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venerdì 22 maggio 2020

CLAUDIO FIORENTINI: "RIFLESSIONI SUL MONDO DELL'EDITORIA"


Riflessioni sul mondo dell’editoria


Claudio Fiorentini,
collaboratore di Lèucade

Pubblicare un libro per poi venderne trecento copie, per appendere una pergamena a casa, o per avere una recensione su qualche blog di settore... e poi basta, finisce tutto lì... a cosa serve? Meglio tenere le proprie opere nel cassetto? Non lo so. Oggi, di fatto, il risultato in termini di vendite (o di critica) che ottiene un capolavoro, non sempre differisce da quello che ottiene una mediocre raccolta di appunti: alla fine è grasso che cola se chi legge il libro sono pochi amici e parenti. Tutto questo perché si pubblica troppo (e male), e oggi, con il "self-publishing" (si direbbe autopubblicazione), ancora di più (e peggio). Il mondo dell’editoria, rispetto ad anni passati, è molto, troppo affollato: si pubblicano oltre 65000 titoli l’anno, esistono oltre 3000 editori, si creano blog ad-hoc che non frequenta nessuno, si organizzano milioni di presentazioni frequentate da pochi intimi... rispetto agli anni ’80, in cui si pubblicavano intorno ai 13000 titoli l’anno, c’è una bella differenza. E i lettori? Sono sempre intorno ai 23-24 milioni. Permettetemi anche di dire che non è vero che oggi si legge meno, basti pensare che negli anni ’50 la percentuale di analfabeti era vicina al 60%, e almeno fino agli anni Settanta è rimasta molto alta. Quindi direi che oggi si mette troppa carne al fuoco e le opere di qualità sono difficili da identificare.
Come fare, allora per trovare l’opera di valore in questo proliferare di libri? Occorre un filtro. Primo punto: abbiamo una certa editoria, soprattutto la piccola e media editoria di qualità, che con pochi mezzi e con molta fatica propone al mercato bei libri validi ma, non avendo mezzi economici sufficienti per un lancio pubblicitario significativo, non riesce a dare grande visibilità all’opera, per cui vendere 300 copie diventa un successo; secondo punto, abbiamo una certa categoria di concorsi letterari che vivono di volontariato e si sostengono solo grazie alla passione di giurati e organizzatori che non hanno i mezzi per promuovere l’opera premiata; successivamente abbiamo le associazioni, che fanno opera di promozione, che, però, troppo spesso si limita ai soli iscritti e difficilmente porta pubblico. Parliamone. Ma basta parlarne per orientarsi in questa giungla? Evidentemente non è sufficiente conoscere queste dinamiche per uscire dalla palude.
Tempo addietro pensai a una rete di associazioni che potesse identificare e segnalare opere degne di nota. Insomma, le associazioni, insieme, in maniera del tutto indipendente potrebbero formare una specie di comitato scientifico di qualità, super partes, non per dare un premio, ma per segnalare le opere degne di nota... credo che non succederà mai perché ogni associazione è un mondo a sé. Inoltre, un comitato scientifico spontaneo e indipendente non potrà mai essere costituito perché l'intellettuale onesto pone il dubbio come luce della sua mente: chi sono io per giudicare?
Allora fermiamo tutto? Qualcuno dovrà pur esprimere un'opinione, che sia comoda o scomoda, comunque necessaria per riuscire ad orientarsi. In poche parole, occorre un filtro che da una parte possa dare un aiuto agli scrittori che non sanno come muoversi e dall’altra aiuti il lettore a scoprire talenti meritevoli.
Cominciamo con l’editoria: esistono migliaia di editori, esiste l’autopubblicazione, esiste l’editoria on-line... I parametri per valutare gli editori sono, fondamentalmente, cinque:
1.     Qualità delle opere pubblicate (catalogo) – questo indica se l’editore è selettivo o no. Pubblicare la propria opera con editori che pubblicano di tutto, senza selezione, è sbagliato.
2.     Editing – l’editore che non ha un servizio di editing va evitato. Non confondiamo la correzione delle bozze con l’editing, che è un servizio molto più complesso. Un buon “editor” è capace di dire “questo concetto scritto a pag. 30 lo ritroviamo a pag. 72; questa parola la troviamo cinque volte in questa pagina; questo passaggio è troppo diluito mentre questo qui è troppo denso” e via dicendo, suggerendo modifiche o tagli che l’autore deve considerare e accettare, ridimensionando il suo ego, perché l’editor lavora per il bene del libro.
3.     Distribuzione – non è detto che una buona distribuzione porti il libro in libreria, ma è fondamentale che l’editore abbia una buona distribuzione, a livello nazionale.
4.     Continuo rapporto con lo scrittore – un editore che segue lo scrittore proponendo concorsi, presentazioni, ambiti promozionali, o semplicemente facendo due chiacchiere di tanto in tanto, è sempre meglio di un editore che propone chiacchiere. Alcuni editori beneficiano di programmi televisivi e radiofonici amici, ma di solito non servono a niente.
5.     Ufficio stampa – questo è il tallone d’Achille di molti editori, perché l’ufficio stampa, pur se efficiente, non permette grandi slanci promozionali. Quindi occorre accertarsi che sia, quantomeno, efficiente, e se possibile, cercate di avere un contatto diretto con il responsabile.
Vi sono punti minori che sicuramente possono essere oggetto di dibattito ma, a parer mio, se si soddisfano questi cinque punti già siamo a buon punto. E aggiungo, meglio un editore a pagamento che soddisfi questi cinque punti che un editore gratuito che non li soddisfi. Un consiglio: prima di firmare con l’editore “tale”, andate in giro per librerie a chiedere cosa pensano delle sue pubblicazioni. Consulteranno il database e qualcosa vi diranno. Oppure rivolgetevi a un agente letterario: a parte alcuni pirati navigati esistono agenti che lavorano nel vostro interesse.
Alla fine, comunque, la cosa più importante è l’opera. Pubblicare meno e pubblicare meglio va bene, ma se l’opera non è matura, meglio tenerla nel cassetto fino a quando, raggiunto il distacco emozionale dalla propria creatura, arriverà il momento di rilavorarla. Meglio non pubblicare che bruciare il proprio talento con pubblicazioni affrettate.

Claudio Fiorentini

2 commenti:

  1. Claudio, sottoscrivo in pieno ogni tua affermazione. L'unica rettifica la farei sui numeri. Io ho altri dati del 2018: 85.000 opere pubblicate sia cartacee che in e-book, e 8000 entità editoriali che pubblicano almeno un libro l'anno.

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    1. Grazie Fabio per il tuo commento. Aggiorno i numeri, anche se credo che l'autoeditoria li alteri molto. Hasta pronto

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