Francesco Casuscelli, collaboratore di Lèucade |
Leggere
la poesia di Emanuele richiede tempo non si può interrompere tra una pagina e
l'altra, bisogna dare respiro a queste parole che con moto tellurico ci
scuotono per frantumare tutte le maschere quotidiane. L'anima è il mare ci
offre diversi punti di osservazione sulla realtà e sulla vita. Essa infatti, ci
dona la calabresità di Emanuele viva ed energica, e assorbe tutti i contrasti
di questa terra. Dai colori di uno splendido mare, dal rigoglioso verde dei
corsi d'acqua e delle montagne, dai paesaggi selvaggi e arsi, tutto si fa
sintesi nelle sue parole. Ma accanto a tutte queste meraviglie naturali si
contrappongono le anime nere che attraversano il territorio come metastasi
disseminate capaci di essere ovunque a corrompere un tessuto sociale fragile.
"Non
chiamatelo favore, vi prego, /il grido della ruggine dei chiodi/il pianto
proveniente dalle vene/dagli occhi delle spine acuminate..."
Le
dissonanze, i contrasti a volte spigolosi sono una delle tante caratteristiche
della sua scrittura che come i fichi d’india della copertina punge con le spine
ma se applichi destrezza a maneggiare il frutto riesci ad aprire e assaporare
la polpa gustosa del frutto. Una scrittura schietta che richiede impegno nella
lettura che con svolgimento ritmico alto e basso, forte e piano, riesce a
rendere armoniche anche tematiche di denuncia. "È lì che nasce il
pane/tra lucertole che strisciano,/i roditori che divorano/l'ombra dei morti
sulle pietre..." . Si può apprezzare quanto le rime siano spontanee
non ricercate ma presenti nelle corde espressive dell’autore.
Ma gli
orizzonti della sua poesia non si fermano al territorio ma si espandono con
slanci emozionali verso la Siria, il mare mediterraneo proponendo tematiche di
una poesia engagé, che abbraccia le diverse figure della cronaca quotidiana.
Come scrive Domenico Pisana nella prefazione " Aloisi sa darci gli attimi
del suo esserci tra metafore e simboli, tra memorie e denunce."
"al
velo nero ho rinunciato/in cambio di una pietra/e del tuo nome inciso,
madre./Che non sia eterna l'agonia, /vana/la mia crocefissione. "
Qui il
poeta sembra suggerire che per vivere non basta essere vivi che vivere è
qualcosa che si impara con amore e sofferenza per trovare l'equilibrio chiamato
compassione. Vivere quindi, con passione mettendo entusiasmo nelle azioni e
attraversare il tempo con generosità per raggiungere sempre la verità.
"Il
sangue non ha età/e non discrimina le fiamme/ma quanto bruciano lo sa
l'amore..."
Un
posto speciale meritano le poesie dedicate agli affetti più cari in cui emerge
una peculiare intenzione a rivelare i sentimenti più profondi e più veri che
mettono a nudo quelle fragilità che solo i poeti sanno rivelare senza timore,
facendone il perno con il quale tentare di sollevare il mondo.
"per
non incidermi lo stesso chiodo/nel punto dove sanguina la carne, una domanda
che non si è arrestata:/che cosa ho fatto per mio figlio/quale futuro lascerò
ai suoi giorni? "
Domande
che inducono a riflettere sul ruolo educativo, sugli sprechi di risorse e sul
consumo del territorio. Quale pianeta lasceremo ai nostri figli, se non
invertiamo la direzione della crescita verso un percorso più sostenibile. Il
poeta si esprime con naturalezza, trasparenza e vigore con una valenza
espressiva che tocca e punge la carne per risvegliarci dal torpore
dell’apparente benessere che ci ottunde, mettendoci di fronte alla
responsabilità delle scelte per garantire la continuità alle future
generazioni.
In
questa seconda raccolta il nostro si esprime con una grammatica cromatica
molto forte sintomo di una maturazione che genera parole feconde di umanità per
dare espressione all'inespresso o a quello che è troppo doloroso per potersi
dire.
Una
raccolta preziosa che già nel titolo e nell'accattivante copertina esprime un
varco poetico invitante ad entrare nella vita di un uomo che si lascia
attraversare dal mare che è anima e poesia.
Il
mare dell’amore (ai nostri figli)
E se
vuol dire amare
vivere
vorrei
non smettere di amarvi mai
amarvi
amarvi fino a vivere e non smettere
fino
ad immergermi di nuovo
nella
salsedine di un mare azzurro,
che
discrimina una carne,
che
non discrimina una pelle,
la
terra che rimane sotto le unghie
come
il ricordo di un cordone,
come
l’aborto di una vita,
lenzuolo
insanguinato di una morte
una
speranza naufragata altrove
in
questo mare che non ha memoria,
non ha
più il legno di una culla azzurra.
In
questo mare che disperde il riso
e
sulle bianche vele
il
riso il pianto di una barca
e di
un bambino che non sarà uomo
non
sarà grembo da donare vita,
la
vita che non ha le braccia
per
abbracciare un figlio, per inseguire un padre.
E se
vuol dire amare
vivere
vorrei
lasciarvi una conchiglia,
una
conchiglia bianca.
Per
vivere la porterete in tasca,
di
tanto in tanto,
sul vostro cuore poggerete il suono,
mi
basterà per vivere
amarvi
amarvi fino a vivere e non smettere.
Non
c’è bisogno di vedere il mare,
vi
basterà sentirlo
sentire
dentro il mormorio dell’onde
la
voce un padre tra le spume
e di
una madre che vi parla
vi
cullerà per sempre
nella
salsedine del mare azzurro.
Grazie al professore Pardini per l'ospitalità e a Francesco per l'inattesa e gradita nota critica. Soltanto una cosa Francesco, forse volevi dire assonanze, poiché alle rime sono allergico. Non amo la poesia costruita, è vero, e ti ringrazio per averlo evidenziato, come attentamente hai sottolineato un'altra cosa, ovvero la duplicità linguistica che un po' riflette il mio modo di essere: apparentemente spinoso ma dentro esageratamente fragile. Grazie Francesco. Emanuele Aloisi.
RispondiEliminaUna nota critica molto profonda nella sua semplicità, nello splendore di un animo sensibile, d'altronde le poesie di Emanuele Aloisi sono ricche di sentimento, di immagini forti sia nel dolore che nell'amore. L'amore per il mare, la Terra come radici e valori, nido di figli e futuro, passato mai dimenticato e ricco di passioni. Complimenti al poeta e amico Emanuele, e a Francesco Casuscelli per la sua lettura critica e attenta. Franca Donà
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