FLORIANO ROMBOLI, L’azzardo e l’amore. (La ricerca poetica di Nazario Pardini),
The Writer Edizioni, Rende, 2018,
di
Sauro Damiani
Floriano
Romboli, studioso noto per i saggi su vari classici della letteratura italiana,
ha sempre amato esercitare la sua intelligenza critica anche su autori “minori”,
e tuttavia interessanti, che, pur esprimendo il radicamento in un luogo e una
cultura particolari, sono anche capaci di aprirsi alle voci più significative
della cultura europea. È il caso di questo libro dedicato alla ricerca poetica
di Nazario Pardini, un poeta e scrittore pisano, noto anche al di là
dell’ambito locale, e che sempre più si è rivelato una personalità poetica di
tutto rispetto. E questo perché, pur nella lunga fedeltà alle radici, ha saputo
evitare il soffocamento dell’asfittica chiusura provinciale, nutrendo la sua
poesia di quanto di meglio e di più avanzato è stato fatto in Italia e fuori. È
quanto, con la consueta maestria, mette in luce Romboli ne L’azzardo e l’amore
(bellissimo titolo che sintetizza il rapporto fedeltà/apertura), opera che
prende in esame l’intero percorso poetico di Pardini, perseguendo un ideale di
critica “dolce”, come l’autore lucidamente scrive nell’utile “Avvertenza”.
Dolcezza che si rivela anzitutto, e con evidenza, nell’ampio uso di citazioni.
Romboli sembra dire che il compito del critico è quello di essere umile servitore
e che il protagonista è il testo poetico. Il che non significa sottovalutare la
funzione critica, ma solo ricondurla alla
sua autentica dimensione ontologica. Siamo agli antipodi della concezione che
ha dominato nei decenni passati con lo strutturalismo e il formalismo,
espressioni, a ben vedere, di un nichilismo di fondo. Romboli è culturalmente e
criticamente ben armato, la sua analisi penetra nelle più intime pieghe del
testo, ma i suoi raffinati strumenti non vengono mai esibiti: sono sempre
mezzi, non fini. Il centro è la poesia di Nazario Pardini, quale si è
concretizzata nelle sue numerose raccolte. Numerose ma che tuttavia, scrive
Romboli, mostrano “un alto grado di organicità ideale e di coerenza
problematica” (p. 17), anche se “ogni raccolta rivela caratteristiche proprie,
una fisionomia specifica” (p. 56). L’elemento di continuità fra di esse è
limpidamente sintetizzato a pagina 59: “interesse per la vita della natura,
autobiografismo, riferimento alla grande poesia classica e moderna, moduli
compositivi”. A proposito di questi due
ultimi aspetti, Romboli ci dona un’osservazione di notevole interesse
storico-critico. Rileva infatti che, passata la stagione del Romanticismo,
centrata sul predominio della soggettività, si è tornati, “neoclassicamente”,
ad apprezzare l’ars “e il valore di
una scrittura tramata di riferimenti alla tradizione, in un dialogo cólto e
fecondo con i grandi del passato” (pp. 47-8). È proprio il caso di Pardini, il
cui lirismo si oggettiva e articola in forme classicamente sapienti, che
Romboli illumina con oculata acribia. Ecco così, pur nel prevalente versoliberismo,
l’uso di rime e rimalmezzo. Ecco l’uso di un lessico colto (“speme, riede, spirto, indarno, rubro”): lessico che, in un doppio livello linguistico, contrasta,
modernamente, con “termini di livello popolare-gergale, tecnico-agreste (“butti, frummia, vettino, fumio, scricchio”) (p. 16).
Gli altri due elementi di continuità nella
vasta produzione di Pardini, che si dispone in un arco di venticinque anni, dal
1993 al 2018, sono, come abbiamo visto, l’interesse per la vita della natura (che
assume anche una “declinazione ecologistica” (p. 81) e l’autobiografismo.
Opportunamente Romboli parla di “vivace descrittivismo naturistico, tipico del
primo momento” dell’arte di Pardini (p. 61), che presto sarà arricchito da
un’attitudine “teorico-meditativa” (p. 60). Emerge così nel poeta pisano uno
dei temi più fecondi della cultura e poesia moderna, la “tensione fra natura e civiltà” (p. 58). Per l’Italia si veda, ad esempio, Pascoli. Non
sorprende, allora, l’interesse di Pardini, nel corso degli anni fattosi sempre
più vivo, “della tematica politico-sociale”, la passione per l’attualità, la
scelta di campo, l’orientamento ideale, che sfocia nell’elogio delle libertà
democratiche e nel rifiuto di ogni demagogia. Illuminando, come del resto in
tutto il libro, il rapporto fra contenuto e forma, Romboli nota come in parallelo
con l’emergere di questi interessi, nella poesia di Pardini si assiste a una
“maggiore discorsività linguistico-espressiva” (p. 81), ulteriore conferma
della padronanza dei “ferri del mestiere” da parte del poeta pisano.
Questo allargamento e approfondimento
degli interessi e temi da parte di Pardini trova nel mito, e soprattutto nella
figura di Ulisse, uno dei momenti di più denso significato. Ad esso Romboli
dedica il capitolo forse più intrigante e di più ampio respiro culturale dell’intero
libro, tutto tramato di pertinenti e sottili connessioni, che evidenziano con
efficacia, nella figura dell’eroe greco e nel capitale tema del viaggio, gli
elementi che hanno nutrito e vivificato la migliore cultura europea – da Dante
a Tennyson, a Kavafis – e che Pardini riprende e personalizza con intelligenza.
Il sesto e ultimo capitolo di L’azzardo e l’amore è dedicato a La poetica e la critica di Nazario
Pardini. Sospendendo per una attimo, come già altre volte, l’indagine puntuale
sui testi, Romboli compie un’interessante excursus teorico. Questa volta
l’oggetto è il termine “poetica”, dal nostro storicizzato accuratamente con il
riferimento al pensiero di insigni studiosi italiani. Più che di “poetica”, a
Romboli sembra opportuno parlare di “idee di Pardini sulla poesia”, quali si
sono evidenziate in molteplici scritti. Per Pardini la poesia “è la maniera più
nobile di riconoscersi umani” (p. 133). Essa opera – rileva Romboli – “sotto il
segno dell’antitesi” (p. 136). Infatti,
esattamente come nella pratica poetica, anche a livello teorico il poeta pisano
valorizza sia “lo scatto irrazionale” sia “il ruolo disciplinatore e regolativo
della cultura” (p. 136). Interessante è anche il delinearsi, seppure per
frammenti, di “un’estetica del ricordo”, che, ancora una volta, contribuisce a
inserire Pardini nel vivo dei temi più cari alla letteratura moderna e
contemporanea.
Anche questo libro conferma il valore di
Floriano Romboli, la cui serietà, onestà, umiltà, accompagnate da ampiezza di
orizzonte culturale e rigore storico-critico, costituiscono una specie di
elogio dell’ombra, che per antitesi illumina nel suo massimo splendore ciò che
veramente conta: la poesia. Perché è di essa che abbiamo un vitale bisogno.
Oggi più che mai.
Sauro
Damiani
Splendido! Rita Fulvia Fazio
RispondiEliminasi fa presente al "critico" che la poesia di Pardini ha ottenuto risultati che travalicano i confini nazionali. Laurea ad Honorem dalla università pontificia di Roma, Premio Calliope nel salone dei CINQUECENTO FIRENZE, Premio LIBERO DE LIBERO; tradotto in inglese, spagnolo, francese... Che Damiani si legga la poesia di Pardini, ad esempio l'ultima sua creazione I DINTORNI DELLA SOLITUDINE: avrebbe molto da imparare, soprattutto a livello espressivo, dacché io conosco lo stile piuttosto prosastico e ingarbugliato di Damiani, avendo fra le mani il suo libro. Pardini con la sua generosa critica ha dimostrato ancora una volta la sua magistrale competenza ma, al contempo, la sua bontà valutativa, scaturita da un animo nobile. Io avrei messo in evidenza il campo ristretto e locale in cui opera tale autore...
RispondiEliminaRodolfo