Cinzia
Baldazzi legge “Destinazioni”,
raccolta poetica di Nunzio Buono
Nunzio Buono
"DESTINAZIONI"
prefazione Cinzia Baldazzi
nota introduttiva Carla Maria Casula
postfazione Domenico Pisana
edizioni Luci della notte, 2019
pp. 64, € 12,00
Le “destinazioni” alle quali conduce la silloge
di Nunzio Buono, transitando dalla terra al mare, in «un treno che passa», nel
naufragio «di un pensiero profondo», ripropongono in chiave lirico-simbolica il
quesito indelebile formulato da Immanuel Kant nel 1772 in una lettera rivolta
al medico e filosofo tedesco Markus Herz:
Ho chiesto a me stesso su
quale base si fonda il rapporto fra ciò che in noi si chiama rappresentazione.
Tali fondamenta, per il nostro poeta, potrebbero
essere le parole scritte con in mano una matita (rinviando all’atmosfera di precarietà
diffusa della precedente raccolta), ovvero - citando la mia prefazione a Voli a matita - segni-segnali capaci di «definire
razionalmente l’informe, testimoniando anche l’inquietudine, l’angoscia
suscitata da un oggetto distanziato ed essenziale al quale non vorremmo
rinunciare nella realtà o nella memoria in corso».
E così, nelle note introduttive a Destinazioni, Carla Maria Casula
sostiene «il dipanarsi dell’amore, la gioia soffusa che sboccia dal sentimento,
il ricordo, il rimpianto, la nostalgia»; inoltre, «i picchi umorali sono
cantati con armonico equilibrio, senza mai indulgere all’eccesso, nel solco di
quella impalpabile (eppure ben percepibile) stabilità che riflette
costantemente eufonia». In un discorso del genere, Buono mette subito in gioco
il terreno semantico all’origine del termine “apprensione”, favorendo la maniera
in cui, sempre a parere della Casula, «il microcosmo percettivo viene declinato
con dolcezza ma, nel contempo, con intensità, grazia nell’esposizione e forza
comunicativa, per attribuire compiutezza al concetto di “bello” ed elevarlo
sull’altare del tempo sempiterno».
Nella seconda stesura della Critica della ragion pura (1787) il
vocabolo “apprensione”, nel significato di «conoscenza di un oggetto», svolge
un ruolo decisivo e dinamico, in quanto se ne ricava un ruolo sintetico di vitale importanza. Spiega,
dunque, Immanuel Kant:
C’è… in noi una facoltà attiva
della sintesi di questo molteplice [delle “percezioni”] che noi diciamo immaginazione, la cui operazione, in quanto si esercita
immediatamente sulle percezioni, io dico apprensione.
Tradotta in metafore o metonimie, tale
fenomenologia trova riscontro nei versi di Nunzio Buono:
Sarò dove mi senti e non vedo
tra quelle mura vive d’altri
luoghi.
Da me a te c’è una linea
invisibile di suoni.
Mi penserai come un vissuto.
[Dove
arriva il mare]
Ma come traduciamo il mondo visibile in
sensazioni, in fonti ispirative? Così risponde Luigi Scaravelli nel saggio Kant e La fisica moderna (1947):
Nell’interno dell’intelletto e
della sensibilità, la sensazione non risulta che come «modificazione», come
lettera dell’alfabeto che noi compitiamo per poter poi leggere il libro dell’universo
sensibile quale esperienza; senza curarci né della prima lettera di questo libro, né di come mai possa essere, anzi è a noi presente. Risulta invece come
“affezione” alla ragione, la quale non si contenta di leggere il libro
lasciandosi incantare dal racconto, ma vuole liberarsi dal magico fascino e
vedere… al di sotto dell’incanto.
Tra i versi di Destinazioni ricorre di frequente una simile attenzione al
tracciato dell’esperienza che conduce la «sintesi di percezioni» all’«accrescimento
dei concetti» fino all’«ampliamento della conoscenza»:
Lo spazio era fermo.
La Senna muoveva il silenzio
dei pensieri.
Ci siamo guardati. Ricordi?
quante volte
ti ho portata in quello spazio
di pensieri e il pensiero era fermo
lo stesso pensiero fermo.
Uguale alle tante volte.
Ma questa volta, ci siamo
guardati
e non era la stessa lacrima
che ci sapeva lontani.
[Pont
Saint-Michel]
Nella teoria kantiana della sensibilità, la
«recettività» è la «capacità che il soggetto ha di venir modificato»:
Un giorno siamo stati
l’impossibile.
Prima d’incontrarci non
avevamo gli stessi occhi.
[Quello
che resta]
Fino ad arrivare all’omaggio di natura
ontologica reso da Nunzio Buono alle stesse lettere dell’alfabeto, grazie alle
quali sembra davvero possibile «leggere il libro dell’universo sensibile quale
esperienza»:
Nella parte bassa della
camicia due consonanti.
La mia, la tua accanto poco
sotto il cuore,
si parlano ancora.
[Quello
che resta]
Prosegue Scaravelli:
Che poi noi non si abbia occhi
acuti abbastanza per vedere nulla delle cose in sé oltre al fatto che ci sono, né
voce per dir nulla più che ci debbono essere… questo conta poco.
Diviene invece fondamentale il pensiero
trasmesso nella trama di segni-segnali del messaggio poetico: il suo carattere
precipuo è l’unità, non essendo
qualcosa di disperso tra le varie sfumature proposte. Nella Critica della Ragion Pura, Kant portava
ad esempio «le singole parole di un verso»
che non costituiranno mai «un pensiero intero, un verso». Similmente, Scaravelli aggiunge come il «concetto della
unificazione» (esemplificato nella frase «capisco il libro che sto leggendo, o
che ho or ora letto») debba implicare, «oltre al concetto del molteplice e
della sintesi di esso, anche quello dell’unità
di esso». E questo tendere all’istanza unitaria può interessare dall’interno
una poesia, un dramma, una favola.
In tale contesto, nella postfazione a Destinazioni Domenico Pisana osserva:
Le trenta liriche della
raccolta sono ciascuna una “percezione empatica” della reciprocità scrutata e
della stupenda fascinazione immaginativa del poeta; sono un raggio del pensiero
dopo uno sguardo d’amore; (“… I tuoi occhi, la mia destinazione…”); sono la
spiaggia dove il poeta sosta per vivere la bellezza dell’amore e assaporare la
“noità”, ossia la fusione di un “Io” e di un “Tu” che diventano “Noi”; sono un
“… Un tempo lungo di memoria che non muore! Perché la loro destinazione è rappresentare
- direbbe il Getto - un’immagine viva dell’intimità”.
Siamo nel cuore di quell’iter di poesia coltivato da Baudelaire, Mallarmé e Valéry in
Francia, da Pascoli, Gozzano, Palazzeschi, Barbaro e Montale in Italia, e il
cui tratto distintivo è così sintetizzato da Luciano Anceschi:
Il tipo di scelta
istituzionale fatto dal poeta è anche l’indicazione di una sua scelta di fondo,
costitutiva del suo stesso essere, non solo come poeta.
Un cammino esteso, prolungato, che il nostro
autore non smette di indagare ed esplorare:
Dove sono andate
le poesie che si scrivevano,
quelle
col sostantivo e il verbo e la
consonante tra le vocali.
Ora, che l’apostrofo
dell’amore conta altre sillabe
e le nostre sono voci lontane.
[Il
cielo è basso]
In altre parole, se chiedete alla ποιητική
τέχνη di Nunzio Buono un panorama di sistemi, correlativi oggettivi, potenti
analogie, stile raffinato, allora Destinazioni
è il libro giusto.
Cinzia
Baldazzi
Ringrazio Adriano Camerini per
la collaborazione alla stesura del testo.
più che mai, è necessario che la poesia ci riporti alla spiritualità che abbiamo lasciato per amore degli oggetti
RispondiEliminaÈ vero, Valeriu: è indispensabile!
EliminaSenza la poesia, resta soltanto il vuoto.
RispondiEliminaHai ragione, Elio: senza la poesia rimane solo il deserto...
EliminaInteressante interpretazione questa lettura, un analizzare sin nel profondo suoni e significati, un rincorrersi tra versi e strofe, sfocianti in acuta e forbita analisi dell'amica Cinzia Baldazzi...come non apprezzare Nunzio Buono che conosco da vecchia data un poeta che sa cesellare versi e parole...da apprezzare le valutazioni poetiche sull'opera da parte di Carla Maria Casula apprezzata poetessa...complimenti vivissimi!
RispondiEliminaGrazie, caro Pasquale, per queste belle parole rivolte a tutti noi.
EliminaBelle e intense le poesie di Nunzio Buono e magistrale la recensione di Cinzia Baldazzi. La poesia è indispensabile in questo momento che unisce tutti noi senza alcuna distinzione. Viva la poesia e soprattutto se raggiunge vette così alte.
RispondiEliminaGrazie, Rosanna. Anche io penso che la poesia aiuti molto, sempre, ma sopratutto quando è in agguato solitudine e paura.
EliminaHo letto, cara Cinzia, e apprezzato molto la bella recensione!
RispondiEliminaGrazie per la stima dimostrata.
Elimina"Non sentirti cielo.
RispondiEliminaIl troppo verde ti partecipa ancora.
Un giorno piove, un altro
di sole imbratta i muri a questa stanza.
- anima sola
Accogli il centro.
Resta appeso ad un filo d’Agosto
il sogno dell’estate.
Tu aquilone.
E mi vesto di vento per raggiungerti". Ebbene sì. Ho fatto un percorso inverso. Poiché non conoscevo Nunzio Buono (lo confesso), ho preso casualmente dal WEB la poesia che ho appena riportato: "Anima sola". La vita nasce dall'amore, mi sono detto; e allora cerchiamo di capire meglio partendo proprio dall'amore. "Apprensione", dunque. E apprensione sia quella che permette la duplice possibilità di "apprendere" ("mi vesto di vento per raggiungerti") e di timore ("Non sentirti cielo. Il troppo verde ti partecipa ancora") di non raggiungere l'equilibrio tra corpo e spirito. E quindi anche "immaginazione", immancabile ingrediente di qualsiasi forma poetica. Da Königsberg chiosano: "Il cielo stellato sopra di me, e la legge morale in me". Non c'è dubbio. Kant è un caposaldo. Ma riagganciamoci alla terra, a quelle terrene sensazioni che tanto hanno incantato Thomas Hobbes, e vediamo che "Un giorno piove, un altro di sole imbratta i muri a questa stanza". Apprendimento che le sensazioni sono il vestito trasparente ed elegante dell'immaginazione. Grazie dell'ospitalità. Massimo Moraldi.
Grazie, Massimo, per il tuo commento ricco di spunti e di approfondimenti originari e stimolanti.
Elimina"Non sentirti cielo.
RispondiEliminaIl troppo verde ti partecipa ancora.
Un giorno piove, un altro
di sole imbratta i muri a questa stanza.
- anima sola
Accogli il centro.
Resta appeso ad un filo d’Agosto
il sogno dell’estate.
Tu aquilone.
E mi vesto di vento per raggiungerti". Ebbene sì. Ho fatto un percorso inverso. Poiché non conoscevo Nunzio Buono (lo confesso), ho preso casualmente dal WEB la poesia che ho appena riportato: "Anima sola". La vita nasce dall'amore, mi sono detto; e allora cerchiamo di capire meglio partendo proprio dall'amore. "Apprensione", dunque. E apprensione sia quella che permette la duplice possibilità di "apprendere" ("mi vesto di vento per raggiungerti") e di timore ("Non sentirti cielo. Il troppo verde ti partecipa ancora") di non raggiungere l'equilibrio tra corpo e spirito. E quindi anche "immaginazione", immancabile ingrediente di qualsiasi forma poetica. Da Königsberg chiosano: "Il cielo stellato sopra di me, e la legge morale in me". Non c'è dubbio. Kant è un caposaldo. Ma riagganciamoci alla terra, a quelle terrene sensazioni che tanto hanno incantato Thomas Hobbes, e vediamo che "Un giorno piove, un altro di sole imbratta i muri a questa stanza". Apprendimento che le sensazioni sono il vestito trasparente ed elegante dell'immaginazione. Grazie dell'ospitalità. Massimo Moraldi.
La poesia, a mio avviso, ci mette ali per volare. E' l'effetto che ha sempre fatto a me sin da ragazzina, quando mi rifugiavo nella mia cameretta a scrivere i miei versi o a leggere quelli dei grandi poeti. Mi rintanavo per volare ovunque nel mondo e questo, più che mai, ci può tornare utile in questo difficile periodo. L a tua recensione Cinzia è, come sempre, impeccabile e dotta ed arricchisce ulteriormente l'elegante raccolta dei versi di Nunzio Buono, poeta dalla penna delicata e lievemente malinconica che riesce sempre a lasciare profonde emozioni. Complimenti per questo sodalizio artistico così ben riuscito ed un caro saluto a voi.
RispondiEliminaCinzia Gargiulo
Grazie, Cinzia, per questo elegante e coinvolgente commento.
EliminaOgni poeta scrive quello che il cuore gli detta esprimendo emozioni profondamente racchiuse in lui. La poesia gli fa oltrepassare le barriere con la fantasia e lo porta a raggiungere qualsiasi "destinazione". Interessante la recensione di Cinzia Baldazzi.
RispondiEliminaGianna Costa
Cara Gianna, è proprio vero quanto da te espresso sulla poesia di Nunzio Buono e, in genere, su tutte le migliori poetiche.
EliminaGrazie.
Invitato alla lettura della sua analisi, mi congratulo con Cinzia Baldazzi che da par suo, riesce a dare senso e compiutezza alle poetiche degli autori trattati, dando alle loro opere un taglio erudito e profondo, partendo da una posizione di presentazione a lei congeniale che per chi la apprezza, è formativa ed accattivante per le nuove prospettive che genera. Chi infatti avrebbe potuto scomodare I. Kant ed il suo pensiero filosofico per trarne nuovi spunti se non lei?
RispondiEliminaCi lega a Nunzio Buono, una sincera e stimata amicizia di anni e di incroci in varie manifestazioni poetiche, pertanto non mi è difficile applaudire alla sua ennesima fatica letteraria così come non mi è difficile affermare che i suoi versi eleganti, raffinati, di grande sensibilità che aprono al nostos ed alla musicalità, possano fare breccia immediata sul lettore fino a gratificarlo.
Particolare ed interessante diventa invece nell’analisi, la disanima del pensiero poetico con l’applicazione dei principi filosofici. Essi divengono infatti, illuminanti e pregni di nuovo fascino allorché se ne coglie la nuova lettura ispirata all’ESSERE che fa di quella poesia un messaggio nuovo che sebbene possa apparire agli occhi dei più elitaria, riesce a soddisfare chi nella poesia non va alla ricerca del primo impatto ma ne approfondisce pensiero, significati, metafore e figure retoriche di cui Nunzio è sicuro interprete.
La poesia ha bisogno di questo, ha la necessità di farsi apprezzare anche e soprattutto nell’analisi e nel confronto con le fonti del pensiero.
A Nunzio ed a Cinzia va la mia stima ed il mio plauso.
Grazie, Carmelo, da parte mia, di apprezzare il taglio filosofico che cerco di dare in ogni caso, più o meno, alle analisi critiche. È senza dubbio uno sforzo ulteriore, sollecitato così in me, in voi autori e lettori: ritengo, tuttavia, sia un input proficuo - comunque maieutico - a varcare il mondo delle idee, in diversa misura presenti nella scrittura letteraria. Sono orgogliosa che tu condivida questa opinione come creatore di versi e conoscitore delle poetiche quale sei.
EliminaBravissima, Cinzia. È sempre un piacere leggere le tue recensioni. Mi piacciono perché, spesso, mi aprono a un nuovo punto di vista, la stessa fotografia della realtà scattata dal palazzo di fronte, dalla finestra per piano superiore, dalla mano più esperta, da chi ha colto il momento prima o il momento dopo dell'azione.
RispondiEliminaInnanzitutto grazie, caro Carlo, per la tua stima. Poi vorrei complimentarmi per l'efficacissimo paragone proposto tra il punto di vista dell'obiettivo fotografico e quello critico.
EliminaGrazie cara Cinzia, per la Tua appassionata e approfondita disamina. Come sempre ci stimoli ad "abbeverarci" alla fonte fresca e vivificante della poesia! A presto... speriamo
RispondiEliminaGrazie, Giancarlo, per aver apprezzato la mia disanima che voleva in effetti vivificare il più possibile la poetica di Nunzio Buono.
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