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mercoledì 11 settembre 2019

NORMA MALACRIDA: "POESIE E RETROSPETTIVA"


Due nuove poesie di Norma Malacrida con note recenti per una Manifestazione 
che  

il Comune di S. Martino in Pensilis, nel Molise, ha voluto dedicarle con una retrospettiva sulla sua poetica, in occasione della riapertura del Centro Culturale con Concorso annuale di Poesia "NUOVA ARCOBALENO" di cui faceva  e farà parte come Presidente di Giuria, rimasto chiuso per alcuni anni per "motivi logistici" (mancavano fondi). Una serata di attenta accoglienza da parte di un folto Pubblico…




INCONTRO CON LA POESIA
RETROSPETTIVA POETICA di NORMA MALACRIDA
Venerdì 16 agosto 2019 Cortile Famiglia Tozzi (Largo Baronale) –
          S. MARTINO IN PENSILIS

E’ un momento di grande emozione essere di nuovo qui dopo oltre cinque anni di assenza per chiusura del Concorso “ Nuova Arcobaleno” per motivi logistici. Una decisione che mi aveva spiazzata completamente nel vedere vanificati anni di lavoro di tutto un gruppo, che ci aveva creduto dal primo momento nel creare in poco tempo un Concorso dedicato alla Poesia con uno spirito volontario, lavorando in piena serenità e condivisione di impegni, in una tensione forte di esserci per contribuire in modo sano e senza nessun altro interesse se non valorizzare la Poesia in tutti i suoi modi di essere rappresentata come nobile forma d’arte. Ed è con questo spirito che siamo di nuovo qui per riprendere il filo che fa da tirante per riaprire una nuova finestra che permetta di scoprire più vasti orizzonti. L’iniziativa della riapertura è partita dal nuovo Consiglio Comunale di S. Martino al quale va una nota di stima per la priorità di inserimento dell’iniziativa nei nuovi programmi di lavoro.
 E’ un’iniziativa che parla di bene comune che non si quantifica in cose, ma attiene alla sfera della conoscenza e denota di privilegiare uno degli elementi prioritari della Cultura: la POESIA, relegata in questi ultimi decenni,  a sterile Cenerentola, non considerata, rispetto alle altre forme d’arte, umiliata, diseredata della sua funzione estetica ed etica che le permetteva in passato di scavalcare i recinti dell’effimero, della superficialità per concedere all’uomo di salire i gradini dell’autenticità e del sogno; ad ascoltare battiti di pensiero provenienti da sollecitudini di quella parte misterica di noi che vuole liberarsi di coltri nebbiose di smog quotidiano e librarsi in volo per venire allo scoperto. E ascoltare le voci di dentro, per dirla con il grande Eduardo che permettano a quella parte misterica di noi, spesso trascurata o dimenticata per fretta o per ignavia, di interrogarci sul significato della vita per cercare risposte, riflettere su luci ed ombre del quotidiano e trovare la pista giusta da seguire per avvicinarci al “Vero” facendo in modo che le orecchie stanche per il vociare dei nostri giorni insulsi trovino il riposo, come affermava Cicerone e, nel silenzio e al di fuori della chiacchiera trionfante vuota e gracchiante che ci accompagna da mattina a sera, trovino le coordinate giuste per far risuonare il Verbo, nell’interpretazione biblica, la voce d’anima, priva di maschera protettiva imposta dall’io, quella vera, la sola capace di realizzare “la triplice purezza” come Ghandi chiamava, l’insieme magico di parole, pensieri e azioni.
Siamo qui, stasera per una retrospettiva che vede protagonista la mia poetica in un excursus per ritenere in mano l’evoluzione del mio rapporto con la Poesia, in un concetto spazio temporale. Spazio come location, e mi si perdoni l’inglesismo, ma forse è da usare per dare un tocco di ambientazione più precisa rispetto al modo come  si inserisce nella mia poetica: terra, mare, monti, angoli, i più remoti, che fanno da cornice alle azioni umane; tempo come forza che travolge, affatica, talora accarezza  le nostre vicissitudini, ma ineluttabilmente va, evolvendo ogni cosa nel suo percorso.
Come nasce dunque la mia poesia?  Per me è un bisogno ineludibile e irrinunciabile sia a livello di fruizione che di ideazione, quando l’ispirazione con i sui afflati mi si fa accanto; ma senza forzature, con un distacco che non mendica mai per sterili arrivi. E’ una magia che si attua quando il foglio mi diventa amico fidato al quale comunicare, senza veli e paura di ferire o di essere ferita in uno stato di catarsi, quei sussulti di felicità, quegli arrovellamenti di dubbi improvvisi, di incertezze, delusioni; di incanti e disincanti, quei sussulti di felicità che non so da dove vengano all’improvviso o di dolori inconfessati chiusi a chiave e arrugginiti dal tempo che chiedono di rimettersi a nuovo e palesarsi.
Allora e solo allora, sotto la spinta vitale di una grande emozione e nell’armonia che nasce da una scelta di lessemi appropriati nella loro significazione e disposti in campi semantici di largo sentire, può nascere un’Opera degna di entrare, per rimanere, nell’Eden della POESIA. E tutto in un silenzio amico che raccoglie, in una forma di solitudine scelta per cercare di scrutare la realtà, ascoltare battiti di pensiero, incontrare gli altri cercando di empatizzare e immedesimarsi in loro per tenere in mano la vita, in ogni elemento in esame. E aspettare  che si decantino in zone segretate d’anima dove scrostati dalla patina rugginosa di vissuto e liberi da  pastoie risalgono in superficie vestiti di BELLEZZA, per volare, ebbri di forza rinata, per cieli azzurrati di POESIA  . 


TEMPESTA DI RICORDI

Tempesta di ricordi
in notti senza stelle
a inventare lucciole fittizie
in stanze solitarie.
Tempesta di ricordi
pagine ancora intonse
chiedono a gran voce di salire
da bui recessi d’anima.

Cercano saggezza per rappresentarsi
in respiri di parole nuove
per librarsi in volo dalla prigionia
coatti come sono
tenuti alla catena.

Strepitano in compressione
s’urtano
l’uno comprime l’altro
in ridda per venire a galla
dal lago limaccioso
che al fondo li trattiene.

E l’anima ormai stanca
non ha appigli, non ha difese
per l’affranco
libera
di non ritorno alleggerita.
E il tempo…il tempo
sempre più tiranno
corre veloce
e…
inclemente s’assottiglia.

  
PIOVE

Si è chiuso il cielo per grigia coltre
calata improvvisa
ad oscurar la valle
a  risalire in corsa pendii fino
al piano.

Solo la pioggia parla
con ticchettio frenetico di gocciole
che i vetri impreziosiscono
di perle.

Da tetti, dal cavo dei canali
lo scroscio della pioggia si fa nenia
che sveglia il brontolio
del tuono
in rotolio tra colli
come bimbo monello che gioca
a rimpiattino.

Corolle adorne da stille diamantee
ravvivano colori
come per festa lungamente
attesa.

Ed io schermata dietro la finestra
bevo emozioni
d’innocenza persa
per improvviso sogno
ridestato.

Norma Malacrida 





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