Elena
Salibra. Dalla parte dei vivi. Manni
Editore. San Cesario di Lecce. 2019
Un
viaggio di odisseica tensione nell’epos privato della poetica di Elena
Salibra
Poesia
di una vita, una vita in poesia, questa di Elena Salibra. Un corposo volume
editato per i tipi di Manni Editore nel 2019, che fa del verso il mezzo più aderente per rivelare
le ontologico fragranze di un patema esistenziale. Tante le chiavi di lettura per
interpretare la ragnatela degli intendimenti umani e oltre: lo psicologismo, il
naturismo, il sociale, la vicenda umana che riguarda da vicino il percorso
esistenziale della scrittrice. Credo che sia opportuno tirare in ballo, fin da
subito, un lacerto della nota del
curatore che si propone di intendere e di significare il focus di cui si sente,
l’autrice, attiva e fattiva interprete: “Questo volume riunisce le cinque
raccolte poetiche di Elena Salibra pubblicate nell’arco di un decennio e si propone al lettore innanzitutto come un
libro sulla memoria. “La memoria è una strada che si perde/e si ritrova dopo
un’ansia breve”, recita l’esergo di Vers.es, rievocando uno dei luoghi più
felici de La capanna indiana per eleggere
l’amato Bertolucci, figura onnipresente nella ricerca della Salibra, a nume tutelare
della sua poesia… Ma Bertolucci, subito dopo, aggiungeva, con forte enjembement, la parola “tranquilla”:
l’ansia dello smarrimento si esaurisce così nella pacificazione di un io che ha
ritrovato, come la “stella del fondale” di s
sette e di In vena, la sua stabilità,
la sua “giusta posizione”.”. La poetessa fa della vita un poema odisseico. Un
poema in cui è facile leggere le emozioni e i pensamenti. Quello che subito ci
attrae e ci convince è il verso, la parola, il verbo, il monema, il lessema. Un
lavoro da cesellatrice, da artefice, da artigiano del sintagma. Le iuncturae fonetiche
scorrono articolate e veloci; appropriate e significanti; senza un uso eccessivo
o improprio di figure retoriche e artifici vari. Il contenuto a volte di stampo
filosofico-culturale, che risente in parte del ruolo umanistico-universitario
della scrittrice, sono affidati ad un verbalismo piacevole e armonioso. Ma
veniamo al testo per indagarne a livello filologico la struttura. Il titolo
generale: Dalla parte dei vivi, che
di per sé dà già l’idea di un’indagine; delle relazioni di coloro che di questo mondo fanno parte;
dei loro intrighi umani; della loro inquietudine del vivere e del ricordare. Cinque
le sezioni che corrispondono ai titoli delle opere pubblicate: Vers.Es, Sulla via di Genoard, Il martirio
di Ogigia, La svista, Nordiche. Cultura, storia, humanitas, biografia,
interiorità come ben rileva il prefatore: “…Emanuele Trevi ha scritto che
“nella sua essenza più profonda la poesia è la forma suprema della biografia””.
Un nostoi, un ritorno il cui tragitto non sempre è liscio in un mare in
bonaccia, ma che spesso si imbatte in perigli e bufere che mettono alla prova
la resistenza della imbarcazione; quella della pluralità scritturale volta a reificare i tanti contenuti che riguardano
l’uomo e i suoi contorni vitali. Trecentotrentacinque pagine in cui la Nostra
racconta di sé, del suo essere dalla parte dei vivi, del suo osservare, del suo
esistere con tutte le magagne che ciò comporta, “Sola e straordinariamente
limpida ferma, consapevole, ferocemente sincera, e spudorata”, per dirla con la
chiusa della prefazione a firma di Marco Santagata:
da
Capodanno 2000
(…)
Siamo
ancora insieme uguali e lenti
nei
due passi di danza appena aperti
al
fuoco degli anni – usciamo allo scopertoù
a
ricalcare i disegni delle stelle
a
In vena
(…)
Vi
guardavo negli occhi. Cosa c’era
che
non capivo degli antefatti…
grazie. T’ho messo in
difficoltà, ora
c’ho voglia di andar via…
nelle terre
del nord, ma lui ha freddo e
non vuol partire
Il
volume si conclude con una dovizia di Note dell’autrice, del curatore e con una
scheda bio-bibliografica di significanza epistemologica atta ad approfondire le
tematiche dei testi.
Nazario
Pardini
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