella
RispondiEliminaAggiungo ai complimenti di chi mi ha preceduto, i miei, a Silvana Lazzarino per essere riuscita, attraverso le sue attente domande a far emergere la ricchezza interiore e la grandezza poetica di Sandro Angelucci.
RispondiEliminaHo amato profondamente la poesia di Sandro fin dalla prima lettura perché colpita dalla perfetta pulizia della forma e dalla grande forza dei contenuti. A distanza d’anni e dopo aver letto tutto ciò che ha finora scritto, continuo a stimarlo per la sua fedeltà e la sua dedizione totale alla poesia tanto da averne fatto una ragione e una scelta di vita.
La sua poesia, un dono, che tuttavia ha bisogno di continue rinascite per potersi espletare, così come si perpetua in lui il bisogno di “Verticalità” nel dialogo sempre aperto con l’anima. Una spinta a ricercare sempre e soltanto l’armonia imparata dalla natura- madre e dalle sue voci.
La poesia continuerà a vivere finché ci saranno poeti autentici che come Sandro sapranno scrivere Sole con la lettera maiuscola, amandolo come amano le stelle.
Annalisa Rodeghiero
Desidero ringraziare uno ad uno chi ha voluto commentare l'intervista che Silvana Lazzarino mi ha fatto l'onore di rivolgermi con viva acutezza e grande professionalità.
RispondiEliminaEmanuele Aloisi per aver detto che sono "un uomo ( di grande profondità d’anima) che usa la poesia come strumento di “Ribellione” pacifica";
Franco Campegiani per il suo sostenere che sono " legato a fil doppio al creato, alla saggezza che sprofonda nel mistero e viene ai viventi";
Maria Rizzi per il ritenere elettivamente che "Verticalità" è un'Opera che tutti dovrebbero leggere, un'aspirazione all'alto, intesa nel senso più puro, senza speculazioni mistiche";
Pasqualino Cinnirella per considerarmi " persona colta e modesta, umana ed intellettuale ove l'apparire non trova spazio";
Annalisa Rodeghiero che - davvero - fin dalla prima lettura ha amato la mia poesia, per aver asserito che la mia fedeltà alla stessa è totale,"tanto da averne fatto una ragione e una scelta di vita".
Vorrei dirvi tanto di più ma non è questa la sede (l'ho fatto e lo farò in privato).
Per ora: grazie Amici Carissimi dal profondo dell'anima.
Sandro Angelucci