QUANDO CADRO' MORTO A TERRA
Claudio Fiorentini, collaboratore di Lèucade |
Quand’io
cadrò morto a terra
e al mio corpo non rimarrà che la
consolazione di nutrire i vermi
voltati verso quello che rimane,
non verso quello che è andato.
La vita è condividere, la morte è
marcire.
Per questo non vale neanche uno
sguardo
la fine di chi se ne va.
Ciò che conta è la traccia,
l’illusione, il sogno...
quello per cui chi rimane lotta
fino allo stremo,
fino a sudar sangue.
E se guardando ti attanaglia il
vomito
e l’unica salvezza sembra la fatica
e lo sputo,
non cedere, lasciati andare al
riposo
e guarda il cielo.
Qualunque stella tu osservi
la sua luce arriva a te,
chiediti perché lo ha fatto.
Allora, stringendo le tue membra in
un abbraccio,
piangi, urla, ridi
perché sei vivo
e altra missione a te non rimane
che portare a termine questa tua
vita
con le sconcezze, sì, con le
debolezze, sì...
ma anche con le virtù che di te
hanno fatto
quello che sei.
Un abbraccio
Claudio
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