MARE
Ai bordi pietrosi dell'acqua,
in un luogo di mare.
Dinanzi, la cara figura
immersa alle caviglie
nel gioco bambino di spruzzi.
C'è un grande silenzio. È
l'ora del giorno
in cui tutto prende riposo: il
cielo velato,
le automobili ferme, il
giovane
poco distante insegue le spire
della sua sigaretta.
E io?
Io ti guardo, mare,mare
tranquillo di lieve sciacquio.
Sembri fatto,così a me vicino,
di brevi conche che riflettano
il cielo.
Tu sei un'infinita sequenza di
palmi
che vani raccolgo nei miei, a
scrutare il mio volto
riflesso.
Esso cambia a ogni moto,
è luce e penombra, è limpido e
oscuro.
Ma l'attimo passa e mi scivoli
via tra le dita.
Ti riprendo e mi sfuggi, mi
ritrovo e mi perdo.
Chi sono?
Il lento cullarsi del mare è
apparenza, è sostanza?
Acqua, acqua, acqua soltanto
© GdL
Un cantico al mare, denso di pathos, immaginifico, iperverbale, eppure musicale. Un ritorno al grembo? Nel leggerlo ho avuto la sensazione che fosse così...
RispondiEliminaMaria Rizzi
Sempre il mare ha suscitato in me la sensazione del ritorno, di qualsiasi ritorno, perché l'onda ritorna alla riva...e rifugge.Così niente è certo e definito, nella vita. Grazie per le sue parole
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