Franco Donatini, collaboratore di Lèucade |
Scrive
Magritte “Io ho utilizzato la pittura/ per rendere visibile il pensiero”. Un romanzo di grande intensità umana ed
artistica, questo di Donatini, il cui tracciato ci fa vivere la storia
proteiforme di questo uomo pensatore attivo e fattivo. Franco Donatini, docente
universitario, scrittore, critico, d’arte, vincitore di molteplici premi
letterari, collaboratore e partecipante di trasmissioni televisive quali Linea Blu, Rai Utile, ed Evoluti per caso
sulle tracce di Darwin, è autore, anche, di poesia e narrativa:
pubblicazioni: In viaggio con Patrizio
Roversi, (2008), Galileo, I giorni della cecità con prefazione di Carlo Rubbia, Intorno
a lei. Chagal, amore e arte (2009), Giuseppe Verdi e Teresa Stolz. Un legame
oltre la musica (2011), … Modigliani, mon amour (2014), Lautrec, anima di Montmartre (2015),La
nostra vita con Dalì e Il mulino dei sogni, glorie e disgrazie del nucleare.
Basta leggere la biobibliografia di Donatini per rendersi conto della sua
versatilità; del suo impegno scritturale e di ricerca. Il libro scorre limpido
e chiaro coi suoi rimandi figurativi e di icastica visività; con il suo
linguismo paratattico e apodittico il cui obiettivo è quello di trasmettere
contenuti nuovi e affascinanti partoriti da una curiosità impellente, anima
ispirativa dell’Autore. Sì, i suoi argomenti sono plurali, artistici, e
narrativi; e il suo obiettivo è proprio quello di comunicarli con metodo
scientifico e filologico. “Il libro narra gli anni della vita di Magritte, che
vanno dal 1920 al 1940, i più importanti sia riguardo allo
sviluppo artistico che alla sua vicenda umana. Aderisce al surrealismo fino a
diventare, assieme a Dalì, uno dei maggiori e più significativi rappresentanti.
Questi sono gli anni in cui vive esperienze che influenzeranno il corso della
vita come l’incontro e il matrimonio con Georgette, sua musa ispiratrice; amicizia con artisti surrealisti, la relazione con Sheila, testimonial del movimento surrealista inglese...", (dal risvolto di copertina). Arte, amore, confessioni.
Importante la figura dello psicologo amico, vicino ai momenti più difficili
dell’Artista, che riuscirà a creare quell’equilibrio determinante per i
comportamenti successivi. Quindi un succedersi di azioni che riguardano aspetti
psicologici, introspettivi, e umani. La totalità dell’insieme è offerta da una
mano adusa alla scrittura, che, con le varie tecniche della narrazione, dalla
sequenza descrittiva alla introspettiva alla narrativa, ci offre un quadro
completo di una storia; della vicissitudine di un grande artista, sì, ma
soprattutto di una persona; di un uomo che attraverso fasi culturali e storiche
forma la sua epistemologica Weltanschauung senza mai essere pago di un punto
di arrivo; inquieto e tormentato in una navigazione verso un’isola
irraggiungibile; verso un porto a cui ogni essere umano vorrebbe approdare, pur
cosciente della improbabilità dell’impresa. D’altronde è proprio tale irrequietezza
l’anima della conoscenza; il tormento, anche, di essere in parte dei Dedali, e
nell’altra degli Icari, che ognuno di noi vive in prima persona. Undici i capitoli contraddistinti da numeri
romani. La conclusione, Ultimo addio,
è stesa con un animo spesso in preda a
nostalgie e tristezze di romantica memoria, dove descrizioni di preziosa
collaborazione emotiva fanno da supporto ad una scena fra onirico e realtà: “…
Fuori era calata la notte, la nebbia si era completamente dissolta e una
sottile falce di luna brillava nel cielo terso”.
Nazario Pardini
Nazario Pardini
Nessun commento:
Posta un commento