IL LINK:
Nazario Pardini dedica a MATERA
MATERA
E si mostrò d’un tratto
a me davanti come un formicaio
la bellezza dolente di Matera.
Un gigante sconfitto prono a
terra
a sbirciare con sguardi
semichiusi
la fossa erosa dal canto delle
piogge.
E intorno gli occhi aperti
della sera
ad accendersi in lumi di un
presepe
poggiato sulle Murge materane.
Capii gli intrighi annosi
degli umani,
l’adorazione mista del Creato
nelle chiese rupestri
incastonate.
Capii quanto sfavilli nel
selvaggio
panorama
sconnesso dei dintorni
la parte divina che dell’uomo
fa mistero celeste fra i
mortali.
E ti lasciai, pensoso, terra
di greche sponde,
di ancore sommerse, di
sibariti lussi,
di lucani pastori, di
trabucchi.
Meraviglia che tengo dentro me
come tu fossi mia. Oh Matera,
un melanconico richiamo di te,
che alla storia sai stringere
la mano,
mi prende e mi cattura. E
rivivo,
ora che gli anni hanno reso
fino
il dolente riposo dei tuoi
sassi,
la solitudine ardita del tuo
manto.
Grazie prof..per la sua POESIA che mi onorerò a inserire, previo suo consenso nell'antologia del premio, ovviamente questa. Quella umana la porto in cuore. Emanuele Aloisi
RispondiEliminaUna vera e bella anzi bellissima poesia. Con questa credo di aver capito il vero significato quando Lei, Prof. Pardini, mi dice a telefono che "siamo rimansti in pochi a scrivere poesie con tale stile", per me intramondabile e sempre attuale. Pasqualino Cinnirella
RispondiElimina