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venerdì 30 novembre 2018

VALERIA SEROFILLI: LETTURA DI "ALICE E ALTRE STORIE" DI GABRIELLA LA ROVERE



Nota di lettura di Valeria Serofilli al volume Alice e altre storie (Augh edizioni, 2018) di Gabriella La Rovere


 “Il mondo è pieno di cose ovvie che nessuno si prende mai la cura di osservare”. Il libro di Gabriella La Rovere si apre con questa citazione tratta da Arthur Conan Doyle. Ed è anche per noi lettori un indizio, una traccia. Ci dice innanzitutto che l’autrice nutre la sua narrativa di una curiosità attenta ai dettagli e alle sfumature. Ci dice che questo libro si basa sull’osservazione di gesti e oggetti che in realtà parlano di persone, di donne e di uomini. E, ultimo ma non ultimo, ci invita a diffidare del banale, ad andare oltre le cose ovvie.
Il volume ha come titolo un nome di persona che però è legato ad una storia, anzi a più storie, ad un insieme di storie. Alice è una delle storie qui narrate, ma è anche e soprattutto una persona, una delle tante di cui questo libro parla e ci parla. Osservando le cose non ovvie, i dettagli, i particolari, si incontrano persone come Alice e si guarda il mondo con i suoi occhi. L’intento alla fine è capire il mondo di Alice e soprattutto confrontarlo con il nostro.
Il libro inizia in modo diretto, senza preamboli, senza prepararci a quello che sarà il ritmo e l’approccio. Il primo racconto che si incontra è “A memoria d’uomo”. I titoli di questo libro sono sempre brevi, secchi. Non forniscono informazioni aggiuntive. L’autrice vuole che il lettore parta da zero, come lei, e scopra tutto passo dopo passo. Si parte con una descrizione diretta di azioni precise, gesti concreti, quotidiani e la parte psicologica emerge dai gesti stessi. L’autrice interviene il meno possibile nei suoi racconti. Preferisce che siano le azioni e i dialoghi a parlare. Anche se il tono e il sapore di ciascuna storia spesso vengono sintetizzati in una frase, un tocco, un’osservazione finale, non di rado agrodolce.
Nel racconto “I fiori che non colsi” alcuni echi classici sono volutamente compensati da dialoghi credibili, verosimili, del tutto realistici. L’autrice vuole offrirci un ritratto attendibile della vita, anche nei suoi aspetti più strampalati, là dove la perfezione romantica è solo un’astrazione.
Pef quanto riguarda invece il racconto “Il custode del tempo”, ricorda alcuni spunti pirandelliani in quanto il protagonista, Loris, “carica otto orologi da polso che conserva gelosamente all’interno di una scatola di latta”. Questa stranezza, questa peculiarità del personaggio è un’occasione per riflettere su cose di assoluto rilievo, forse sull’originalità di ciascuno di noi. Sul fatto che ognuno ha sue manie e passioni specifiche. Ma anche sul tempo, sugli ingranaggi che lo regolano e ci regolano. Il racconto è anche una specie di specchio della narrativa, del raccontare storie: nel meccanismo in apparenza invariabile subentra ad un certo momento un granello, qualcosa che cambia il tempo e muta il ritmo dell’ingranaggio.
All’inizio del racconto che dà il nome alla raccolta, “Alice”, c’è forse quella che può essere considerata la frase chiave: “ogni vita è una storia”. L’impressione è che l’autrice tragga spunti anche dalla sua esperienza biografica per rendere i suoi racconti più dettagliati e ricchi di particolari. Spesso utilizza la prima persona per dare maggiore senso di autenticità e per creare immedesimazione tra sé e i personaggi e per trasmettere un senso di immediatezza. Per quanto riguarda il linguaggio la scelta dei vocaboli è attenta e la cadenza è accurata. Però quando è necessario o è utile alla narrazione l’autrice usa anche parole dirette, senza particolari censure, sempre per contribuire a quel senso di realismo (vedi ad esempio pagina 25, ma l’intero libro contieni diversi di questi passaggi).
Molto significativo è il punto chiave del racconto “Alice”, là dove la protagonista rivela: “mi hanno ricoverata perché trascrivevo Alice nel Paese delle Meraviglie su un quaderno. Si tratta di uno dei tanti punti in questo libro in cui si mostra che il confine tra la cosiddetta normalità e la condizione di diversità è sfumato, indefinito. E non di rado le cose andrebbero viste da una prospettiva diversa, ribaltata. Inoltre, forse, si tratta anche di una specie di metafora dell’attività della scrittura, questo riportare una realtà che è basata sulla fantasia, e viceversa.
Il libro è anche una riflessione sul rapporto tra vita e letteratura (scrittura) e sul legame tra fantasia, poesia in senso ampio e realtà. Qualcosa che vada oltre il banale. A pagina 33 c’è una riflessione di rilievo. Là dove la protagonista rivela: “Si sono scordati di me, di come mi chiamo, di cosa penso, di quello che provo”. Anche in questo caso ci sono echi pirandelliani, in particolare viene in mente Il Fu Mattia Pascal. Ma soprattutto anche qui il nodo verte sul fatto che l’identità è legata al rapporto con gli altri, al modo in cui veniamo visti e considerati. Questo è anche un libro sulla diversità e sul diritto ad essa. Il tutto è espresso senza che mai l’espressione sia patetica, grazie a diversi gradi di ironia. Spesso il finale dei racconti contiene una frase secca che racchiude il senso di tutta la storia narrata o ribalta tutto. Ad esempio a pagina 67 il racconto “Dignità” si chiude con “Noi siamo comunque felici”. E l’impressione è che la frase sia allo stesso tempo vera ma che sia anche il contrario.
I racconti di "Alice ed altre storie" sono lineari ma anche complessi: come la vita racchiudono un significato ma anche il contrario di quello che appare. Gabriella La Rovere in questo libro si fa riflettere sul rapporto ambivalente tra il vero e la fantasia, tra la normalità e la pazzia, tra il bene e il male. 
Un libro, questo di Gabriella La Rovere,  che richiede al lettore attenzione e partecipazione per entrare in un mondo di fantasia che è specchio di quello reale e di tutte le sue ambivalenze e contraddizioni.
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Valeria Serofilli

Caffè dell’Ussero di Pisa, 30 Novembre 2018


VALERIA SEROFILLI: "COMUNICATO, PROGRAMMI E IMMAGINI"



Valeria Serofilli, critico letterario,
scrittrice

Alternandosi tra poesia, narrativa, critica e saggistica, proseguono gli incontri letterari del nutrito Calendario di Astrolabiocultura  nella persona della Presidente fondatrice Valeria Serofilli al Caffè storico dell'Ussero di Pisa, in Palazzo Agostini di Lungarno Pacinotti.Il 30 p.v alle ore 18:00 presso lo storico caffè, nell'ambito dell'iniziativa "Autori allo specchio", verranno ospitati gli autori Gabriella La Rovere con il volume "Alice e altre storie" (racconti, Augh editore 2018) e Annalisa Ciampalini con il volume "Le distrazioni del viaggio"(poesia, Samuele editore 2018) con i diversi relatori quali la stessa Valeria Serofilli e lo scrittore e critico Ivano Mugnaini. Letture dell'attore Rodolfo Baglioni. Gli interessati sono gentilmente invitati al drink letterario.
Nell'ambito dell' iniziativa dell'Ussero del 30 p.v. il Leo Club Pisa  nella persona del presidente Daniele Palomba, (figlio della socia Lions  Valeria Serofilli) per il Tema Operativo Nazionale del LeoClub School4U, il cui obiettivo è operare una raccolta fondi che permetta di acquistare materiali didattici, tecnologici e sportivi per le scuole italiane, promuove la vendita dei pandoleo il cui ricavato sarà devoluto nell'acquisto di kit d'istruzione per la scuola primaria.

Lettera aperta di Valeria Serofilli su "Le distrazioni del viaggio" (Samuele Editore 2018) di Annalisa Ciampalini.
Il mio intervento in questo contesto si basa sulle mie impressioni di lettura, aggiungendo alcune considerazioni su un testo tra i tanti della raccolta che mi ha particolarmente colpita per le sue specificità. Si tratta della poesia di pag. 42 tratta dalla sezione “Il posto intorno a noi” in cui l’Autrice descrive il personaggio femminile dalle mani forti che potrebbe essere una metafora della terra stessa o della vita. 
Per analogia e per contrasto questa immagine può infatti ricordare alcuni miei componimenti in cui gli elementi della natura diventano quasi correlativi oggettivi di stati d’animo. (Si vedano a riguardo i testi Arsura dall’opera prima Acini d’anima e Tragitto, inedita).
Posso rilevare che pur nella differenza dello stile, le tematiche sono care anche alla sottoscritta ed è bello vedere come uno stesso tema possa essere trattato in modo diverso a seconda dell’attitudine di ciascuno di vivere e di osservare i luoghi e le situazioni, anche se poi gli elementi essenziali della poesia sono identici e rappresentano le domande più significative della riflessione sul senso della vita e del rapporto tra realtà e sogno, come si evince dal distico della poesia che cito testualmente:
 “(…) Le finestre al mattino / ci guardano
sognano il viaggio che faremo”.
Anche in questo caso vediamo come il sogno venga affidato agli oggetti che diventano personificazioni, quasi estensioni dell’occhio che lo osserva, come un sogno nel sogno, offrendo lo spunto essenziale su uno dei topoi sia della poesia che di tutte le arti che riflettono sul rapporto tra sogno e realtà, dalle arti visive alla filosofia.
Una parola poetica dunque, inserita in un contesto onirico,in una compenetrazione tra sfera razionale e gioco creativo che supera il tradizionale interferire di ragione e sentimento.
Per concludere in questa poesia specifica come nell’intera raccolta qui oggi presentata, Annalisa Ciampalini tratta questo tema ed altri di notevolissimo rilievo, in modo personale e coerente con la sua biografia e con il suo modo d’intendere e di vivere la poesia, vale a dire capace di esporre la sintesi e l’essenza di osservazioni e concetti di particolare rilievo. Un volume questo di Annalisa, di cui è vivamente consigliata la lettura.
Valeria Serofilli
Caffè dell’Ussero di Pisa, 30 novembre




Palazzo Agostini









PREMIO LETTERARIO CITTA' DI PONTREMOLI


Per eventuali informazioni rivolgersi al “Centro Culturale Il Porticciolo” • Via del Canaletto 146 • 19126 La Spezia Tel. 0187 512288 • 339 3326622 egreteria@ilporticciolocultura.it - rinagambini@alice.it - rinagambinisp@gmail.com
Centro Culturale Il Porticciolo
Associazione Manfredo Giuliani CENTRO LUNIGIANESE STUDI DANTESCHI

Sezione Poesia Edita: si partecipa inviando un volume di poesia edito negli ultimi 10 anni, in tre copie, di cui una con nome, cognome, indirizzo, recapito telefonico ed eventuale e-mail.

Sezione Poesia Inedita: si partecipa inviando max 5 poesie inedite, in quattro copie, di cui una con nome, cognome, indirizzo, recapito telefonico
ed eventuale e-mail.

Sezione Narrativa Edita: si partecipa inviando un volume di narrativa (romanzo, saggio, raccolta di racconti, narrativa per ragazzi) edito negli ultimi 10 anni, in tre copie, di cui una con nome, cognome, indirizzo, recapito telefonico ed eventuale e-mail.

Sezione Narrativa Inedita: si partecipa inviando un testo inedito (romanzo, saggio, racconto, narrativa per ragazzi), in quattro copie, di cui una con nome, cognome, indirizzo, recapito telefonico ed eventuale e-mail.
Scelti tra i partecipanti alle singole sezioni, verranno assegnati:
Trofeo Città del Libro - Pontremoli:
verrà premiata una poesia e/o un racconto di un giovane di età inferiore a anni 18. Sono escluse le opere di intere classi scolastiche.

Trofeo Il Porticciolo: riservato alle opere di saggistica edite e inedite

Trofeo Manfredo Giuliani: per l’opera, edita o inedita, riguardante il territorio e/o la storia di Lunigiana.

Trofeo Centro Lunigianese Studi Danteschi: per un’opera dedicata alla
Pace Universale.

Trofeo Pegasus Cattolica: verrà premiato l’autore di un romanzo di particolare originalità.

Trofeo Amici del Lerici Pea: per un’opera dedicata alla Poesia Dialettale.

Trofeo IPlaC: verrà premiato un poeta distintosi durante l’anno.

Trofeo Alliance Francaise: riservato a opere di argomento e/o lingua francese.

Regolamento
1- La partecipazione al Concorso comporta l’accettazione di tutte le norme contenute nel bando.

2- Le opere inviate per la partecipazione non verranno restituite.

3- L’organizzazione non è responsabile di eventuali inadempienze, né danneggiamenti postali.

4- Il giudizio della Giuria non può essere contestato in alcun modo, ed è pertanto insindacabile e inappellabile.

5- Possono partecipare al Concorso i cittadini di tutti i paesi europei con testi in lingua italiana, in dialetto o in lingua straniera, purché corredati da traduzione.

6- Le opere partecipanti dovranno pervenire a Concorso Città di Pontremoli – Centro Culturale Il Porticciolo – Via del Canaletto, 146 – 19126 La Spezia entro e non oltre il 10 febbraio 2019.
Chi volesse assicurazioni sul regolare ricevimento del materiale in concorso può inviare mail a rinagambini@alice.it o a segreteria@ilporticciolocultura.it: gli verrà risposto al più presto.

7- La Tassa di lettura di € 20 per ogni sezione di partecipazione dovrà pervenire unitamente alle opere tramite assegno bancario o vaglia postale, intestati al Centro Culturale Il Porticciolo, oppure tramite bonifico al cod. IBAN IT16J0617510700000003403980 (inserire nelle opere ricevuta di versamento). I soci del Porticciolo potranno usufruire di uno sconto (€ 15 per sezione) purché in regola con la quota annuale.

8- I premiati riceveranno comunicazione del premio conseguito e programma dell’evento relativo alla premiazione. Il verbale di giuria verrà pubblicato sul sito www.ilporticciolocultura.it e sulla pagina facebook: “Centro Culturale Il Porticciolo” insieme al programma.

9- Tutti i premi devono essere ritirati personalmente o per delega. Vengono
escluse dalla consegna per delega le opere d’arte che devono essere ritirate di persona. Non verranno effettuate spedizioni.

10- Ai sensi della legge n° 675/96, gli indirizzi dei partecipanti saranno usati esclusivamente per il concorso in atto e altre attività culturali.

11- L’organizzazione si riserva eventuali variazioni ai premi.

Giuria
Per l’edizione 2019 la Giuria è così composta:

Presidente Onorario:
Lucia Baracchini
Sindaco di Pontremoli
Comitato d’Onore:
Giuseppe Benelli
Maurizio Caporuscio
Germano Cavalli
Mauro Lubatti
Giancarlo Perazzini
Roberto Sarra
Andrea Toscano

Organizzatrice e responsabile con diritto di voto:
Rina Gambini
Segretaria del premio con diritto di voto:
Claudia Astori
Presidente della Giuria:
Roberto Camerini
Membri di Giuria:
Giampaolo Chiappini
Egidio Di Spigna
Daniela Farina
Monica Garruzzo
Anna Gemmi D’Este
M. Cristina Sabatini
Annalisa Tacoli

Premi
Primo, Secondo e Terzo Premio per tutte le sezioni:
Opera d’arte di illustri maestri contemporanei
(scultori – pittori – fotografi) e Targa artistica personalizzata
Trofei: Premi scelti dalle Associazioni
Premi della Critica: Targa artistica
Premi della Giuria:
Pergamene incorniciate
Potranno essere assegnate menzioni d’onore

giovedì 29 novembre 2018

CARMELO CONSOLI LEGGE: "I SALMI DEL SILENZIO" DI ERMELLINO MAZZOLENI









      
 I salmi del silenzi
 di Ermellino Mazzoleni











Carmelo Consoli,
collaboratore di Lèucade

Ermellino nasce come genuino e sacrale cantore delle sue terre, le valli e le contrade bergamasche, le mitiche Ca Quadre, esaminate sia nella loro quotidianità che nella memoria storica, nella rappresentazione arcaica e barbarica delle dimore e dei popoli, fino a farle diventare territorio  mitico, ma nel contempo vi è stata sempre in lui la tendenza a proiezioni cosmiche, a viaggi verso infiniti spazi , incontro alla l'originaria creazione e nel mistero del futuro.
Ma la rara bellezza della poesia di Mazzoleni non potrebbe dirsi tale se non fosse costruita attorno ad un linguaggio sorprendente sia sotto l'aspetto delle sfumature emozionali che sotto quello delle reinvenzioni lessicali.
Una parola dunque la sua al tempo stesso carezzevole, materna, aggressiva, barbarica, risorgiva, di belato, soffio, vagito,  urlo, legata ad una anarchia lessicale  come ad esempio l'utilizzo dei verbi intransitivi al posto dei transitivi, l'aggettivazione dei sostantivi, lo scambio dei predicati, combinazioni ardite e originali di parole lontane, insomma dunque con una sintassi della preposizione e del periodo non sempre ortodossa.
Paradossalmente questa anarchia lessicale sfocia poi in un felice arbitrio e produce un effetto di nobilitazione semantica  con un incremento della carica emozionale dei versi creando un poein  di particolare forza e suggestione.
Ma altre e importanti particolarità vi sono nella poesia di Ermellino come il magico ricorso al numero attraverso il quale egli riesce a contrarre e a dilatare a dismisura il tempo, la sua misteriosa capacità di fondersi in una simbiotica unione con la terra, le acque, la natura  nelle sue infinite manifestazioni.
Infine e non per ultimo la nostra attenzione si pone sul suo atteggiamento verso Dio, un rapporto questo col divino, che nel tempo incentrandosi prima ed esteriormente sul senso scarno e sacrale di manifestazione religiosa della gente delle sue valli  e sulla spettacolarità degli eventi naturali si è intensificato nel tempo accedendo  sul piano personale, intimo  nel travaglio tra comprensione e dubbio, tra adorazione e rifiuto.
Stiamo dunque  parlando di una poesia  che è sempre stata affascinante e misteriosa per la quale  non serve unaratio critica ”” che possa  rigidamente definirla ma in cui occorre piuttosto abbandonarsi in toto al suo peregrinare poetico, quasi sdoppiarsi nella sua misteriosa personalità  e unificarsi al suo procedere magico.
Dunque dopo aver vagato, sognato a lungo  tra le sue amate terre della Valle Imagna e cantato meravigliosamente la sua gente, cito soltanto alcune sue straordinarie opere del periodo: ”Le nuvole e gli dei” , “ Mader”, La contrada della luna gobba”, ma anche dopo aver rappresentato diffusamente la sua amatissima sposa (sua segreta ispirazione, incantamento, inarrestabile sgomento) soprattutto nel bellissimo volume “ Aspettami al quinto punto cardinale” e che  in questa sua ultima fatica letteraria appare in lui come la Beatrice di Dante, luce nella luce e ispiratrice celeste a cui tendere ed infine aver composto stupende e profondissime laudi alle figure sacre e spirituali dei suoi territori come:Il Cristo di Valsecca,Madonna che non ti conoscoeSpusa salveregina del mar)  il nostro Ermellino giunge alla fase matura e sapienziale della sua arte e dà alle stampe I salmi del silenzio; cinque singole  raccolte in realtà poi riunite.
Capolavoro assoluto questo dove il processo poetico diventa un distillato prezioso di versi che impegna il lettore dalla prima all'ultima riga in un esame esaltante della sua parola che adesso diventa del tutto iniziatica, talora ermetica, reinventata e rivisitata alla luce della grandiosità del viaggio che affronterà e quindi di una forza trascinante,  tale da farci catapultare assieme a lui tra inferni e paradisi.
 Il poeta dunque, dalla sua originaria condizione di cantore di un mondo fermo alla meraviglia della creazione, allo stupore dell'infinito e caratterizzato da un candore medioevale intatto e suggestivo( in questo il dialetto bergamasco gioca il suo ruolo fondamentale) dilata sé stesso oltre  i confini del proprio territorio valligiano e si proietta in orizzonti senza confini di tempo e spazio, attraversando la storia umana e l'infinito cosmico tutto, rappresentando in sé l'umana stirpe .
Riesce ad abitare entro e fuori sé stesso ed è contemporaneamente il tutto, il nulla, l'assenza e la presenza della materia e della spiritualità.
Un corpo, il suo, ed un anima che divengono meteore vaganti tra vita e morte, interrogativo in una sfibrante ricerca della propria identità, in un infinito viaggio atemporale che precede il tempo dei tempi e va nell'Oltre cosmico attraversando il dolore e lo stupore dell'esistere.
In fondo egli si pone alla ricerca della perfezione e della immortalità dell'anima che giustifichi l'esistenza umana, sconfinando in dimensioni di surreale fascino, nel mistero dell'oltre vita a contatto con angelici incontri e demoniache apparizioni in una continua presenza- assenza., comprensione- negazione di Dio.
Un salmodiale procedere verso la dimensione finale del silenzio dentro un altissimo respiro spirituale, mostrando con le più alte visoni di trasmutazione poetica lo scontro eterno tra il bene e il male.
E dunque il nostro autore inizia il suo viaggio con la prima raccolta  Quando Dio sognò la rosa accedendo subito ad un contenitore di purezza spirituale con il significato simbolico della “rosa mistica” e con la scena iniziale dell'apostolo Giovanni,  avviando quel cammino mai terminato tra le spire del demonio e il volo angelico nella costante presenza-assenza dei territori terrestri amati.
La morte, come la ricerca della propria sposa, saranno due colonne portanti di questa opera, assumendo significati di rigenerazione esistenziale e luce finale da raggiungere.
Inizia dunque uno scontro epico tra le tentazioni maligne e l'eden dei cieli  in una condizione di navigazione tra lontanissimi passati e lontanissime incursioni in futuribili universi in cui ogni cosa si compirà tra il nulla ed il tutto.
Una discesa- ascesa tra inferno e paradiso e come Dante aspira alla massima conoscenza con la differenza che in lui si apre un conflitto perenne tra la ricerca della bellezza materiale  e la dimensione dell'assenza e del nulla.
Continua il poeta vagando nel suo universo sognante verso il pianeta della luce con la raccolta “ Ospite del blu”e matura la sua dimensione finale  che sarà quella del silenzio, aprendo le sue immagini con il “Cantico della luce”.
Una raccolta con molte partecipate dediche  tra cui quella  alla pittrice Paola De Manicor, alla grande poetessa russa Marina Cvetaeva, all'amico pittore Pietro Verdini.
Nell'ultima sezione di questa raccolta appaiono le sue poesie metafisiche in cui lo slancio verso Dio e gli infiniti, come anche la discesa alla radici della creazione si fanno alti e vibranti come la sua richiesta al divino per una sorta di riabilitazione storica e umana per i tanti eccidi come : Treblinka, Dachau, le madri trucidate da Stalin, il barbaro omicidio di Garcia Lorca.
Prosegue Ermellino con la successiva raccolta “ Il cantico dell'essere e più si articola, si approfondisce, si fa complesso il suo cammino; un sognante ritorno alle primordiali origini, all'assoluto niente che l'autore ripercorre divenendone  protagonista attraverso le lontane creazioni del tempo con un ideale percorso tra ere, storie, personaggi che vanno da Eva a Caino, Abele, da Omero, Circe, Troia, a Tristano e Isotta, da Erode al Medioevo, a Dante attraversando cattedrali, abbazie, per giungere fino alle atrocità dei lager, delle foibe, in una impressionante carrellata di visioni e con una personale assunzione delle colpevolezze dell'umanità ma anche contornato da dolcezze angeliche.
Poi un ritorno alle amate contrade con la gente delle sue valli, le greggi in migrazione verso pascoli ignoti.
“Riflessioni su Estè una enigmatica sezione a parte del libro, un calarsi nei secoli, negli accadimenti, nei personaggi e nella storia di quei popoli dell'est ma stavolta con un percorso di perdita di identità, nell'annullamento del reale, dell'uomo e di Dio.
Chiude la raccolta la raccolta “ I salmi del silenzio” che dà il titolo all'intero volume, con un Ermellino tenero e rintanato nelle zone amate in un silenzio di neve e freddo.
Questa, fra tutte, è la raccolta più intima, più partecipata alla vita  con le poesie che si fanno brevi nella luminosità dei luoghi e della natura e con una meticolosa, ennesima ricerca della identificazione di sé stesso ed in cui si svolge uno struggente dialogo  con l'amatissima sua sposa  Lucia.
Partito dunque dalle sue amate terre per l'infinita avventura tra i primordi della vita e oltre la vita, attraversando secoli, ere, millenni della storia, nella ciclopica lotta tra le umane tentazioni e l'ascesa ai cieli, ormai a conoscenza del tutto e del nulla, sommo tra i sommi, torna nelle sue contrade nel conforto del sorriso e degli occhi della sua sposa  a cui dedica la splendida poesia “ Avevi”
Conclude così la sua suprema avventura il nostro autore, il suo sconfinato itinerario spaziale rientrando nel dubbio e nel tramonto di sé stesso, nel suo “luogo non luogo” in umiltà di  ombre e  silenzi.
Dobbiamo dunque affermare che questo libro rappresenta l'Ermellino giunto alla fase della conoscenza cosmica e che irradia di sé l'universo, personificando l'uomo e il suo travaglio nel tempo dei tempi e a venire nel futuro della creazione.
Rappresenta l'assoluta conoscenza e l'assoluto dubbio della luce divina, facendosi profondamente uomo e navigante nella storia umana.
L'importanza di questa opera sta anche a mio avviso proprio nella grandiosa vastità della rappresentazione dell'umana avventura.
Un libro che ha il respiro della Divina Commedia, lo stupore del Cantico dei Cantici, la rivelazione dell'Apocalisse, l'ammonimento divino e l'indicazione suprema della verità che solo una profonda lettura biblica può dare.

Carmelo Consoli