BRICIOLE DI VITA
Ricordi e pensieri
(2000-2019)
Recensione di Gabriella Veschi
Briciole di Vita di Marco Zelioli, silloge poetica
pubblicata da Guido Miano (Milano, 2019) con Prefazione di E. Concardi, è senza dubbio una delle risposte alla querelle aperta da Montale nel 1975 ma
attuale anche oggi, nell’era della rivoluzione tecnologica e della
globalizzazione, se è ancora possibile la
poesia.
E’ da
sottolineare la valenza simbolica dell’ossimorico titolo, briciole, intese come, tessere di un mosaico da ricomporre e
analizzare, frammenti di esistenza ma estremamente importanti, affidati alla
parola affinché non siano inghiottiti dall’oblio; il sottotitolo Ricordi e pensieri (2000-2019), pone il
lettore di fronte ad una minuziosa cronistoria in versi di un lasso di tempo
che abbraccia i primi due decenni del nuovo secolo. Ogni componimento
scaturisce da un evento o da un’emozione particolare lungo un percorso che si
snoda parallelamente su due binari, quello della quotidianità dell’esperienza
autobiografica e quello della grande Storia nell’accezione manzoniana, con un drammatico
susseguirsi di fatti; le poesie riportano il luogo e la data e nelle note a piè
di pagina Zelioli interviene con puntuali spiegazioni dei testi, per comunicare
quanto accaduto e preservarne la memoria. Così in Dopo un anno tre versi ricostruiscono la vicenda di Carlo Giuliani,
giovane esponente no-global ucciso a Genova nel 2001 durante il G8 (“oggi forse
sappiamo quel che accadde”), mentre In ancora uno ci si interroga sulla
piaga del terrorismo (“un giorno finirà questa mattanza?”) che ha a lungo
insanguinato l’Italia e le cui con recrudescenze hanno causato più recentemente
l’uccisione dei due giuslavoristi Biagi e d’Antona.
Nella Nota di apertura, lo stesso autore afferma
di usare solo l’endecasillabo, a testimoniare il “legame con la tradizione
classica” (Concardi), nei confronti della quale emergono anche alcuni punti di
rottura: la scelta del verso lungo e di una veste grafica caratterizzata da
blocchi irregolari, dalla ripetizione di formule, con il prevalere di anafore e
paronomasie, conferisce talvolta un andamento narrativo molto vicino, sotto
certi aspetti, alla poesia-racconto
di Cesare Pavese e alla Neoavanguardia degli anni ’60 del Novecento. Il
linguaggio è concreto, aderente alla realtà, ai fatti, per così dire, “narrati:
il soggetto lirico coincide con l’autore e la poesia diviene un atto di
coraggio (Libertè, Eluana), senza ipocrisia:
“fu certa politica indecisa / a rinviar l’inizio dei lavori” (da Il ponte caduto, dedicata al crollo del
ponte Morandi a Genova).
Innumerevoli
i temi affrontati nella raccolta, tra cui la fede in Dio e la religione, ma sembra
prevalere quello del libero arbitrio, della capacità dell’uomo di scegliere tra
bene e male (“Liberi siamo nati e moriremo, / senza una data certa di scadenza /
scritta sull’etichetta della vita. // Comunque sia, ne siamo responsabili, da La libertà).
C’è però
spazio anche per il ripiegamento interiore e l’espressione dei propri sentimenti,
come ad esempio nella lirica Amore
coniugale, dove l’amore per la propria moglie è privo di condizionamenti,
più forte di ogni cosa (“Ad una sola so pensare sempre: / l’unica tu cui
dedicare tutto / per il piacere d’esser ricambiato / e so d’esserlo stato a
dismisura”), capace di far ancora provare al poeta i battiti del proprio cuore.ù
Gabriella
Veschi
Marco Zelioli. Briciole di vita. Ricordi e
pensieri (2000-2019). Guido Miano Editore, Milano 2020, pp.100; isbn 978-88-31497-14-5.
Nessun commento:
Posta un commento