Marisa Cossu, collaboratrice di Lèucade |
Sei poesie di una breve silloge che evidenziano
abilità tecnica e creatività artistica. Marisa Cossu ama scrivere, ama
rovesciare l’anima sul foglio per vedersi concretizzata, o per leggere quella
inquietudine che reifica il cuore del suo canto. Una vera cesellatrice di
versi, di armonie, di dolci anfratti sinfonici, dove si può scorgere l’anima di
Schubert, o lo spirito di Chopin, o la sinfonia di Puccini, del mio amato
maestro. Qui siamo di fronte ad una poetessa in possesso delle armi del mestiere:
creatività, emozione, parola, verso, storia, memoria, affetti; insomma vita in
tutto il suo dipanarsi su uno spartito di ecfrastica incisività. Opera plurale
polivalente in cui la Cossu si avvale delle sue conoscenze metriche senza mai
mancare di rispetto alla sua spontaneità; non è che tali impieghi formali sottraggano
il sapore della vera poesia, quel velo di sapida intrusione emotiva che la
rendono unica e incisiva; qui quello che traspare è la piena compattezza tra ispirazione
e piano verbale; dote di una grande poetessa, che fa tesoro di anni di studio e
di applicazione fattiva; ciò che si può constatare nei suoi diversi mezzi impiegati:
Sonetto, versi liberi, terzine incatenate, strofe saffica, sonetto reinterzato, sonetto elisabettiano…, insomma una molteplicità di mezzi espressivi a cui poter affidare l’abundantia cordis, la generosità emotivo-epigrammatica di cui la Nostra è in possesso.
Nazario Pardini
Acqua
(sonetto)
ABAB
ABAB CDE EDC)
Quel getto che zampilla dalla roccia
l’acqua sorgiva che costante sversa
dalla gravina un rivo, da cui sboccia
l’antica voce incatenata e spersa,
corre veloce dove lignea broccia
lo stringe con la forza più perversa.
Grande fatica unire goccia a goccia
l’acqua che rugge e che riemerge tersa.
Rivolo stanco e memore del viaggio,
rassomiglia alla stanza della vita:
sotto la terra dura perde il sole,
ma continua la corsa dove vuole
e cerca uno spiraglio, una ferita,
che lo conduca a un provvido passaggio.
Amo
Amo
il tronco vestito di silenzio
e
la sua quiete annosa,
I
rami come fili di capelli,
le
sparse foglie destinate al vento.
Amo
l'ombra esistita
e
l'annidarsi in essa dell'attesa
-
non so di quale altrove -
e
l'appassire d'albero ferito.
Il
rassegnato spegnersi nel sonno
di
questo giorno breve
amo
divinamente.
Desiderio
(terzine
incatenate)
ABA BCB
CDC DED
Come di conoscenza il desiderio,
infinito è l'eterno divenire
ed infinito è il logos; il criterio
d'amore che giustifica il finire
di un tempo luminoso; ma altro ancora,
innestato all'antico, è l'Avvenire.
È nel soffio immortale che dimora
la pallida speranza disvelata
al sorgere perlaceo dell'aurora,
quando oramai la vita già passata
piange il suo canto roco e cade il
mondo
nel tremolio di una notte stellata.
L’amore
(strofe
saffica)
Perso é l’amore in nuvole di pianto
e sola giaccio senza quel calore
che sempre ardeva al suono del mio
canto,
un colpo al cuore.
Sono le vesti sue dei lini al vento,
il bel corpo disciolto nel passato:
quanto desiderai quei baci a cento;
fu avverso il fato.
Perfido amore che non ti consola
cercando nuove sponde sulla luna!
Muta e sospira, poi ti lascia sola
come nessuna.
L’autunno
(sonetto
reinterzato)
AaBAaB
AaBAaB CcDdC DdCcD
Vedi, l’uggioso Autunno si alimenta
nell’aria sonnolenta
di voci e d’ombre sperse e soffocate.
È pausa della vita che rallenta
nella stagione spenta
tra foglie morte ed armonie velate.
Cade l’oro del giorno in una lenta
malinconia che inventa
nebbiosi abbrivi e musiche stonate;
vedi mutare l’ora quasi stenta,
la pioggia si lamenta
con voce roca per strade bagnate.
E triste appare, dove già ricama
d’ombra la grigia trama
di una fuga di sole, il cielo immoto,
un disegno remoto,
una voce dall’alto che ci chiama.
È il volo degli stormi, unico moto,
sospiro dentro il vuoto
presagio dell’inverno che proclama
nell’esistenza grama
la prigionia dell’uomo e dell’ignoto.
La corsa
(sonetto
elisabettiano)
ABAB CDCD EFEF GG
Conta le stelle l’uomo in un sospiro:
qualcuna si è dispersa in un altrove;
a mille a mille, in curvilineo giro,
vanno verso la forza che le muove.
Si manifesta in tremule fiammelle
la via di tutto ciò che intorno esiste
per navigare verso ignote stelle
che da nessuno sono state viste.
È destinato ad essere un azzardo
il desiderio umano d’infinito,
il logos che d’amore, come dardo,
dalla mente si lancia al volo ardito.
Eppure quell’azzardo mai finisce
e delle stelle l’uomo si stupisce.
“Nel frattempo viviamo”
(Cit.
Nazario Pardini)
“Nel frattempo viviamo”;
gigli marini imbiancano le dune
sabbiose presso il mare e sfiora l’onda
la grotta della dea: Satyrion dorme
lambita dalla schiuma.
Lo Jonio sfida il tempo senza posa;
sospira il vento dentro una conchiglia
le tue parole immemori del mondo.
“Nel frattempo viviamo”;
restiamo qui dove tutto si ferma,
lasciamoci ingannare dall’eterno
che il nostro bacio risospinge a riva
e poi allontana nell’antico moto.
Speranza
Non osano gli storni in alto cielo
portarsi in volo ad arare le nubi,
eppure è quasi Autunno.
Speranza è quella parte d’infinito
che ne richiama l’ali pur se il nulla
volteggia insieme al desiderio estremo:
e l’anima universa
ricongiunge ogni piuma
che si spezza e si sperde.
Non so se nel ritorno
sia la resurrezione,
l’approdo di quel viaggio,
se speranza sia il volo o sia l’arrivo;
ma il passo vi conduce
ogni altra aspirazione.
Si può commentare l'Arte allo stato assoluto, Marisa mia? Tu componi e si destano i mari, divengono burrascosi, si leva il maestrale, si scioglie la luna in rivoli d'argento e il sole sorride, donandoci un novembre rubato all'estate. E' tuo il merito di questo respiro lungo della Natura, tuo e dei versi che rendono il classicismo modernità dolce, calda, libera.
RispondiElimina"Non osano gli storni in alto cielo
portarsi in volo ad arare le nubi"...
'arare le nubi', una metafora dettata dall'Alto, un atto di spiritualità in una lirica laica, a dimostrazione che la Poesia non ha sesso, non ha confini, non ama le etichette. Tu sei lo straordinario che si concede come miracolo ai comuni mortali come la sottoscritta, e dà certezza che esistono luoghi nei quali aleggia il senso di eternità, che rende insignificante ogni dolore:
"È destinato ad essere un azzardo
il desiderio umano d’infinito,
il logos che d’amore, come dardo,
dalla mente si lancia al volo ardito"
A te è concesso quel volo sulle note di Schubert, come asserisce il nostro immenso Nazario...lo stesso Capitano che tu sai parafrasare sullo spartito di altra melodia, con una sorta di corrente elettrica che lega la tua mente alla sua:
"“Nel frattempo viviamo”;
restiamo qui dove tutto si ferma,
lasciamoci ingannare dall’eterno
che il nostro bacio risospinge a riva
e poi allontana nell’antico moto"
T'accompagnano le onde, vedi, Amica mia? Sono fiere di alzarsi e sparire nell'oscurità al passo dell'amore che solfeggi e rimpiangi.
Ogni tuo verso è cesello, lemma di armonia in pulsante
divenire. La tua multivalenza metaforica mi lascia senza fiato, Marisa, e se avessi scritto un solo verso simile ai tuoi avrei reso felice qualcuno. Ti voglio bene e ti tengo stretta insieme al Maestro Nazario...
Carissima Maria,
RispondiEliminaconsentimi, in primis, di salutare e ringraziare il nostro ospite generoso per il graditissimo commento a questa piccola silloge. La tua nota, scritta in magica poesia, é ispirata da un'affettività non comune e da uno straordinario uso della parola e delle idee sottintese. Mi offri la tua carica emotiva, tratto distintivo della tua bella persona, per rendermi partecipe del tuo "sentire" di fronte alle mie composizioni. È meraviglioso il filo che ci unisce, fondato sulla stima reciproca e sull'umano trasporto che provo verso te, la tua scrittura, le attività socio-culturali che con generosità, dedichi a tutti noi. Conservo un bellissimo ricordo di te e del "Voci" e mi auguro di incontrarti ancora nei nostri percorsi letterari. Ti ringrazio e ti abbraccio con affetto
Marisa Cossu
Cara Marisa, non sono un critico letterario ma solo una lettrice e poetessa. Le tue poesie sono alte come le scogliere che si affacciano sul mare.Come ha scritto il Prof. Nazario Pardini, leggere le tue poesie è come ascoltare dolci musiche.Complimenti. A presto.
RispondiEliminaTi ringrazio, Rosanna per il bel commento e le gentili parole che hai dedicato alle mie poesie. È una grande soddisfazione sapere che una persona della tua caratura apprezzi e sia lieta di leggere le mie liriche. Grazie, cara, con amicizia
EliminaMarisa Cossu
Sono delle belle e vere poesie queste che formano la silloge inedita di M. Cossu, ove è palpabile e nitido l'afflato poetico, quell'estro creativo che impone l'autore/trice a mettere nero su bianco. Tale estro, in queste composizioni, quale quid in più, è supportato dalla padronanza sicura dell'uso dei mezzi espressivi sia in metrica che in versi liberi, come magistralmente ha scritto il Prof. Pardini in apertura. Nel leggere poesie faccio più attenzione al dettato poetico, alla forma che al contenu, al messaggio che subito dopo attenziono comunque poichè, convinto come sono, che, almeno in poesia, è la forma che veicola il messaggio, incastonandolo poi nell'animo di chi legge. Credo, pertanto, che in questi bei versi ciò avvenga in modo assai evidente e quindi la lettura è piacevole ed appagante alla sensibilità del lettore. Pasqualino Cinnirella
RispondiEliminaGent. Pasqualino Cinnirella,
RispondiEliminagrazie di cuore per l'accurata nota. Sono felice di aver incontrato apprezzzamento e comprensione. Spero nell'inizio di un interessante scambio culurale.
Marisa Cossu
Grazie M. Cossu, dell'accoglienza ad intraprendere un interessante scambio Culturale, forse nel mio io era quello che speravo sentirLe dire. Se vuole, su Pagine Bianche, potrà trovare il mio recapito telefonico o chiederlo a Lino D'amico. Grazie Pasqualino Cinnirella
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