Wanda
Lombardi
OPERA OMNIA
Recensione di Floriano Romboli
È motivo saliente della ricerca artistico-letteraria di Wanda Lombardi la contemplazione ammirata della bellezza
naturale; è evidente l’intima partecipazione spirituale a quello che nella
lirica Mezzanotte a Saariselkä (Finlandia), compresa nella raccolta Sensazioni (2001), la scrittrice non
esita a definire “il mirabile spettacolo della natura” (v.17), insistendo con
viva, sapiente efficacia descrittiva sugli aspetti affascinanti della notte
scandinava: “Nella magica atmosfera / della notte senza notte, / il sole, cullandosi
lento all’orizzonte, / indugia a tramontare / confondendo in un accattivante
bagliore / cielo, terra, acqua” (vv.8-13). L’armonia del paesaggio può talora
recare conforto, rappresentare occasione idealmente consolante (“Inesistenti
fantasmi prendono forma / negli alberi, in un vecchio lampione, / nel riflesso
d’argento di un fiume; / lo sguardo è ammaliato, / una magia di pace si
rinnova. / Un brivido penetra nell’animo…”, Notte
d’argento, in Luce nella
sera, 2011, vv.9-14), ma è più spesso causa di immediata celebrazione
vitalistica, di identificazione vibrante: “Giardini in fiore / in armonia di
colori / e sulla battigia bianche conchiglie / si schiudono all’abbraccio del
sole. / Un mare di cristallo / riflessi d’argento dona al cuore / e giovinezza esplode / con sogni
di freschezza e di candore. / Gioia
di vivere, incrocio di sguardi / tra sorrisi spensierati / e al murmure d’onde / che sinfonia intorno effonde, / dal calice della gioventù bere /
distillando parole ed emozioni” (Giovinezza,
in Gocce di rugiada, 2017, vv.5-14).
Il gioco appena accennato delle rime, che ho evidenziato
con il mio corsivo, sottolinea la centralità del tema, enfatizzata dalla
ricercatezza sintattica dell’anastrofe:
“Palpitante stupore destando / limpide albe riflettete, / tramonti infuocati vi
abbracciano / di madreperla il chiarore lunare / vi inonda. / Nella vostra
maestosità altera / lo sguardo si perde / in un anelito di elevazione” (Le vette del Matese, in Voci dell’anima, 2016, vv.1-8); e
corroborata da studiati aulicismi lessicali: “La diruta rocca / la cui storia / lontano si perde, / da sempre
ospitale, si offre / a chi la pace ricerca, / agli uccelli per un nido sicuro
(…) Un riverbero di magia / dà all’occaso
adornato di verde / e d’aria frizzante arricchito” (La
Rocca di Morcone, in Nel
silenzio, 2002, vv.6-11 e 17-19, corsivi miei). Credo che a questo punto
siano necessarie due precisazioni.
Avviando l’analisi delle poesie, ho citato, con una
libertà che rasenta la disinvoltura critica, dalle differenti sillogi composte
dall’autrice nell’arco di quasi due decenni, senza curarmi dell’ordine
cronologico di edizione. Ciò è conseguenza dell’idea che la vasta opera della
Lombardi – della quale la Casa Editrice G. Miano pubblica con questa Opera Omnia una “summa” antologica
significativa – rivela un alto grado di coerenza intellettuale e formale, e
soprattutto appare caratterizzata da un’indubbia unitarietà nel disegno
concettuale e nella disposizione strutturale-organizzativa. Inoltre il discorso
naturistico, di cui si è data in precedenza una documentazione soltanto
indicativa, non conosce la banalità approssimativa e semplicistica della
raffigurazione idillica, giacché si svolge nell’àmbito di una concezione
problematica e acutamente rivolta all’individuazione e al doloroso,
pessimistico apprezzamento di quanto si oppone al vitalismo positivo ed
energetico della natura, prospettando contraddizioni, rilevando contrasti,
configurando antitesi, che risultano
poi effetti ineludibili del tempo
storico e dell’inquietante e sovente tribolata vicenda umana: “Confondermi
vorrei / tra il tutto eterno / per scordare il lungo mio patire, / lo spleen
dell’anima / mentre voi, tacite stelle, / degli umani gli affanni carpite, /
lusinghe date agli innamorati” (Tra il tutto
eterno, in Voci dell’anima,
cit., vv.13-19); “I tuoi orizzonti / il destino ha precluso / lasciandoti
inerme / nel freddo deserto della vita. / Passi adagiati in un vuoto silente, /
parole mai giunte lontano, / al dolore, ad un foglio ancorate. / Luci intermittenti / sul tuo cammino si
accendono / a lusingare i bui giorni,
/ ferire ancora il tuo cuore” (Sconfitto,
in Nel silenzio, cit., vv.1-11,
corsivi miei, come pure nelle citazioni seguenti); “Non ho mai afferrato il
presente, / i brividi di un duro passato / mi hanno sempre tenuta, / in alto
veder vibrar le mie ali / il sogno di
un futuro irreale”, Nullità, ivi; “Un lontano dì / il vento della notte / crudelmente ti rapì,
/ lasciando la mia vita senza canto,
/ senza armonia e nel rimpianto / di un dono del cielo / troppo presto svanito”
(A mia madre, ivi, vv.21-27).
Più specificamente mi sembra che i componimenti della
poetessa siano come percorsi da un movimento che ne orienta in profondità la
struttura, ne governa i significati all’insegna di un principio d’implacabile distruttività, di spietato annullamento che scandisce il ritmo
stesso dell’esistenza: “Nel rigoglio di un roseto / colta fu per te / l’ultima
rosa bella / a profumar le ore, / sedurre un freddo cuore. / Dimenticata, in un
angolo / la lasciasti appassire, / dal gioire del mondo ti facevi nutrire” (L’ultima rosa, in Nel silenzio, cit., vv.14-22); “Tra le verdi foglie/ho osservato
gli uccelli cantare, / gustare i doni del Creato, / assaporare la dolce
libertà. / Di sentiero in sentiero, / in cerca di sole vagai, / ma arbusti
spinosi / il mio cuore ferirono, / le mie ali spezzarono. / Mai vidi la cima di
alberi eccelsi / né conobbi il tepore / di novelli alberi rosa. / E come vissi,
/ anche dopo dimenticata / riposerò / ai piedi di un freddo cipresso/all’ombra”
(Nell’ombra, ivi, vv.6-23). Tale
incresciosa verità vale in generale, oggettivamente (“Volti intristiti / da
solchi profondi attraversati, / occhi stanchi / senza più entusiasmo né vita”, Nel dolore, ivi, vv.7-10), e altresì a
livello soggettivo e personale, dal momento che le aspirazioni di ognuno
subiscono nel tempo processi invalidanti, sono travolte da realtà repulsive,
vanno incontro ad amare delusioni; così la tensione gioiosa precipita nello
sconforto e nell’infelicità: “Ondeggiando risplende, / rispecchia i tuoi sogni
/ nell’intimo chiude / sorrisi, volti, / parvenza di sole. / Ma di colpo
s’infrange, / i colori svaniscono, / dissolte le immagini / in mano più nulla.
/ Una bolla di sapone / la vita” (Bolla di sapone,
in Luce nella sera, cit., vv.10-20).
Si comprende pertanto la ragione in base alla quale Wanda Lombardi privilegia nettamente il passato – contesto vagheggiato di integrità morale e di solidità e stabilità valoriali, fonte di ricordi graditi e di autentica ispirazione artistica – a petto di un presente degradato e mortificante: “Campi immensi, non più ricchi / di messi ondeggianti / un dì animate da passi, sorrisi, / or denudati dell’agreste bellezza. / Emozioni forti si rincorrono / tra le fronde mosse dal vento (…) Voci fanciulle scivolavano nella valle, / un gorgogliante rio rifletteva semplicità, / rallegrando lo spirito. / Or nuovo costume tutto ha distrutto, / terre ubertose per altri lavori abbandonate / allor che un’impietosa falce fienaia / con le erbe portò via abitudini, / siepi amiche, profumo di vita” (Messi addio, ivi, vv.5-10 e 18-25). Ne consegue anche la scelta fideistico-religiosa quale atto di ferma speranza e di abbandono alla volontà di Colui che intende appieno i desiderî e le necessità delle sue creature. In alcuni luoghi la voce dell’autrice assume i tratti dell’invocazione accorata, dell’intensa preghiera: “Dalla tua eterna, sublime dimora, / veglia su di noi, Signore, / accendi la gioia nei cuori, / allontana l’odio, la prepotenza, / i rancori; / guida l’uomo alla giustizia, / rinvigorisci la fratellanza, / a tutti concedi l’umiltà (…) Sconfiggi la violenza, / il razzismo, la fame / e illumina la mente dei tuoi figli / perché insieme e nell’amore / costruiscano un mondo migliore” (Per un futuro migliore, in Sensazioni, cit., vv.1-8 e 12-16). È parte integrante di un atteggiamento siffatto l’inclinazione pedagogica così propria della scrittrice e opportunamente richiamata da Enzo Concardi alla fine della prefazione al volume; in una lirica ivi contenuta tra l’altro si legge: “Ragazzo, / vivi serenamente / la tua età più bella, / non bruciare la vita con effimere illusioni (…) Allontana i modelli sbagliati, / devianti e falsi, / le situazioni difficili, / per te gravose / per non raccogliere troppo presto / delusioni penose” (Cuore di adolescente, in Nel silenzio, cit., v.1-5 e 17-22).
Floriano Romboli
Wanda
Lombardi. OPERA OMNIA, pref. di
Enzo Concardi, pp.134, Guido Miano Editore, Milano 2018; mianoposta@gmail.com.
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