Pagine

sabato 1 dicembre 2018

NAZARIO LEGGE: "IN NOMINE PATRIS" DI CLAUDIA PICCINNO



Raed Anis  Al-Jishi. Gabbiani sanguinanti. Traduzione di Claudia Piccinno. Edizioni Il cuscino di stelle. Pareto AQ. Pp 96

Óscar Limache. Volo d’identità. Traduzione di Claudia Piccinno. Edizioni Il cuscino di stelle. Pareto AQ. Pp 32

Hilal Karahan. Angoli della notte. Traduzione di Claudia Piccinno. Edizioni Il cuscino di stelle. Pareto AQ. Pp 104

Claudia Piccinno. In nomine patris. Edizioni Cuscino di stelle. Pareto AQ. Pp. 92


Claudia Piccinno, polivalente e versatile scrittrice, che fa della sua  inventiva un repêchage di opere illustri con traduzioni di nobile levatura (Oscar Limache: Volo d’identità; Hilal Karahan: Angoli della notte; Raed Anis Al-Jishi: Gabbiani sanguinanti), si misura con una nuova pagina letteraria di forte connotazioni empatica; di ontologica risultanza espressiva. E ci riferiamo alla plaquette In nomine patris editata  nel settembre di quest’anno per i caratteri della casa editrice Il cuscino di stelle. Da subito risalta la scrittura semplice e arrivante della Nostra, semplice nell’accezione positiva, vale a dire di una semplicità che si raggiunge dopo anni di lavoro e di ricerca, quando si intuisce che il compito primo dell’arte è quello di usare un dizionario  vòlto alla comunicazione; non si rifugia la Piccinno in astrusi verbalismi o in pleonastici accostamenti per nascondere, come tanti fanno, un vuoto narrativo. Il suo è un messaggio umanamente trasversale, il viaggio di un’anima che fa della sua epigrammatica vicenda un resoconto contemplativo. Il verbo va liscio e assonante, disposto a seguire le varianti di un sentire storicamente personale. Si ricorre ad immagini di un simbolismo palpabile e visivo, a figure di agiografica risonanza, per concretizzare e rendere più efficace il motivo ispirativo. Ce lo dice la copertina  che con valenza ecfrastica ci propone l’immagine di San Giorgio Martire: il santo, il drago, il sangue, i petali, la rosa. Un escalation di similitudini che fa da solida costruzione significante nel percorso poematico della Piccinno. Sì, perché la rosa, il fiore che più di ogni altro rappresenta la donna (madre o figlia che sia), è il dono offerto dalla poetessa al padre scomparso. La vicenda si fa orizzontale per i ricami contenutistico-verbali innestati in iuncturae di euritmica sonorità; per abbrivi reificanti parole dolci e potenti; salde e fluenti. D’altronde la poetessa ci mette sull’attenti fin dagli inizi, proponendoci una pièce che può porsi come momento incipitario con valenza eponima; è già lì l’animo della scrittrice, nella sua aveu carica di vita:

Cerco nel tuo letto
l’impronta di te,
l’inclinazione del cuscino
per neutralizzare la tosse,
i tuoi occhiali
ancora sul comodino,
gli zoccoli giù in  basso,
la giacca da camera
sul servo in legno.
(...)
Non ho mai smesso
di compiacerti
perché tu fossi fiero di me. (In nomine patris).

Sono le piccole grandi cose a fare da focus; da scheletro portante nel nerbo del poema; e qui una realtà vitale che continua a esistere nonostante le fregole del tempo. Nulla cessa, tutto si fa più grande, tutto si consolida nelle gemme del verso. Ricordare Capasso, il suo realismo lirico, non è di certo inopportuno. Sta qui la maestria risolutiva della Piccinno, il suo tatto espositivo, la sua vèrve esplorativa, la sua intrusione emotiva. E il tutto si concretizza, dopo una macerazione di palpiti, in una vita pronta a farsi canto:

La vita mi tatuò dei numeri
sulla parte sinistra de cuore.
Li riprenderò per farne puro canto
che annulli i calcoli del dare avere
e cancelli le divisioni col resto di tre.
(...) (Fantasioso erede di Pitagora),

a dare al poièin il nutrimento giusto a ché convalidi la parola, affratellandosi a essa in un plastico equilibrio;  in un simbiotico innesto di nome Poesia.

Nazario Pardini



Claudia Piccinno ha pubblicato sillogi di poesie in italiano e inglese; poi tradotte in turco, serbo e francese. Ha tradotto a sua volta, dall’inglese all’italiano, vari componimenti poetici di altri autori. Gabbiani sanguinanti è il primo libro da lei interamente tradotto.

6 commenti:

  1. La poesia di Claudia bussa al mio cuore con tocchi soavi.
    La leggo attentamente, a piccole dosi; troppo intense le emozioni che assalgono la mia anima.
    Scivolo via dal quotidiano vacuo, lontano dai mille " acrobati dell'apparire"...
    Volo libera in cieli tersi; anelo alla mia vera essenza " rinchiusa nelle celle del pregiudizio" desiderosa di " valori gravidi di pace e di amore"--
    Mi chiedo :
    << Quo vadis homo?>>.
    Grazie, Claudia.
    Rita.

    RispondiElimina
  2. Grazie professore per avermi accolta senza che io bussassi, la sua lettura mi onora, la sua attenzione mi riempie di gioia. Grazie Rita per questo bellissimo commento

    RispondiElimina
  3. Leggerò e seguirò con piacere i versi di Claudia Piccinno , e le sue pubblicazioni . Complimenti all’autrice ed a Nazario Pardini per la preziosa recensione

    RispondiElimina
  4. Una lettura che entusiasma e invita a rileggere Claudia Piccinno con una nuova consapevolezza e ammirazione. La semplicità di arrivo è difficile come e quanto gli argomenti trattati, con la conoscenza dei classici, con il rispetto per la cultura. Complimenti a entrambi con grande stima.

    RispondiElimina
  5. Una lettura entusiasmante che condivido con ammirazione. La semplicità è difficile come e quanto gli argomenti affrontati, la conoscenza dei classici, la cultura profusa senza ostentazione e Claudia Piccinno non si risparmia e ci dona sé stessa semplicemente.
    Attraverso le parole del Prof. Pardini si può rileggere con una visuale di consapevolezza maggiore. Massima stima a entrambi.

    RispondiElimina