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sabato 27 giugno 2020

GIUSY FRISINA LEGGE: "NON E' UN CASO" DI JACOPO CHIOSTRI



Giusy Frisina,
collaboratrice di Lèucade

RECENSIONE A “NON E’ UN CASO” DI JACOPO CHIOSTRI



Che cosa sono le coincidenze significative? Quand’è che la spiegazione causale non basta ma si introduce qualcosa di inspiegabile tra un evento e l’altro, che banalmente chiamiamo “caso”?
In questo intrigante romanzo, l’ultimo arrivato del prolifico scrittore Jacopo Chiostri, si introduce qualcosa di insolito, che forse per la prima volta salta all’occhio delle sue indagini. La parola chiave è “sincronicità” e ogni tanto sembra richiamare alla memoria dell’inesauribile commissario Gennaro, uno strano discorso che distrattamente aveva fatto col suo predecessore a capo della squadra mobile De Fortis.  Di ciò in seguito gli chiederà ragguagli, impressionato dalla curiosa connessione tra gli eventi che tracciano la vicenda su cui sta indagando, dove una giovane rom scompare durante un furto col fratello in una villa, dopo aver rubato un cofanetto con dentro una pistola che poi si scopre essere stata usata per uccidere a Torino un restauratore di quadri antichi. Di mezzo c’è anche un oscuro pittore ucciso a Firenze mentre cerca di mettere in salvo un misterioso quadro. Si scopre poi che lo stesso quadro si trovava proprio nella villa dove è scomparsa la ragazzina, di proprietà di un famoso medico fiorentino il cui segretario si occupa di acquistare opere d’arte la sua collezione privata. Oltretutto il quadro in questione sembra avere il dono dell’ubiquità fino a che non si scopre … ma non dico assolutamente altro, per non preoccupare i lettori, perché il libro è pieno di intrecci e suspense tipiche del miglior giallo che si rispetti e merita il coinvolgimento totale. Ma, al solito, per il genio di Jacopo Chiostri il libro non è solo questo. Infatti c’è qui un altro racconto dell’esperienza d’anima del commissario, reduce dal bellissimo Hash Md5, dove la condanna della banalità del male si mescolava, in una atmosfera quanto mai surreale, con l’umana compassione per la paradossale disturbata natura dei personaggi. Qui invece si apre la prospettiva di un misterioso senso che lo stesso Gennaro non riesce bene a decifrare, ma che lo guida quasi magicamente ad una… “interiore” soluzione del caso. E per la prima volta Gennaro comincia a pensare che ci sia un legame tra le cose o forse anche un messaggio nascosto che guida la ricerca della verità.
E succede che con la sincronicità degli eventi, con le coincidenze non casuali attraverso cui tutta la vicenda si dipana, ci si muove come su di un’onda che all’improvviso si trasforma in particella, per poi diventare ancora un’onda, e come materia e spirito i fenomeni si alternino e si intreccino , come l’oggetto e il soggetto, o il fatto e la sua interpretazione.
E come nella fisica quantistica vale il principio di indeterminazione di Heisemberg: perché niente si può sapere con assoluta certezza, ma con un certo grado di approssimazione si può immaginare come siano andate le cose, e qui l’intuizione di Gennaro gioca un ruolo fondamentale, molto di più che la concatenazione di cause ed effetti che di solito sembra prevalere nella logica razionale delle indagini. E “non è un caso” che qui entrino anche in gioco i sentimenti di chi indaga.
Succede anche che diversi dei personaggi implicati nella vicenda via via vengano uccisi, per una sorta di nemesi che la giustizia terrena non può che constatare stupita…ed è come se il male, muovendosi tra le più basse e le più alte sfere, si mostri come una drammatica lotta per la sopravvivenza che si capovolge infine in una macabra danza di morte. E qui il pessimismo del commissario -  e dello scrittore che vive profondamente nel personaggio - non può che essere esasperato. Ma intanto il cuore batte di preoccupazione per Lucica, la ragazzina rom, e per quello sguardo intenso del padre di lei che prega con un mesto sorriso senza parole, e per quella povera madre, insieme forte e fragile che non riesce, con tutta la sua intransigenza, ad impedire ai figli di andare a rubare, costretti dalle condizioni di miseria in cui la famiglia vive.  Gennaro spera fino all’ultimo di ritrovare la ragazza, con la paterna complicità di chi non ha figli ma sa vivere con tutta la sua sensibilità l’angoscia di quella famiglia, in fondo brava gente, pensa, diversamente dal potente onorevole di turno implicato nella vicenda. E dalla più larga piega del risvolto umano e sentimentale emerge anche un piccolo ma significativo risvolto di denuncia, nell’implicita riflessione su una società squilibrata dove la legge non riesce davvero ad essere uguale per tutti. E non basta a risolvere il problema la pur grande serietà e umanità di qualcuno. Un’umanità, quella di Gennaro, che va ben oltre lo spirito di legalità a cui lo obbliga il suo ruolo e che trasmette ancora una volta commozione, mentre indirettamente ci rivela il pensiero dell’autore su ciò che davvero conta nelle nostre vite.
                                                                                                                                                                                                 Giusy Frisina

3 commenti:

  1. La recensione della carissima Giusy mette in luce un romanzo intrigante e dalle molteplici sfaccettature. Conosco il valore di Jacopo Chiostri, lo aspettavamo a Roma prima dell'oscuramento che ci costringe a rivedere tutti i nostri piani, e scopro che il commissario dal nome partenopeo - una scelta singolare, che me lo rende già caro -, è dotato di intuito, di un' "umanità, che va ben oltre lo spirito di legalità a cui lo obbliga il suo ruolo e che trasmette ancora una volta commozione" - frase esaustiva tratta dall'esegesi -, e di qualcosa che lo rende speciale, 'un misterioso senso'che lo guida verso il bene. Un anti - eroe che attrae irresistibilmente il lettore e che lo spinge a desiderare di leggere il romanzo. Il merito è anche di Giusy e della sua capacità di leggere le anime. Mi inchino a questa dote e al talento di Jacopo. Spero di scrivere anch'io qualcosa sul suo testo. Un abbraccio grato a entrambi e al nostro immenso Nazario.

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  2. "Racconto dell' esperienza d'animo del Commissario". Già queste parole, da sole, invitano a leggere questo libro, in cui, come leggo nella tua bellissima recensione, cara Giusy, si mescolano "sincronicità", intuizione, fisica quantistica. E, visto che i quanti parlano il linguaggio delle emozioni, sono certa che altrettante ne darà questo romanzo "Non è un caso".
    Ho conosciuto anni fa Jacopo Chiostri a Firenze, alle Giubbe Rosse, dove presentò con grande professionalità il mio romanzo "Fiamme nella memoria".
    Sono una delle due relatrici della sua presentazione che era programmata a Roma e che è stata solo rinviata a tempi migliori. Per questo Giusy, ti scrivo la mia mail taeqed@tin.it
    Nel caso l'Autore volesse contattarmi e inviarmi il suo libro. Sarei molto contenta di mettermi al lavoro.
    Per il momento, congratulazioni a Jacopo , a te per l'approfondita recensione e un carissimo saluto al padrone di casa Nazario Pardini.
    Loredana D'Alfonso

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  3. Bellissima recensione di un " giallo" che appassiona oltre che per il " caso " che la fa da padrone, così come spesso accade nella vita , soprattutto perché, insieme all'autore, lettore si può inoltrare nel cuore di Firenze in viuzze e palazzi del centro storico , ma ancora di più perché si aprono spaccati sorprendenti di umanità , in persone e situazioni in cui non sempre pensiamo di trovarla, anche perché raramente si focalizza su di loro l'attenzione di chi racconta . Commenti a Jacopo per il libro e a Giusy per l'interessantissima e curata recensione.

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