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venerdì 10 luglio 2020

MARIA RIZZI LEGGE: "NEL SOGNO DELLA VITA" DI G. FRISINA


GIOSOFATTE FRISINA – NEL SOGNO DELLA VITA

Maria Rizzi,
collaboratrice di Lèucade

Ho letto la Silloge di Giosofatte Frisina “Nel Sogno della vita”, che mi piace introdurre con un estratto della prefazione dell’ottimo Jacopo Chiostri. Parliamo “di un ragazzo ultranovantenne che pubblica un libro che si apre con una poesia scritta quando ne aveva appena sedici… Avrebbe potuto nella sua lunga militanza poetica, fidare nell’immediatezza e sulla rapidità della sua voce, ha preferito adoperare i propri tempi, il proprio linguaggio, in definitiva adoperare questi ritmi per elaborare lo spettacolo della vita.” Questo lungo incipit per riassumere i caratteri essenziali dell’avventura intrapresa dall’Autore di concepire la propria poetica in più fasi, dall’adolescenza all’età
attuale, non giovane a livello anagrafico, che dimostra, come asseriva Jacques Brel ne “La canzone dei vecchi amanti”, che ‘ce n’è voluto di talento per invecchiare senza diventare adulti.”
La raccolta, divisa in due parti, vede un primo gruppo di liriche
dedicate all’aurora dell’esistenza, all’amore, il primo e unico:
“Della vita sull’erto cammino    -   tratti da “Il Dono”
  c’incontrammo e ci demmo la mano
  io per te sono il grande sultano
  tu per me la mia grande regina”
Versi che attingono al metro classico e prediligono il decasillabo, usato nell’800 da Alessandro Manzoni, ripreso dai romantici e talvolta dal Pascoli. Non può stupire che le liriche del Frisina abbiano stile aulico, visti gli anni in cui sono state concepite, stupisce piuttosto la loro tendenza a innovare, a precorrere, a giocare sul timbro, categoria estetica spesso ignorata, che conferisce armonia e variazione all’interno anche di una stessa poesia. E’ incredibile trovare un componimento del 21 febbraio
1957 intitolato “Natività”, che esordisce con questi versi:
“La vecchia poesia metto in soffitta:
  non serve più.
 La nuova Musa è un’atomica bum!
Solo Picasso la può commisurar
col suo compasso.”
Va precisato che il testo non ha carattere di accusa, ma di autentico compiacimento. Il sorgere di una nuova era artistica
riscuote il plauso del Poeta, che sessantatrè anni orsono era pronto
alle avanguardie, che sembrano nascere oggi. Approvava forme di
crescita, di sperimentalismo, dimostrando la propria straordinaria elasticità mentale, pur continuando a comporre con lo stile elevato, solenne dei grandi della nostra Letteratura. Le sue liriche evocano, in alcuni casi, i testi di dantesca memoria, per i preziosismi e per i toni degni di risuonare in una reggia:
“D’un mito l’immagine parmi
  che eccelso pennello dipinge.
  D’Omero risuoni nei carmi”  -  tratti da “Dea Gelosia”
Ma Frisina amava suonare la sua cetra donando alle note
musiche sempre diverse. Nella prima parte, che suppongo copra molti anni di vita, troviamo numerose poesie di saudade, struggenti e ispiratissime, nelle quali l’Autore visita le isole della memoria; altre venate di pacata ironia e dolce disincanto, a sottolineare il suo modo di porgersi ai versi e all’avventura dell’esistenza; e l’annuncio del filosofo, che giganteggia nella seconda sezione della Silloge, soprattutto nei componimenti dedicati al trascendente, al divino, che Jacopo Chiostri evidenzia spesso nell’ introduzione.
Sotto l’arco dei lustri scorre il fiume eracliteo, ‘nuovo ogni giorno’ e il Nostro incanta con liriche dove impera la filosofia
morale, con i concetti di cos’è bene per l’uomo, del rapporto con la libertà e la  giustizia:
“forse  il bene di fondo
  è ciò che non è scelta:
  purezza e indipendenza” -  tratti da “Ricerca”
Muta il complesso degli espedienti stilistici, con velocità sorprendente. Le poesie divengono brevi, moderne, ritmiche e ricche di simbolismi. La Fede è un progetto di vita, non una coperta per rimboccare gli errori.
“Ognuno ha la sua croce  - l’intera lirica “Il Crocefisso”
  ma val come si pone.
  Qual segno di pietà
  l’urna trascende
 
  Riflessi
  d’un divino progetto
  il crocefisso.”
Mi piacerebbe proprio incontrarlo quest’Uomo, che ha saputo distillare linfa artistica in tante primavere, muovendosi come la marea, in sintonia con le proprie passioni, i propri valori, la propria etica. Il libro è quanto mai didattico e sbalordisce che l’Autore non ne abbia intenzione, nè cognizione. Frisina contempla, studia, ama e ci scuote i rami dei cuori con soave
purezza. Ritengo giusto lasciargli la chiusa di questo commento:
“La verità non esiste   -   l’intera lirica “Pro Veritat”
  solo le verità
  che sono tante.

 Come stormi sorvolano
 il campo dei pensieri.”

Maria Rizzi

                                              


 









5 commenti:

  1. Ringrazio il nostro Nume Tutelare per la tempestività e l'affetto con il quale mi ospita sulla sua Isola e ne approfitto per ringraziare l'Autore che ha condotto nel corso di tanti lustri un percorso poetico assolutamente meraviglioso. Li abbraccio entrambi!

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  2. Hai citato, Cara Maria, "La canzone dei vecchi amanti" di Jacques Brel, una delle mie preferite. Allora sono andata a curiosare in questa recensione della silloge di Giosafatte Frisina "Nel sogno della vita". Il ragazzo ultranovantenne che pubblica un libro di poesie ci emoziona e i temi da lui trattati, che tu ci presenti in tutta la loro purezza, sono la vita stessa, l'amore, il dolore, i propri valori.
    Un abbraccio a te, Maria, che sai scandagliare i cuori, al poeta fanciullo e al nostro Condottiero.
    Loredana D'Alfonso

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    1. Grazie infinite Lory, so quanto ami quella canzone e quanto vivi proteggendo i nostri anziani, pilastri di Cultura e di Storia. Sei un tesoro! Ti bacio.

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  3. Maria carissima,infiniti ringraziamenti da mio padre a cui ho mandato subito questo tua attenta e appassionata recensione. Grazie soprattutto per aver colto la sua ennesima giovinezza,al di là degli anni, ovvero la sua capacità di rinnovarsi nei contenuti e nello stile, dando un'impronta sempre più filosoficamente universale alla sua poesia. Come Jacopo Chiostri leggendolo sei riuscita a conoscerlo in profondità pur senza nemmeno incontrarlo una volta. Ovvio che gli fareste davvero tanto piacere se veniste a trovarlo...
    Un grande abbraccio a te e a Nazario che ci segue sempre con affetto grande. Giusy

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  4. Non ringraziarmi, Giusy carissima, leggere il tuo papà è stato privilegio raro, a livello artistico ha saputo compiere un percorso al contrario, andando al passo con i tempi e studiando in modo 'matto e disperatissimo'. Vi bacio entrambi, aggiungo il nostro Jacopo e... quanto vorrei conoscere il signor Giosofatte!

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