PROFUGHI
PER SEMPRE DI GIUSY FRISINA – BLU DI PRUSSIA EDITORE
L’ultima
Silloge della poetessa Giusy Frisina, “Profughi per sempre”, edita dai tipi di
Blu di Prussia, e prefata da un poderoso Nazario Pardini, è l’avventura
dell’anima di questa donna a me infinitamente cara. Per attenermi alla
definizione del suo immenso recensore, “la Frisina è Poetessa, lo è in tutti i sensi:
immaginazione, euritmia, musica dell’anima, fughe verso l’oltre, en haut, da
dove poter contemplare la perpetua instabilità dell’esistere”. Poco tempo
orsono definendo il suo grande legame con il mare mi ha precisato che esso deve
restare ‘a distanza’, e stentavo a comprendere in pieno l’espressione. Dopo
aver letto l’intera Silloge in oggetto tutto è stato chiaro: nel viaggio dell’esistenza
si è eterni esuli e, in quanto tali, si agogna il ritorno e si sogna la quiete,
ma non è concesso ottenerli, il nostro destino è vivere “balenando in burrasca”, per dirla con il Vincenzo Cardarelli della
magnifica lirica “Gabbiani”.
E il gabbiano sembra la creatura della natura
più vicina al sentire della nostra Autrice, vista la sua propensione a ‘non
trovare un nido’.
“Nessuna
fuga che serva
Nessun ritorno che cambi
E nessun bacio che salvi.” – versi tratti da
“Il Tramonto sangue e oro”
Giusy attua una doppia lettura del profugo, che
rende il testo allegoria del suo esistere e della sorte di migliaia di esuli
autentici, di un Mediterraneo di spiagge ‘prosciugate
d’anime e di corpi’. I due registri rendono la Raccolta un compendio
lirico di filosofia, impegno civile e viaggio mitologico, quest’ultimo inteso,
ovviamente, come ritorno alle origini della storia, del mondo. Troviamo il volo
di Icaro, il viaggio di Ulisse, la vicenda di Enea e la dedica stessa
dell’Opera è di innegabile riferimento filosofico all’avventura di Odisseo: “A chi fugge per non ritrovarsi”.
Il mare da tenere ‘a distanza’ di cui mi ha
parlato l’Autrice si palesa di poesia in poesia:
“Siamo
nati dai pesci
ma imitiamo il volo degli uccelli
fino a precipitare come Icaro
in un miraggio
di folle onnipotenza” – versi tratti da
“Condizione umana”
Si può avere la sensazione di un atteggiamento
nichilista mentre si annega
tra le onde in musica di Giusy, ma la sua
‘terra promessa’ esiste, la perenne ricerca ne è una conferma, i dubbi
rappresentano un’ulteriore conferma; la disperazione è per coloro che il
viaggio lo affrontano realmente e vedono svanire le speranze nei gorghi e nei
mulinelli della
‘nera
pece’, di un mare che diviene invisibile, che innalza muri e
vieta i ponti. Ma è colpa del mare?
“Il
mare aspetta sempre
dietro l’angolo,
nella sua infinita solitudine
che qualcuno si ricordi
del suo incredibile miracolo” – tratti da “Il
mistero del mare”
E sovviene il meraviglioso poeta ‘maledetto’
Charles Baudelaire con la sua straordinaria lirica intitolata “L’uomo e il mare”: “Sempre il mare, uomo
libero, amerai! / perché il mare è il tuo specchio; tu contempli /
nell’infinito svolgersi dell’onda / l’anima tua…”
Diviene evidente l’amore infinito che Giusy prova
per questo elemento, ma spesso il sapore dell’amore è dolce - amaro, è
indispensabile conservare il senso di resilienza, una sorta di santuario
emotivo celato nell’anima, inaccessibile anche a coloro che presumono di
conoscerti.
Nel santuario l’Autrice sembra custodire due
doni indispensabili per superare le distanze, per provare a ritrovarsi: la Poesia e la Fede.
“Eravamo
il noi inafferrabile
La sola coscienza d’essere
Il Nulla e il Tutto
La casa e il vento e le foglie
il volo degli uccelli nel mattino
E l’urlo del mare nella notte
La quiete del primo giorno” – tratti da “Poeti”
“Se un
giorno tornerai a cercarmi
Mi troverai nella casa di Maria
Trasportata dagli Angeli
Al tuo nero rifugio di candele trafitte”-
versi tratti da “Loreto”
“Profughi per sempre” è la storia di questa
straordinaria Poetessa, scandita dai ritmi del mare e da una cifra stilistica
che alterna scelte classiche ad altre moderne, sempre pervase di rara
musicalità e, al tempo stesso, è il viaggio intrapreso da ognuno di noi per
dare senso al tempo che ci viene concesso, per sorgere nuovi a ogni aurora, per
tenderci ad arco verso il prossimo e tenere alto il vessillo dei sogni, per
natura incostanti e in burrasca, come il mare.
Maria Rizzi
"Profughi per sempre" è il titolo dell' ultima silloge della poetessa Giusy Frisina, a cui Maria Rizzi dedica una accurata recensione.
RispondiEliminaIl titolo colpisce nel segno, parla della nostra condizione umana.
Il gabbiano di Giusy non vuole un nido, non si ferma abbastanza in nessun posto, non vi abita. Sfiora l' acqua e riparte per altri lidi.
"Nessuna fuga che serva" e " nessun bacio che salvi". Bellissimi versi, che possono sembrare bui come una notte senza stelle.
Eppure - come afferma Maria - per ogni notte c' è un' aurora e dopo ogni burrasca una promessa di quiete e,forse, di amore.
Salvifico più di un singolo bacio.
Complimenti a Giusy, a Maria e al nostro Condottiero Nazario Pardini che ha firmato la prefazione dell' Opera.
Un caro saluto a tutti
Loredana D'Alfonso
Grazie infinite, Lory, la Silloge di Giusy è un Cantico sul mare in tutte le sue sfaccettature. Non è facile essere all'altezza di tanto talento e di tanta ispirazione. Tu sei sempre presente, come la Luna... Un bacione a entrambe!
EliminaCarissima Maria
RispondiEliminaè bello ricevere regali da amiche rare come te. Specialmente quando si tratta di parole che confermamo profonde sintonie e coincidenze significative sorprendenti. Il tuo "mare invisibile" e i miei "profughi per sempre" erano già in comunicazione quando ancora un testo non poteva sapere dell'altro. Il mare che tenevamo a distanza era vicinissimo,era addirittura dentro di noi e ci abbracciava col suo scroscio inconfondibile, contaminandoci. Tu nel tuo romanzo scrivevi di rifugiati in pericolo pur con il mare alle spalle. Io li vedevo nei flutti e ne leggevo il destino con l'ombra lunga di una metafora esistenziale, che tocca figure emblematiche, da Giovanna d'Arco a Murat, fino ai poeti stessi.Ma entrambe, in forme solo di poco diverse, trattavamo il tema della condizione umana di cui il mare è simbologia onirica fondamentale, in quanto immagine di inquieta solitudine e di tormentato viaggio, ma anche di inguaribile aspirazione alla totalità. E certo, torno a ripeterti, ne subiamo e ne cerchiamo la distanza, perchè non possiamo fare a meno di inseguirne le tracce, perchè il nostro destino è il Bene che non possediamo,come direbbe Platone, ma a cui sempre e per sempre aspiriamo.Se poi il mare è luogo di vita e morte,di tormento e di estasi, ovvero di gioia e dolore insieme, questo è il suo ossimorico mistero che ci ispira e ci inquieta. Grazie di capirmi sempre. E grazie a Loredana D'Alfonso che come la Luna dolcemente ci accompagna. Giusy
Giusy mia, il tuo commento è più esaustivo del mio tentativo di lettura e, vista la preparazione filosofica che ti caratterizza, non avevo dubbi. I due libri sono effettivamente tanto vicini che sembra incredibile che li abbiamo scritte due donne in momenti diversi. Nella tua Silloge superba sotto tutti gli aspetti mi sono persa e ritrovata, comprendendo in pieno il tuo concetto di mare 'distante'. In realtà ho una maggiore propensione personale a viverlo dentro, come hai evidenziato, a sentirne l'abbraccio ogni giorno... Ti sono grata per questa creatura che mi ha riempito i giorni e ti sono ancora più grata della tua presenza nella mia vita! Ti porto nel cuore.
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