Lino D'Amico, collaboratore di Lèucade |
Lino
D’Amico, in un momento particolarmente melanconico della vita, esterna una
visione triste dell’uomo giunto a tarda età. Non è che il poeta rifletta sempre
con tali segni di splenica intrusione, di amara connotazione umana; qui
senz’altro è stato un elemento esterno a influenzare lo stato d’animo di Lino:
il contenuto si è espanso davanti ad uno spettacolo di solitudine e estraneità. Da quello che il
poeta mi ha raccontato per telefono è stata una scena vissuta all’ospedale a
ispirare il nerbo della poesia: una donna anziana che gli ha parlato della sua
solitudine; del suo esistere senza ancoraggi; ed un uomo che affidava, strascicando,
la sua età ad un bastone amico. E il gioco è fatto. Scivolare sulla vita, la
vecchiaia, la solitudine, la saudade, il memoriale... è cosa facile: non si fa altro
che descrivere quello che appare in una corsia d’ospedale:
Un bastone sorregge
il suo tremolante incedere,
il pigiama è liso,
lo sguardo
afflitto,
si sente solo, abbandonato,
l’orecchio è teso alla speranza
di percepire quello scalpiccio
di passi a lui conosciuto...
Uno dei problemi più
scottanti della nostra società: la solitudine degli anziani. E qui la poesia
ritratta una situazione concreta, senza cadere negli eccessi emotvi. L’animo si
fa interprete di una narrazione semplice e arrivante. Tutto è dovuto alla
sensibilità di un uomo i cui sentimenti chiedono di essere tradotti in poesia:
Non si avvede, ma una lacrima
solca le rughe del viso
di quel vecchio che nessuno
ha mai chiamato “Nonno”
e che ora
sa, ancor di più,
di essere
solamente
uno scomodo fardello
sempre più stanco di esistere
Nazario Pardini
Vecchio
Malinconici sguardi
smarriti nel vuoto,
mani tremolanti
postulanti affetto.
Più in la, porte socchiuse,
stanze in penombra,
vociare
sommesso,
campanelli
che trillano.
Ovunque,
nell’aria,
persistente
odore di urina.
Un
vecchio trascina i suoi passi,
passi
incerti, passi lenti i suoi,
illusi di percorrere ancora
ombreggiati viali alberati.
Un bastone sorregge
il suo tremolante incedere,
il pigiama è liso,
lo sguardo afflitto,
si sente solo, abbandonato,
l’orecchio è teso alla
speranza
di percepire quello scalpiccio
di passi a lui conosciuto
passi di chi, raramente,
interrompe, per un attimo,
la malinconia della sua
solitudine,
solo qualche attimo,
portando, a tacitar rimorsi,
un pacchetto di biscottini
e chiedendo, incoerente:
“Come stai… papà ?”
Solo qualche attimo e poi…,
“ Ciao …. sai… devo andare,
c’è … il lavoro… a famiglia…
i bambini… ma… tornerò….
non appena potrò”.
Non si avvede, ma una lacrima
solca le rughe del viso
di quel vecchio che nessuno
ha mai chiamato “Nonno”
e che ora sa, ancor di più,
di essere solamente
uno scomodo fardello
sempre più stanco di esistere
Dopo la splendida introduzione del nostro Nazario ogni parola può sembrare superflua. Mi inserisco, con pudore, solo in nome dell'amicizia che mi lega a Lino. La malinconia della lirica, che esula dagli schemi trattati di solito dal Poeta, è di incandescente purezza. Il quadro della situazione che molti anziani si trovano a vivere negli ospedali. L'unica aggiunta che mi viene spontanea e che può forse rappresentare unguento sul dolore, è la democrazia della malattia. Non sceglie l'età matura. E forse non è motivo di consolazione...
RispondiEliminaIn ogni caso Lino si conferma un Autore poliedrico e ricco di pathos. Lo abbraccio e, ovviamente, ne approfitto per complimentarmi con l'immenso Nazario e per stringere al cuore anche lui...
Maria Rizzi
CARISSIMO NAZARIO. TI SONO RICONOSCENTE PER LA BENEVOLENZA DI AVERE, ANCORA UNA VOLTA, CONCESSO L'APPRODO DEI MIEI PENSIERI ALL'AGOGNATO SCOGLIO DI LEUCADE.
RispondiEliminaMI AUGURO CHE IL TEMA DELLA POESIA RAGGIUNGA IL CUORE DI COLORO CHE NON DONANO AMORE AI PROPRI VECCHI E AFFETTO NEL CALORE DELLA FAMIGLIA.
Lino D'Amico
Carissima Maria, ti ringrazio di cuore per le considerazioni che hai riservato alla tematica dei miei versi. Grazie per la disponibilità, affetto ed amicizia che sempre mi concedi con i tuoi suggerimenti e le tue considerazioni.
RispondiEliminaUn cordiale abbraccio.
Lino
Lino, in un velo di malinconia, descrive lo stato interiore della vecchiaia che incombe a smorzare i colori e gli umori della vita. In questa lirica il linguaggio del poeta trova riflessi di grande umanità e consapevoezza.
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