I salmi del silenzi
di
Ermellino Mazzoleni
Ermellino
nasce come genuino e sacrale cantore delle sue terre, le valli e le contrade
bergamasche, le mitiche Ca Quadre, esaminate sia nella loro quotidianità che
nella memoria storica, nella rappresentazione arcaica e barbarica delle dimore
e dei popoli, fino a farle diventare territorio
mitico, ma nel contempo vi è stata sempre in lui la tendenza a
proiezioni cosmiche, a viaggi verso infiniti spazi , incontro alla l'originaria
creazione e nel mistero del futuro.
Ma
la rara bellezza della poesia di Mazzoleni non potrebbe dirsi tale se non fosse
costruita attorno ad un linguaggio sorprendente sia sotto l'aspetto delle
sfumature emozionali che sotto quello delle reinvenzioni lessicali.
Una
parola dunque la sua al tempo stesso carezzevole, materna, aggressiva,
barbarica, risorgiva, di belato, soffio, vagito, urlo, legata ad una anarchia lessicale come ad esempio l'utilizzo dei verbi
intransitivi al posto dei transitivi, l'aggettivazione dei sostantivi, lo
scambio dei predicati, combinazioni ardite e originali di parole lontane,
insomma dunque con una sintassi della preposizione e del periodo non sempre
ortodossa.
Paradossalmente
questa anarchia lessicale sfocia poi in un felice arbitrio e produce un effetto
di nobilitazione semantica con un
incremento della carica emozionale dei versi creando un poein di particolare forza e suggestione.
Ma
altre e importanti particolarità vi sono nella poesia di Ermellino come il
magico ricorso al numero attraverso il quale egli riesce a contrarre e a
dilatare a dismisura il tempo, la sua misteriosa capacità di fondersi in una
simbiotica unione con la terra, le acque, la natura nelle sue infinite manifestazioni.
Infine
e non per ultimo la nostra attenzione si pone sul suo atteggiamento verso Dio,
un rapporto questo col divino, che nel tempo incentrandosi prima ed
esteriormente sul senso scarno e sacrale di manifestazione religiosa della
gente delle sue valli e sulla
spettacolarità degli eventi naturali si è intensificato nel tempo
accedendo sul piano personale, intimo nel travaglio tra comprensione e dubbio, tra
adorazione e rifiuto.
Stiamo
dunque parlando di una poesia che
è
sempre
stata
affascinante
e
misteriosa
per
la
quale non
serve
una
“ratio
critica
”” che
possa rigidamente
definirla
ma
in cui occorre piuttosto abbandonarsi in
toto
al
suo
peregrinare
poetico,
quasi
sdoppiarsi
nella
sua
misteriosa
personalità e
unificarsi
al
suo
procedere
magico.
Dunque
dopo
aver
vagato,
sognato a
lungo tra
le
sue
amate
terre
della
Valle
Imagna
e
cantato
meravigliosamente
la
sua gente, cito soltanto alcune sue straordinarie opere del periodo: ”Le
nuvole e gli dei” , “ Mader”, La contrada della luna gobba”, ma
anche dopo aver rappresentato diffusamente la sua amatissima sposa (sua segreta
ispirazione, incantamento, inarrestabile sgomento) soprattutto nel bellissimo
volume “ Aspettami al quinto punto cardinale” e che in questa sua ultima fatica letteraria appare
in lui come la Beatrice di Dante, luce nella luce e ispiratrice celeste a cui
tendere ed
infine
aver composto
stupende
e
profondissime
laudi
alle
figure
sacre
e
spirituali
dei
suoi
territori
come:
“ Il
Cristo
di
Valsecca”,
“Madonna
che
non
ti
conosco”
e
“Spusa
salveregina
del
mar
“) il
nostro
Ermellino
giunge
alla
fase
matura
e
sapienziale
della
sua
arte e dà alle stampe “ I
salmi del
silenzio”;
cinque singole raccolte in realtà poi
riunite.
Capolavoro
assoluto questo dove il processo poetico diventa
un distillato prezioso di versi che impegna il lettore dalla prima all'ultima
riga in un esame esaltante della sua parola che adesso diventa del
tutto
iniziatica,
talora
ermetica,
reinventata e rivisitata alla luce della grandiosità del viaggio che affronterà
e quindi di una
forza
trascinante, tale da
farci
catapultare
assieme
a
lui
tra
inferni
e
paradisi.
Il poeta dunque, dalla sua originaria
condizione di cantore di un mondo fermo alla meraviglia della creazione, allo
stupore dell'infinito e caratterizzato da un candore medioevale intatto e
suggestivo( in questo il dialetto bergamasco gioca il suo ruolo fondamentale)
dilata sé stesso oltre i confini del
proprio territorio valligiano e si proietta in orizzonti senza confini di tempo
e spazio, attraversando la storia umana e l'infinito cosmico tutto,
rappresentando in sé l'umana stirpe .
Riesce
ad abitare entro e fuori sé stesso ed è contemporaneamente il tutto, il nulla,
l'assenza e la presenza della materia e della spiritualità.
Un
corpo, il suo, ed un anima che divengono meteore vaganti tra vita e morte,
interrogativo in una sfibrante ricerca della propria identità, in un infinito
viaggio atemporale che precede il tempo dei tempi e va nell'Oltre cosmico
attraversando il dolore e lo stupore dell'esistere.
In
fondo egli si pone alla ricerca della perfezione e della immortalità dell'anima
che giustifichi l'esistenza umana, sconfinando in dimensioni di surreale
fascino, nel mistero dell'oltre vita a contatto con angelici incontri e
demoniache apparizioni in una continua presenza- assenza., comprensione-
negazione di Dio.
Un
salmodiale procedere verso la dimensione finale del silenzio dentro un
altissimo respiro spirituale, mostrando con le più alte visoni di trasmutazione
poetica lo scontro eterno tra il bene e il male.
E
dunque il nostro autore inizia il suo viaggio con la prima raccolta “ Quando Dio sognò la rosa “
accedendo subito ad un contenitore di purezza spirituale con il significato
simbolico della “rosa mistica” e con la scena iniziale dell'apostolo
Giovanni, avviando quel cammino mai
terminato tra le spire del demonio e il volo angelico nella costante
presenza-assenza dei territori terrestri amati.
La
morte, come la ricerca della propria sposa, saranno due colonne portanti di
questa opera, assumendo significati di rigenerazione esistenziale e luce finale
da raggiungere.
Inizia
dunque uno scontro epico tra le tentazioni maligne e l'eden dei cieli in una condizione di navigazione tra
lontanissimi passati e lontanissime incursioni in futuribili universi in cui
ogni cosa si compirà tra il nulla ed il tutto.
Una
discesa- ascesa tra inferno e paradiso e come Dante aspira alla massima
conoscenza con la differenza che in lui si apre un conflitto perenne tra la
ricerca della bellezza materiale e la
dimensione dell'assenza e del nulla.
Continua
il poeta vagando nel suo universo sognante verso il pianeta della luce con la
raccolta “ Ospite del blu”e matura la sua dimensione finale che sarà quella del silenzio, aprendo le sue
immagini con il “Cantico della luce”.
Una
raccolta con molte partecipate dediche
tra cui quella alla pittrice
Paola De Manicor, alla grande poetessa russa Marina Cvetaeva, all'amico pittore
Pietro Verdini.
Nell'ultima
sezione di questa raccolta appaiono le sue poesie metafisiche in cui lo
slancio verso Dio e gli infiniti, come anche la discesa alla radici della
creazione si fanno alti e vibranti come la sua richiesta al divino per una
sorta di riabilitazione storica e umana per i tanti eccidi come : Treblinka,
Dachau, le madri trucidate da Stalin, il barbaro omicidio di Garcia Lorca.
Prosegue
Ermellino con la successiva raccolta “ Il cantico dell'essere”
e più si articola, si approfondisce, si fa complesso il suo cammino; un
sognante ritorno alle primordiali origini, all'assoluto niente che l'autore
ripercorre divenendone protagonista
attraverso le lontane creazioni del tempo con un ideale percorso tra ere,
storie, personaggi che vanno da Eva a Caino, Abele, da Omero, Circe, Troia, a Tristano
e Isotta, da Erode al Medioevo, a Dante attraversando cattedrali, abbazie, per
giungere fino alle atrocità dei lager, delle foibe, in una impressionante
carrellata di visioni e con una personale assunzione delle colpevolezze
dell'umanità ma anche contornato da dolcezze angeliche.
Poi
un ritorno alle amate contrade con la gente delle sue valli, le greggi in
migrazione verso pascoli ignoti.
“Riflessioni
su Est” è una enigmatica
sezione a parte del libro, un calarsi nei secoli, negli accadimenti, nei
personaggi e nella storia di quei popoli dell'est ma stavolta con un percorso
di perdita di identità, nell'annullamento del reale, dell'uomo e di Dio.
Chiude
la raccolta la raccolta “ I salmi del silenzio” che dà il titolo
all'intero volume, con un Ermellino tenero e rintanato nelle zone amate in un
silenzio di neve e freddo.
Questa,
fra tutte, è la raccolta più intima, più partecipata alla vita con le poesie che si fanno brevi nella
luminosità dei luoghi e della natura e con una meticolosa, ennesima ricerca
della identificazione di sé stesso ed in cui si svolge uno struggente
dialogo con l'amatissima sua sposa Lucia.
Partito
dunque dalle sue amate terre per l'infinita avventura tra i primordi della vita
e oltre la vita, attraversando secoli, ere, millenni della storia, nella
ciclopica lotta tra le umane tentazioni e l'ascesa ai cieli, ormai a conoscenza
del tutto e del nulla, sommo tra i sommi, torna nelle sue contrade nel conforto
del sorriso e degli occhi della sua sposa
a cui dedica la splendida poesia “ Avevi”
Conclude
così la sua suprema avventura il nostro autore, il suo sconfinato itinerario
spaziale rientrando nel dubbio e nel tramonto di sé stesso, nel suo “luogo non
luogo” in umiltà di ombre e silenzi.
Dobbiamo
dunque affermare che questo libro rappresenta l'Ermellino giunto alla fase
della conoscenza cosmica e che irradia di sé l'universo, personificando l'uomo
e il suo travaglio nel tempo dei tempi e a venire nel futuro della creazione.
Rappresenta
l'assoluta conoscenza e l'assoluto dubbio della luce divina, facendosi
profondamente uomo e navigante nella storia umana.
L'importanza
di questa opera sta anche a mio avviso proprio nella grandiosa vastità della
rappresentazione dell'umana avventura.
Un
libro che ha il respiro della Divina Commedia, lo stupore del Cantico dei
Cantici, la rivelazione dell'Apocalisse, l'ammonimento divino e l'indicazione
suprema della verità che solo una profonda lettura biblica può dare.
Carmelo
Consoli
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