Canti
Pisani
Quello che
veramente ami rimane,
il resto è scorie
Quello che veramente ami non ti sarà strappato
Quello che veramente ami è la tua vera eredità
Il mondo a chi appartiene, a me, a loro
o a nessuno?
Prima venne il visibile, quindi il palpabile
Elisio, sebbene fosse nelle dimore d’inferno,
Quello che veramente ami e’ la tua vera eredita’
La formica e’ un centauro nel suo mondo di draghi.
Strappa da te la vanità, non fu l’uomo
A creare il coraggio, o l’ordine, o la grazia,
Strappa da te la vanità, ti dico strappala
Impara dal mondo verde quale sia il tuo luogo
Nella misura dell’invenzione, o nella vera abilità dell’artefice,
Strappa da te la vanità,
Paquin strappala!
Il casco verde ha vinto la tua eleganza.
“Dominati, e gli altri ti sopporteranno”
Strappa da te la vanità
Sei un cane bastonato sotto la grandine,
Una pica rigonfia in uno spasimo di sole,
Metà nero metà bianco
Né distingui un’ala da una coda
Strappa da te la vanità
Come son meschini i tuoi rancori
Nutriti di falsità.
Strappa da te la vanità,
Avido di distruggere, avaro di carità,
Strappa da te la vanità,
Ti dico strappala.
Ma avere fatto in luogo di non avere fatto
questa non è vanità Avere, con discrezione, bussato
Perché un Blunt aprisse
Aver raccolto dal vento una tradizione viva
o da un bell’occhio antico la fiamma inviolata
Questa non è vanità.
Qui l’errore è in ciò che non si è fatto, nella diffidenza che fece esitare.
il resto è scorie
Quello che veramente ami non ti sarà strappato
Quello che veramente ami è la tua vera eredità
Il mondo a chi appartiene, a me, a loro
o a nessuno?
Prima venne il visibile, quindi il palpabile
Elisio, sebbene fosse nelle dimore d’inferno,
Quello che veramente ami e’ la tua vera eredita’
La formica e’ un centauro nel suo mondo di draghi.
Strappa da te la vanità, non fu l’uomo
A creare il coraggio, o l’ordine, o la grazia,
Strappa da te la vanità, ti dico strappala
Impara dal mondo verde quale sia il tuo luogo
Nella misura dell’invenzione, o nella vera abilità dell’artefice,
Strappa da te la vanità,
Paquin strappala!
Il casco verde ha vinto la tua eleganza.
“Dominati, e gli altri ti sopporteranno”
Strappa da te la vanità
Sei un cane bastonato sotto la grandine,
Una pica rigonfia in uno spasimo di sole,
Metà nero metà bianco
Né distingui un’ala da una coda
Strappa da te la vanità
Come son meschini i tuoi rancori
Nutriti di falsità.
Strappa da te la vanità,
Avido di distruggere, avaro di carità,
Strappa da te la vanità,
Ti dico strappala.
Ma avere fatto in luogo di non avere fatto
questa non è vanità Avere, con discrezione, bussato
Perché un Blunt aprisse
Aver raccolto dal vento una tradizione viva
o da un bell’occhio antico la fiamma inviolata
Questa non è vanità.
Qui l’errore è in ciò che non si è fatto, nella diffidenza che fece esitare.
I Canti pisani - straordinaria poesia - sono un frammento del testamento spirituale di Ezra Pound (1885-1972): “Quello che veramente ami rimane,/ il resto è scorie …” Furono scritti da E. Pound durante la prigionia nel campo di concentramento di Pisa, e pubblicati nel 1948, durante una terribile detenzione, in una gabbia di ferro,( in attesa di una condanna a morte), costruita appositamente per lui nel cortile della prigione militare: dormiva sul cemento, avvolto nelle coperte , bruciato dal sole, bagnato dalla pioggia. Poi fu trasferito in America in un manicomio criminale.
RispondiEliminaPasolini che lo volle incontrare al suo ritorno in Italia rimase affascinato soprattutto dal Pound dei Canti Pisani di cui ammirava l'acquisizione del concetto di pietas ma anche lo stile denso, sintetico, la musicalità ora compressa ora ellittica. Il grande maestro di poesia aveva radici lontane e in fondo a lui molto vicine nel mondo rurale contadino americano. Il Canto LXXXI è di immediata lettura e suscita, conoscendone la storia, autentica commozione: “Sei un cane bastonato sotto la grandine,/ Una pica rigonfia in uno spasimo di sole,/Metà nero metà bianco/Né distingui un’ala da una coda/Strappa da te la vanità”, così come la condivisione per la sua malinconia giudicante: “Qui l’errore è in ciò che non si è fatto, nella diffidenza che fece esitare.” La poesia promette di redimerci, aprendo un varco a sconfinamenti sempre nuovi, in terre di nessuno e di tutti, in virtù dell'essenza magica della lingua e della musica.
Il commento di Maria Grazia è talmente esaustivo, che sembra davvero inutile aggiungere altro, mi limiterò a commentare lo stile di Ezra Pound, che adottava la tecnica cosiddetta 'del mosaico', ovvero tendeva a ordinare in collage, pezzo per pezzo, i vari frammenti, forse per sopperire al timore di perdere i tasselli delle storie. La tecnica è visibile anche in questa lirica, che nonostante il montaggio dei versi risulta quanto mai musicale e colpisce il lettore per l'incisività l'efficacia, la potenza espressiva. La comunicazione è un fatto ineludibile. Si evince la volontà di esprimere ciò che altri evitano di dire, l'eleganza e la cura delle parole. Un esteta che ha tratto dalla vita difficile la forza per esprimersi e dimostrare il proprio inconfutabile talento.
RispondiEliminaUn testo scritto in un lager è uno strappo nelle cuciture dell'esistenza, è l'inizio dell'assenza di dignità.
"Sei un cane bastonato sotto la grandine,
Una pica rigonfia in uno spasimo di sole"
Questi versi ne sono la dimostrazione. Un tormento che si vive e che non abbandona. Ringrazio per la poesia e abbraccio grata la cara e tanto dotta amica Maria Grazia.
Maria Rizzi
Il reiterato "Strappa da te la vanità" è un leit motiv che esorta a restare umili. "Ti dico strappala", poi, è vera e propria intimazione - almeno a me piace pensarla così -, "non fu l’uomo
RispondiEliminaA creare il coraggio, o l’ordine, o la grazia", "Impara dal mondo verde quale sia il tuo luogo".
Pound scrive da un campo di concentramento, mentre attende un'esecuzione. Non è mai stato tanto attaccato alla vita - parafrasando chi come lui ha conosciuto l'efferatezza della guerra - come in quel momento. Azzardato il confronto? Può darsi, eppure - al di là di qualunque ideologia - solo così si combatte l'unica guerra degna di essere combattuta: quella con se stessi.
Sandro Angelucci
Ottimo
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