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Marco Dei ferrari, collaboratore di Lèucade |
Un
quadro reale e surreale partorito da un
pennello che gioca coi colori e le ombre “su
spallette di un Arno assetato...”; il fiume si fa personaggio vivente
come si fanno tali il Duomo e la Torre in questa pittura di audace
rappresentazione. Il poeta crea, inventa, ci mette del suo, dà nerbo alle
parole, dà voce ai sentimenti affidandosi alla creatività, alla realtà, alla
sorpresa; ai sentori di sudori impudori
su viuzze orfane d’ombra; ad un colore pigroso per viandanti che imperterriti
donano sguardi impavidi per album di riposate memorie. E Pisa trionfa con il
suo bagaglio di miracolose tarsie tra raggi sparati da Febo su sofferti silenzi di torridi fantasmi... Tutto
sembra soffrire, tutto appare faticoso fra il torrido agosto di una fonte
negata dal mare...; fra rumori in affanno; fra cuori ansimanti in cerca di
spifferi di vento. Comunque è Pisa oracolo afoso di cenacoli illustri...
N. Pardini
ATTIMI PISANI
D'AGOSTO
Torsioni
di fuochi
su
spallette di un Arno assetato...
rintanano
zanzare muri incolori
gemendo
arsure...
sudori
impudori tra piazze e viuzze
orfane
d'ombra che Duomo
miracola
con Torre pigrosa di Sole
riarso
miraggio di viandanti audaci...
rumori
in affanno come cuori ansimanti
bramano
spifferi di vento
cigolando
rottami...
Pisa
smemoria in sofferti silenzi
di
torridi fantasmi...
Pisa
deserta cercando una fonte negata dal mare...
Pisa
oracolo afoso
di
cenacoli illustri...
attimo
anonimo
un
giorno qualunque
di un
agosto rovente...
Marco
dei Ferrari
Sotto il profilo comunicativo leggo in questa poesia un'estrema tensione linguistica che, attraverso accostamenti e opposizioni di natura analogica, ci offre un dettato poetico fervido e vibrante, connotato da un'essenzialità scabra, ardita ("rintanano", usato in forma attiva; "sudori impudori", "miracola", "smemoria"), a volte folgorante. A me pare che l'aspirazione più evidente di Marco dei Ferrari sia la creazione di un linguaggio poetico spiccatamente sintetico e rastremato, rispondente alle proprie esigenze di dire e perciò anche audace, tale comunque da racchiudere nello spazio di nemmeno venti versi un nugolo di sensazioni suggeritegli da una Pisa agostana, talmente assolata che anche i muri incolori, ricetto di zanzare, lamentano l'arsura .
RispondiEliminaPasquale Balestriere
"Attimi pisani di Agosto" è un quadro di notevoli suggestioni, evocate da un'abilità pittorica e impressiva tipica della poesia di Marco dei Ferrari.
RispondiEliminaFumiganti accensioni contro l'assalto delle zanzare, sulle spallette dell'Arno, rappresentano già un'immagine inquietante che la calura estiva di un "Agosto rovente" accentua nei versi che seguono.
Piazze e viuzze assolate, percorse da turisti affannati verso la "Torre pigrosa di sole", nel ricordo di altro tempo, quando Pisa era luogo ambito da personaggi illustri..
Tutto appena accennato in un verseggiare di lessico scabro eppure di grande musicalità..e tutto concluso, quasi in un rassegnato sospiro di amarezza, per l'anonimità di una afosa giornata qualunque.
Edda Conte.
Un grazie particolare per il professor Balestriere e per la Prof. Edda Conte.
RispondiEliminaLa profondità delle loro analisi contribuisce a stimolare ulteriormente la mia ricerca di sensazioni affidate al reticolo degli orizzonti che le parole quotidianamente raccolgono e amplificano.
Torna il miglior dei Ferrari con questa poesia: usando
RispondiEliminail linguaggio con la sua personale audacia, con efficacia indiscussa rende sensazioni, odori, visioni vaste e insieme particolari riposti. Paolo Stefanini
In questa atmosfera di afa e di calura dove la parola è caustica e rarefatta,anche il poeta sente l'affanno del suo cuore.Non i cocci aguzzi di bottiglia su muri insormontabili ma le da dare che pungono in una sorta d'incontro e scontri con i malesseri esistenziali cui l'intellettuale non potrà mai sottrarsi.
RispondiEliminaPisa tuttavia resta un gioiello,un oracolo di cenacolo illustri che nessun disagio potrà mai negare.
Marco dei Ferrari da un quadro profondamente impressionista dei sospiri da Nico,Ari di u a città che si fa essere senziente, non il donna in un giorno qualunque e rovente.
Un particolare sentimento di gratitudine per il Pro. Nazario Pardini. Nella sua introduzione ha cesellato con incomparabile maestria i vari momenti della mia visione agostana-pisana inserendoli in un ambito di estensioni verticali-orizzontali singolarmente profonde. Pardini qui coglie l'ispirazione nella continuità di percorsi imponderabili e fascinosi al di là di qualsiasi limite esplorativo-letterario.
RispondiEliminaLirica pregna di contenuto filosofico il cui linguaggio è affidato al pensiero delle immagini. Parole che mi richiamano alla memoria le pennellate dell’artista catalano Salvador Dalì: un orologio fuso su un ramo di ulivo, come “la Torre pigrosa di sole/riarso miraggio di viandanti audaci”. Tutto è arso nella calura di agosto, e di un “qualunque” giorno, attimo anonimo, dove l’umanità diventa oggetto, e viceversa: gemono i muri incolori e le piazze e le viuzze sono orfane d’ombra, il Duomo miracola, e Pisa “smemoria”. Sembra un sepolcro di memoria, per chi non coglie, nel rumore delle parole, della assonanze consonantiche, “gli spifferi di vento” che cigolano rottami.
RispondiEliminaCome nella tela di Dalì, le parole, e nonostante la fusione, l’indignazione a una modernità liquida (in pieno accordo alla filosofia di Bauman) permettono di conservarla- la memoria- di fare in modo che “persista”nell’ “oracolo afoso di cenacoli illustri”, come un formaggio Camembert, protetto dal metallo della storia, o da un passato che non muore, mentre il moderno inaridisce. Emanuele Aloisi.
Una poesia che ti si attacca addosso come una maglietta sudata, e ti fa entrare in affanno, a contare i respiri in attesa di un soffio d'aria. Agosto tremendo, anche sui Lungarni, vicino all'acqua, estate di corpi stranieri che si offrono in pasto alle zanzare. Come sempre i versi di Marco li sento sulla pelle, quando urla rabbia contro l'ignoranza e oggi nel boccheggiare dei turisti sudati e nelle nicchie polverose di storia e di caldo.
RispondiEliminaUn grande incantatore.
Isabella
Pisa: una città che si offre al visitatore e a chi la abita, con le sue meraviglie e suggestioni: “una città metafisica” per dirla con Antonio Tabucchi. E così appare, in questa bella lirica di Marco dei Ferrari, come nata da un sogno d’estate. Ma non è il sogno shakespeariano: piuttosto un incubo, forse, una visione densa di richiami al passato che ormai non sono altro che fantasmi, in questa “feria d’agosto” afosa e riarsa, perfetto cenacolo di sopite memorie. Il Poeta ritrae un attimo anonimo, qualunque, ma quanta densità in questa istantanea che diventa un’epifania dello spirito della città e dei suoi abitanti!
RispondiEliminaOgni stagione ci offre impressioni ed emozioni diverse, che si affiancano a quel complesso di sensazioni fisiche, fonte a loro volta di nuovi stati d’animo, in una reciproca interazione con il clima e l’ambiente. La calura e l’afa, che caratterizzano le estati di chi rimane in città e di chi viene a visitarla, diventano per l’ineffabile poeta Marco dei Ferrari una preziosa occasione per trasporre in versi le immote atmosfere agostane, facendone quasi una metafora della vita. Con il caldo la città ansima, affannata, agognando “spifferi di vento/cigolando rottami...”: un bellissimo inferno, dove l’immobilità regna sovrana evocando “torridi fantasmi”. Pisa, per il poeta, diventa un “oracolo afoso/ di cenacoli illustri...”. E sembra di udirlo, il cuore ansimante della città che si fa sentire attraverso “rumori in affanno”. Anche i grandi monumenti di Piazza del Duomo, nel loro biancore, risplendono al sole, ma non riescono a regalare neanche pochi centimetri d’ombra ai “viandanti audaci” che si avventurano sul prato dei Miracoli.
RispondiEliminaCosì il lettore si trova immerso nella canicola.
Ci sembra davvero di sudare mentre attraversiamo “piazze e viuzze”, tanta è la forza evocatrice che scaturisce dai versi del poeta. Ancora una volta Marco dei Ferrari ci affascina mediante efficaci ed eloquenti immagini, affiancate da incisivi neologismi, riuscendo a trasferire sulla carta il sapore di quelle piccole grandi sensazioni che punteggiano le nostre giornate. Maria Fantacci
Devo ringraziare tutti gli intervenuti nel dibattito poetico per l'analisi acuta e molto profonda riscontrata nei differenti contesti. A tali riflessioni verticali-orizzontali devo molto e sempre di più per compattarmi una dimensione difficile e sfuggente alla quotidianità del narrato-lirico
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