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mercoledì 8 aprile 2020

SERENELLA MENICHETTI: "INEDITI"



Serenella Menichett
collaboratrice di Lèucade









ERA NUOVA

Ci siamo ritrovati in questo tunnel
da un giorno all'altro, senza alcun sentore.
La luce è fioca il buio ci devasta
Il cielo non sorride e ci è negato il mare.

Il tempo è una fiumana che spaura.
L'un dall'altro distante, per la vita
teme. Ad aggredirci, invisibile,
letale morbo dall'oriente giunto.

Deserto intorno, solo gli ospedali
scoppiano di persone e sofferenza.
Scarseggiano giacigli e mascherine.
I giocatori "eroi" della domenica
lasciano i campi vuoti. Le partite,
solo vasetti senza contenuto.

Adesso in campo, dalla veste bianca:
uomini e donne sono decollati.
Unici eroi di un tempo che ci scrolla
da falsi miti ed esteriorità.

Tra le rughe del volto di quest'era
sofferenza e saggezza s’incontrano
Dopo una lotta sanguinosa e dura
traghetteremo poi in era nuova.


GLI ULIVI

Le parole esalano dal labbro semichiuso.
La vena esangue naufraga.
Lasciate che oggi le mie ginocchia si pieghino
davanti agli ulivi dell’orto.
C’è un sibilo così feroce nelle strade
che attacca il cemento.
-Lo senti-?
Penetra nelle meningi perfora la dura madre
come il tarlo fa con il legno.
Il corpo ha un dolore sordo.
Ed io mi lascio annegare in questo pozzo vuoto.


 PENSIERI

Oggi l’anima è una stanza vuota
senza finestre.
I ricordi galleggiano come in una
navicella spaziale.
La realtà ha una lama tagliente.
Che disintegra sorrisi.
Vorrei scuotere gli alberi di pesco.
Ricoprire il suolo di fiori.
Forse il mare che mi abita
è solo plastica.


SOSTITUTA D'AMORE

Che la parola sia nave bianca
a solcare il libero mare della rete.
Che divenga mercantile di luce
per illuminare marinai e naufraghi.
Che sgorghi in telecomunicazione
come ruscello a valle.
Onda calma che accarezza.
Vento melodioso e ameno.
Guida autorevole
in caso di bonaccia o di tempesta.

Nel proibizionismo d’abbracci:
Sia
sostituta d’amore.

 UN PONTE

Tornare là
dove ci siamo lasciati
Sulla sabbia calda.
Davanti ad un mare piano.
Uno tsunami ci ha trascinati in era ignota.
Un salto temporale ha deviato Il percorso del calendario.
L’auto si è inchiodata davanti a un baratro.
Il cambio non risponde alla retromarcia.
Memori di un passato lontano.
che qualcuno chiama normalità.
In questo presente dagli gli arti mozzati.
Attendiamo la costruzione del ponte.

 IL PENDOLO

Sulla parete, ondeggia lento, un pendolo.
Con passi di tartaruga distilla gli attimi.
All’alba sulla tovaglia bianca hai trovato un tempo intero.
Tondo e gonfio come pan di spagna ben riuscito.
Tutto è così immoto intorno. Le voci dei bambini
sono campanellini privi di batacchio.
Le grandi tovaglie allegre e ciarliere
riposano nei cassetti della credenza.
Il vento dell’angoscia strapazza i capelli alla betulla.
Un alito di speranza fa danzare rami di pesco.
Serpente viscido che sibila: il vuoto, striscia sulle strade.
Il silenzio è un gattone bianco
che balza sul corpo.
Con un sussulto lo accogli.
ha pelo morbido e setoso.
Lo accarezzi.
Lui fa le fusa.

 OGGI

In questo fermo immagine
in cui il tempo si dilata.
Lei, scende le scale.
Tiene in mano una lampada.
La sua fame di conoscenza è simile
alla fame d'aria, degli scheletri rinchiusi
negli armadi.
Oggi ha deciso di aprire le ante
Ha deciso di restituire loro:
corpo e voce.
Cerca i loro occhi,
attende il flusso delle parole.
Lascia che frecce velenose
scavino le vecchie ferite.
Che rivoli di sangue irrighino solchi secchi.
Che la falce strappi ogni malerba.
Si addormenta
nell'attesa di radici novelle.




1 commento:

  1. Una breve Silloge la tua, cara Serenella, che dimostra come la Poesia possa nascere anche dal sangue e dal filo spinato. I tuoi versi straziano e proteggono, fino a quando l'Arte vive la vita vince. E vive soprattutto la natura, amica mia, con le sue gemme, i suoi cinguettii, i suoi colori nuovi, i tramonti infuocati e le aurore luminose. Tu lo sottolinei e ti appelli a essa:
    "Vorrei scuotere gli alberi di pesco.
    Ricoprire il suolo di fiori"
    con rabbia colma d'amore e con una sorta di dolce invidia. Noi nel limbo; il mare, i prati, gli alberi, il cielo, i nidi nuovi in amore, figli di un'altra primavera. Sono tutti segni, Serenella, segni del nostro
    essere imperfetti e colpevoli. Non a caso, in prossimità della Pasqua, scrivi in modo magistrale:
    "Lasciate che oggi le mie ginocchia si pieghino
    davanti agli ulivi dell’orto".
    Tutti abbiamo modo di rimpiangere 'la normalità' poco capita, offesa, tradita; tutti abbiamo fin troppo tempo per ascoltare il silenzio, i lamenti di migliaia di anime e le grida di dentro.
    Sei entrata nella Storia con poderosa forza espressiva e immaginifica e soprattutto con umiltà.
    Grazie di cuore, Serenella, ti tengo stretta, insieme al nostro Maestro Nazario... 'nel proibizionismo d’abbracci' questi virtuali ci sono concessi.

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