Rosa Elisa
Giangoia: Febe. Dal tempo all’eterno.
Europa Edizioni. Roma. Ottobre. 2018. Pag. 202
Rosa Elisa Giangoia si presenta alla scena letteraria
con un nuovo impegnativo testo narrativo: filosofia, teologia, amore,
speculazione, cultura, fede, parola, novella, eterno, società, sollecitazioni,
dubbi... Un insieme di messaggi umani e ultra che ci turbano e acquietano al
contempo; come ricordano Tagore o
Hikmet in certa letteratura
lontana dal pragmatismo occidentale,
l'interesse socio-umanitario non esula dallo spirito religioso. “quando
si distolse dai suoi pensieri e riprese a prestare attenzione alla lettura
della lettera di Paolo (Di Tarso), sentì che veniva consigliata la verginità come
migliore condizione di vita... Paolo lodava la verginità in quanto condizione
che permette di svolgere in pieno i doveri della vita cristiana, poiché in essa
ci si deve occupare solo delle cose di Dio...”. Dobbiamo subito dire che la scrittrice
dimostra fin da subito le sue alte qualità analitico-storiche nel rendere
attuale un argomento che vive e si fortifica nella società dell’antica Grecia.
La narrazione si fa netta e pulita,
espansa o apodittica in base alle esigenze del caso. Come si legge in quarta:
“Febe è una donna greca, colta e curiosa, dotata di un’intelligenza vivace e un
animo gentile; figlia del suo tempo, rispetta gli dèi e i precetti dei suoi avi
ma sono molte le domande che albergano nel suo cuore e che non trovano risposta
nel culto dei padri...”. Febe, il
titolo del romanzo, che, con tutti i connotati di una vicenda strettamente
umana, vive quei quesiti che l’uomo si
pone e si è posto dal momento della sua apparizione sulla terra. Cambiano i
tipi di società, le relazioni fra i popoli, i modi di vivere, ma i dubbi che
riguardano il rapporto dell’individuo col Cielo e della sua vicenda col tempo
sono sempre gli stessi. E direi irrisolti a meno che non ci si affidi ad una
fede concreta e indistruttibile. Allora tutto appare naturale in questo
succedersi dei giorni in mano alla volontà del Creatore. Sta qui la modernità
del racconto, nell’analizzare l’animo umano in tutta la sua struttura psicologica oltre il
dipanarsi del tempo. Il contenuto è affidato ad una narrazione sciolta,
scorrevole, quale può essere quella di una poetessa, narratrice, saggista,
versatile e plurale che ha dato e dà tutta se stessa alla diffusione della
cultura e che ha sempre fatto della scrittura motivo di vita. La straordinaria
perlustrazione del mondo umano combattuto fra il presente e il futuro, fra il
qui e l’eterno, fra l’immanente e il trascendente, è trattata con dovizia di
sfumature trasversali che rendono le pagine interessanti e accattivanti. Non
certo descrizione ma analisi psicologica rappresentata in una diacronica
successione evolutiva. Non è facile tradurre in scioltezza narrativa argomenti
di carattere introspettivo, dove le sequenze psicologiche hanno la meglio su
quelle descrittivo-narrative. Quello che fa Elisa Giangoia affidandosi al suo
intuito di scrittrice navigata, immersa in una storia di conversione: “... Una
storia di conversione lontanissima nel tempo eppure straordinariamente vicina
al cuore di chi voglia ad essa accostarsi, per ripercorrere con Febe un intenso
cammino di crescita, spirituale e umana.” (dalla quarta di copertina). In un
cammino in cui la spiritualità fa da filo rosso nella traccia del racconto. E
dove la meditazione sull’esistere diviene cuore di un quesito universale: “Tra noi e l'inferno o il cielo c'è di mezzo soltanto la
vita, che è la cosa più fragile del mondo.>>. (Blaise Pascal, Pensées). “... Ora non aveva più nulla
da cercare, non le importava più leggere altri libri, ascoltare nuove proposte
di vita... Le sembrava importante solo diffondere quella parola tra la gente,
soprattutto perché si conservasse e potesse passare di generazione in
generazione quella verità che lei aveva avuto la fortuna (o il dono?) di
ricevere.
Purtroppo non rivide più Paolo (Di Tarso) e non poté mostrargli i testi
di Aristotele...
Ci vollero molti secoli perché questi tornassero ad alimentare le menti
degli uomini.”. E’ così che il testo si conclude, con una conversione
conquistata attraverso pensamenti, dubbi,
riflessioni e scarti spirituali che sanno tanto di vita.
Nazario Pardini
BIBLIOGRAFIA
Rosa Elisa Giangoia ha redatto manuali
scolastici, tra cui un’edizione delle Bucoliche
di Virgilio con annotazioni in latino. Ha pubblicato romanzi (In compagnia del pensiero, 1994; Fiori di
seta, 1998; Il miraggio di Paganini, 2005), testi teatrali (Margaritae animae ascensio, 2014), saggi
critici (Appunti di poesia, 2011),
sillogi poetiche (Agiografie floreali,
2004; Sequenza di dolore, 2010; La vita restante, 2014) e altri vari testi,
tra cui due saggi di gastronomia letteraria (A convito con Dante, 2006 e MAGNA ROMA. L’alimentazioine al tempo degli
antichi Romani).
Complimenti, carissima Elisa. E' un vero piacere incontrarti qui, con l'imponenza del tuo lavoro di una vita, un' attività incessante sempre di altissimo livello che, personalmente, ho iniziato a conoscere soltanto da pochi anni, ma che mi sta facendo scoprire una persona squisitamente umana, schietta senza mai essere supponente, attenta e generosa, oltre che dotata di solida profonda raffinata cultura. So che detesti i discorsi infarciti di lodi e aggettivi, ma perdonerai, spero, questa ostica bresciana di solito incapace di complimenti e lodi. La bellezza della scrittura sta anche in questo uscire dalle proprie inibizioni. Un abbraccio e a presto.
RispondiEliminaMaddalena