Scrivere sulla prosa o sulla
poesia di Ester Cecere non è semplice. O meglio lo è se si tenta di fare una
distinzione. Il fatto sta che la sua anima è sempre sul campo di battaglia, lì,
attanagliata; non molla la preda: fa suo ogni angolo di cielo o ogni frammento
di luce od ogni palpito di natura. Poi dopo una lunga decantazione rinnova il
materiale che, generoso e disponibile, collabora per essere tradotto in canto o
in narrazione. Perché difficile per un critico? Perché in lei tutto si fa
poetico, tutto immensamente vasto e ontologico. Per cui la sua prosa si
confonde spesso con la sua poesia. Ciò che li separa, naturalmente, è la
diversità dell’aspetto scritturale. La poesia è il frutto di una sintesi di
tutto ciò che di umano e oltre pizzica l’Autrice. La prosa è ampia, larga, più
vasta, atta a contenere le vertiginose scosse emotive che ha maturato nei suoi
continui viaggi. Sì, perché è importante; Ester viaggia dal nord al sud, nei
paesi più impensabili, e tutti le offrono gli spunti necessari a riempire la
saccoccia a cui attingere. Ed è così che la prosa si fa fluente, armoniosa, simpatica;
io la direi prosa poetica, tanto scivola via come un ruscello chiaro verso il
mare. Tanta realtà, tanto sociale, tanta immissione emotiva, e tanta capacità
di osservazione. E la sua è un’osservazione mirata, voluta, calcolata dacché sa
che da essa dipenderà l’esito delle sue opere. Ma tutto è reale,
autobiografico, strettamente simbolico; i personaggi in questione sono veri,
dacché la scrittrice non si avventura mai in voli fantasiosi; ha bisogno di
toccare con mano, e si fanno avanti nomi che vivono e operano nel suo
entourage. Ad esempio dell’India ha tenuto dentro folcrore, volti, paesaggi,
abitudini, magagne sociali e bellezze esotiche. Tutto quel groviglio di
fattori, tutto l’ensemble che ha giocato un ruolo determinante per la
formazione di un libro dedicato proprio a quel popolo. Una perla, un gioiellino
a cui resti aggrappato sino all’ultimo verso. Questo fa Ester: reifica immagini,
sentimenti, impressioni raccattati durante i suoi viaggi; e di questi vive, di
questi si nutre. Si potrebbe affermare, senza dubbi di smentita, che per lei
prosa e poesia si inanellano in un gioco di grande respiro poematico: pochi
sono coloro che riescono a fare della vita un‘opera d’arte, Ester ci riesce.
Tutto è poesia, e là dove l’intervento di Calliope non è sufficiente a definire l’immensità della sua
vicenda, interviene la prosa, mantenendo i soliti battiti cardiaci, le solite
scosse emotive, i soliti intenti epigrammatici. Si integrano, facendo della sua
attività letteraria un crogiolo di input esistenziali, che, direttamente o
simbolicamente, mettono a nudo la sua generosità contenutistica e formale.
Quella stessa che salta fuori, con ampie inclusioni partecipative, dalla nuova
pubblicazione data alle stampe per i caratteri di Wip Edizioni, di Bari. La narrazione fluisce morbida e paratattica,
senza perifrastiche addizioni o aggiunte epigoniche, tutto è franco e
personale. Mi piace riportare un lacerto tratto dalla sua ultima intervista per
Michele Bruccheri: ““Dall’India a Lampedusa. Soste di
viaggio” è la nuova opera letteraria della scrittrice pugliese Ester
Cecere. Sono diciotto racconti brevi, ma intensi e coinvolgenti. Sono storie,
parole, ma soprattutto sono emozioni, sentimenti, frammenti di vita. Firma la
prefazione Domenico Pisana. “Mi ha onorato di una prefazione profonda, erudita,
puntuale, esaustiva - racconta a La Voce del Nisseno (versione
online) -. Egli non ha solo recensito l’opera ma ha anche indagato nel mio
animo, cercando i motivi che mi hanno spinto a scrivere questa raccolta e
mettendo in evidenza il mio stato d’animo e le mie emozioni durante i viaggi,
come il senso di disorientamento e interdizione, il mio immenso amore per gli
animali, il desiderio di inculturazione nella realtà dei luoghi, sul quale non
mi ero assolutamente soffermata…”. Nella sua nota introduttiva, l’acuta e sensibile autrice tarantina
scrive: “Anni prima, Fernando Pessoa così mirabilmente aveva sintetizzato il
pensiero di Antonio Tabucchi: ‘La Vita è ciò che facciamo di Essa. I Viaggi
sono i Viaggiatori. Ciò che vediamo non è ciò che vediamo ma ciò che siamo’”.
Qui c’è il senso del suo viaggiare, alla ricerca di sé stessa e degli altri. E
lo fa con determinazione, dolcezza, grande senso di umanità.
Ester Cecere, sessantenne di Taranto, è una ricercatrice presso il
Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR). Si occupa di biologia marina, è
sposata e madre di due figli. Scrive libri importanti e interessanti, capaci di
stimolare una profonda riflessione. Pubblicazioni che aiutano a crescere, libri
che diventano carezza e sostegno morale…”. Diciotto racconti, appunto, che
nascono dai viaggi di una vita. E quella
di Ester è folta, intensa, plurale volta ad un mondo còlto da un occhio che lo
vorrebbe migliore ma che ne sa apprezzare gli angoli più nascosti, quelli
facilmente tramutabili in narrazione poetica; in miraggio sociale; in ritratti
alla cezanne, che non mirano a una mera rappresentazione della natura, ma ad
afferrarne l’essenza. Questa la nuova pubblicazione della scrittrice che si
snoda su un percorso narrativo sul filo del romanzo: dallo shock di Alessandra
agli splendidi colori di Taj Mahal, dalla festa di Diwali ai tetti a forma di
tronco di piramide, fino alle parole con cui il piccolo Emanuele si rivolgeva a
colui che in realtà era il suo nonno. Una serie di vicende tenute insieme
magistralmente dalle occhiate di Alessandra e Michele, e di altri personaggi
vicini al mondo di Ester; tutti attenti osservatori e commentatori di paesaggi
antropici e naturali; di psicologiche
riflessioni sulla vita reale. Non vi
resta che acquistare il libro; ne trarrete esperienze umane e culturali di
grande valenza etica. D’altronde il compito del critico è quello di
introdurre e non di svelare. A voi la
lettura.
Nazario Pardini
Sto leggendo il libro di Ester e non posso che confermare ogni singola parola del professore Pardini. Un acquisto necessario per una lettura che scuote e poi rinfranca.
RispondiEliminaRingraziare semplicemente, anche se con tutto il cuore, Nazario Pardini è troppo poco. Egli mi ha onorato della sua lettura critica che va ben oltre la recensione della raccolta di cui si tratta. Ho conosciuto Nazario nel 2012 in occasione della cerimonia di premiazione di un concorso letterario. Dopo quell’incontro, gli inviai le mie prime due raccolte di poesie e poi, di volta in volta, tutto quello che ho pubblicato. Mi ha sempre dedicato tempo e attenzione recensendo ogni mia pubblicazione e curando la prefazione della mia terza raccolta di poesie. Posso, quindi, affermare che mi “conosce” molto bene come autrice e come persona. Non mi meraviglia, pertanto, questa sua lettura critica che riguarda tutta la mia opera e la mia personalità. Egli ha dimostrato di conoscermi tanto bene da svelare a me stessa alcune mie peculiarità caratteriali. Si, è vero: “la mia anima è sempre sul campo di battaglia” per catturare con “tanta capacità di osservazione ogni angolo di cielo o ogni frammento di luce od ogni palpito di natura” ma anche “tanta realtà, tanto sociale”. Così come è vero che “tutto è reale, autobiografico” … “che i personaggi sono veri”, dacché effettivamente non amo i “voli fantasiosi”. Ritengo, infatti, che la vita possa offrirci tutta la possibile gamma di situazioni, condizioni, stati d’animo nostri e altrui che, spesso, superano di gran lunga quelli che la più fervida delle fantasie riesce a immaginare. Essa ci offre, quindi, occasioni per conoscere e conoscerci, per riflettere, per comprendere.
RispondiEliminaParafrasando Cicerone direi che “vita magistra vitae”, cioè che la vita stessa è maestra di vita.
Infine, non so se sono davvero in grado di fare della mia vita un’opera d’arte; comunque, grazie Nazario per avermelo detto. Sono le parole più belle che un autore desideri sentirsi dire!
Ester
Grazie a Ester per un plauso tanto umano quanto critico. E che la scrittura ci sia sempre vicina in questo mondo che vuole essere raccontato....
RispondiEliminaNazario
Ottima recensione! Pardini è sempre profondo e sa entrare nelle pieghe di ciò che legge... Un vero Maestro!
RispondiEliminaDomenico Pisana