NAZARIO LEGGE: “PERCHÉ LA VITA SIA… E
ALTRE POESIE” DI GIOVANNI TAVČAR, Guido Miano Editore, 2019, pagg.76, 15 €.
Mi
piace e credo sia pertinente riportare una tranche di uno scritto che ebbi a
stilare a proposito dell’opera Oltre le
nebbie del quotidiano di Giovanni
Tavčar: “... Sono le immagini a parlare per il poeta, le figure esterne, i
corpi, i fenomeni naturali che costituiscono un serbatoio a cui attingere per
dare vita con un registro allegorico a riflessioni e meditazioni sul correre
del tempo e i perché dell’esistere... Ma il motivo principale, il tema
conduttore dell’intera raccolta è un profondo senso di malinconia... che deriva
dall’inadeguatezza delle ristrettezze del viatico umano a confronto delle
aspirazioni all’assoluto, all’eterno, all’ infinito...”.1) Questo
scrissi e partire da qui significa andare nel cuore della poetica dell’Autore,
che fa della vita poesia e della poesia vita. E tutto scorre limpido e
naturale; tutto viene accolto da un verso reificante stati d’animo che premono
per tornare a vivere; immagini rimaste a decantare che tornano vive nel
serbatoio ispirativo. D’altronde la poesia deve essere fresca e verde come le
prime foglie germogliate a primavera, per tirare in ballo John Keats
(Londra 1795-Roma 1821): “Se la poesia non nasce con la stessa naturalezza
delle foglie sugli alberi, è meglio che non nasca neppure.” E la poesia di Tavčar lo è, con tutti gli accorgimenti
metrici che mai cadono nel pleonastico, nell’eccessivo, dando vita ad uno
spartito musicale fatto di battute secche e perentorie: padronanza di un
linguismo che si mette a disposizione di un animo folto di sensazioni e di
input da rivelare. Ogni ambito della sua vicissitudine è contemplato in questi
versi morbidi e musicalmente avvincenti: le memorie, la coscienza della
precarietà dell’ esistere, della fugacità del tempo, il panismo esistenziale
vòlto a dare corpo ad ogni abbrivo emotivo, ad ogni palpito meditativo,
l’odisseico travaglio ontologico, e l’intento di fare del quotidiano un
trampolino di lancio verso l’edenico riposo esistenziale; verso un epifanico
volo verticale: “... Ma il bisogno di verticalità, / di aerei e
crepitanti metabolismi, / di cieli sovraesposti e invasivi, / mi spinge verso
giorni nuovi, / pieni di montanti resurrezioni...” (Bisogno di verticalità).
E quello che alla fine ci convince è l’equilibrio che si genera tra dire e
sentire; nessuna tracimazione sentimentale, dacché il tutto viene controllato
da un verbo che si innesta in iuncturae di classica positura; in stilemi ben solidi
avulsi da epigoniche intrusioni perifrastiche. Il libro Perché la vita sia… e altre poesie è
pubblicato nella collana Analisi Poetica
Sovranazionale del terzo millennio;
i testi di Giovanni Tavčar sono stati suddivisi con adeguata selezione in tre
tematiche: “Le problematiche dell’essere”, “L’incanto della memoria” e “La
Natura Medicatrix”, in ciascuna delle quali sono state evidenziate affinità con
autori stranieri affermati.
Nazario
Pardini
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1)
Da Nazario Pardini: Lettura di
testi di autori contemporanei. The Writer. 2014
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