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mercoledì 5 dicembre 2018

NAZARIO LEGGE: "PISANITAS" DI MARCO DEI FERRARI

Marco dei Ferrari,
collaboratore di Lèucade


Ho scritto e riscritto, non una volta ma più volte sulle  capacità storico-esplorative di Marco dei Ferrari. Uno scrittore polivalente, versatile, proteiforme ma soprattutto un grande storico che sa tradurre, cosa non semplice, le sue interpretazioni in sintetici stilemi; le sue conoscenze in ricami poetici singolari e personali. Ed è col suo vasto dizionario che può  ridurre  a cenni di eccezionale significanza i contenuti in suo possesso. Questa è la sua peculiarità. Sì, il verbo si fa plurale nella sua singolarità esplicativa. Sembra a prima vista che la sua scrittura sia enigmatica, indecifrabile, ma ciò è dovuto alla complessità del suo sapere che si tramuta in una sintassi forbita, strinta, apodittica; qualsiasi termine preso a caso si potrebbe aprire  ad una parafrastica ampiezza culturale. Se si dovessero svelare, uno ad uno, le voci della sua ispirazione non ci sarebbero pagine sufficienti a decriptarne il significato. Quello che ne risulta è una narrazione concisa e polivalente: è sufficiente e indispensabile conoscere il suo stile, il suo metodo di lavoro, per non perdersi nel labirinto della sua sintassi. In questo caso specifico si tratta della città da lui tanto amata: la sua PISAE-ARUM. E il suo sguardo rotea infaticabile: tante le bellezze, tante le curiosità, altrettante le ricchezze architettoniche. Uno si può benissimo perdere tra le meraviglie della pisanità; della ghibellina urbe sfiorata dalle acque che la resero potente. Ma Marco non conosce sconti e quando c’è da criticare lo fa con la stessa acribia con cui esalta, affidandosi a legami di aggettivazioni o sostantivazioni; o unità sintagmatiche, frutto di strizzature di echi pisani: profili di gloria, sermonis gironzole crapule, da cieli pagani su monti pisani, guizzo di fregi t'intorci, labirinto ti scopri di gesta onorarie, aquila nera ghibellina fedele, dominae Marie pisani Spedali oblata..., bifora Loggia guglia t'intrami, gorghi e semafori spenti, marmi di noia e vessilli vermigli, bibite pani palloni zainetti...... e aggiungerei: strade anguste risuonanti di tacchi a supporto di occhi curiosi levatisi alti, alle soglie di guglie. Questo è Marco, questo il suo sguardo attento in viaggio per PISA.

Nazario Pardini


PISANITAS

Grifo t’incarni
Duomo di Torre sghemba
profili di gloria sfilo
ridono schiamazzano pendono
sermonis gironzole crapule
da cieli pagani su monti pisani
fondachi curie scali rissosi
guizzo di fregi t'intorci
orma sgommante tra pergami e ghimberghe
labirinto ti scopri di gesta onorarie
aquila nera ghibellina fedele
croce d'argento t'intrinci
di globetti pomata
dominae Marie pisani Spedali oblata...
bifora Loggia guglia t'intrami
gorghi e semafori spenti
marmi di noia e vessilli vermigli
bibite pani palloni zainetti
bivacco tracollo per chiostri e chiassetti
caput leonis di caduchi bestiari ti effigi...
dispensi chimere a capricci d'artisti
imploranti musei preservi e sorvegli
di tesori ostello, di profani ostaggio
fonte di putti disseti
echo RAINERII
lungarni scompigli in urlo luminis
Pise
                                       
Marco dei Ferrari


1 commento:

  1. Ecco la poesia di Marco dei Ferrari. Che sia poesia non c'è dubbio, a prescindere dal valore del dettato- per alcuni considerato di ardua comprensione, se non addirittura di dubbio senso.
    Nella poesia di Marco è innegabile l'armonia del verso, l'originalità di un lessico di proprio conio e pur sempre ampiamente significante.
    Questo interessante mix di sonorità e originalità semantica contribuisce a fare del poeta M. dei Ferrari un autore stilisticamente originale.
    Ma queste sono cose già più volte dette- come rileva Nazario Pardini- e appaiono ovvie a quanti ormai conoscono la poesia di questo autore.
    Anche della sua passione per la Storia, in particolare quella medioevale, si è già detto, eppure questo non è tutto per denunciare il valore di un poeta "sui generis", come ci appare Marco dei Ferrari. Ciò che più lo identifica, come in questa composizione ottimamente commentata da Nazario, è l'atmosfera, così impressiva , abilmente creata da espressioni veloci e allusive, eppure di grande profondità culturale e potenza visiva.
    E' proprio qui che l'Autore lascia la sua inconfondibile firma.
    Ancora una volta dunque ci convinciamo delle sue innovative peculiarità di scrittore.
    Edda Conte.

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