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mercoledì 16 dicembre 2020

LAILA SCORCELLETTI SU: " NUOVE DALL'HINTERLAND" DI M. ATOMARE SARDELLA

Laila Scorcelletti su “NUOVE DALL’HINTERLAND” di MARIA ALTOMARE SARDELLA


“…il dolore le aveva spezzato il cuore pur senza distruggerlo perché quando una donna è forte non si lascia morire, semplicemente smette di sognare.”

Forse la chiave di lettura dei racconti contenuti nel libro “Nuove dall’Hinterland” di Maria Altomare Sardella è nella potenza di questa frase che la scrittrice inserisce nel suo brano intitolato “Traiettorie”.

Certamente la fase di pandemia che viviamo e che si protrae senza poterne vedere con chiarezza la fine, ha condizionato inevitabilmente l’angolatura da cui ho letto le pagine di questo lavoro, delicato e, al tempo stesso, penetrante.

Mi sembra di vedere la scrittrice in tutta la fase ispiratrice dell’opera; la immagino, forse abitualmente attenta a osservare le persone nella loro quotidianità, per immergersi totalmente nella realtà interiore di ciascuno fino a portarla nell’inchiostro della sua penna, con l’intento specifico di animare i personaggi dei suoi racconti.

Occorre saper ascoltare i silenzi degli individui, guardare oltre le parole, sentire oltre lo sguardo, esplorare i mondi nascosti dietro il velo della banalità, per riuscire a mettere in scena, così sapientemente, i frammenti del vivere comune.

Maria Altomare Sardella ama i suoi personaggi mentre li fa vivere nelle pagine della narrazione. E li ama perché, prima ancora, ama il genere umano. Non si accanisce mai nella descrizione del dramma. Il suo stile narrativo, leggero, morbido, fruibile, non vuole scuotere il lettore provocando in lui sensazioni forti o sconvolgenti ma lo conduce per mano, nella vita degli altri e lo aiuta a ritrovare la capacità di commuoversi quando, tra le parole del testo, lo guida nell’incontro con l’autenticità della persona che pulsa dentro la maschera del personaggio.

Tanta fruizione filmica e televisiva, intrisa di violenza psichica e fisica, presentata abitualmente sia nei telegiornali che nelle varie produzioni basate sulla finzione scenica, ha decisamente modificato la soglia del disgusto e dell’indignazione che agisce sul livello emozionale delle persone di questo tempo storico, governato dai social e dai mezzi di comunicazione di massa. Per l’immaginario collettivo sembra ormai indispensabile la presenza di un messaggio forte, nelle varie forme di espressione, per sollevare un’emozione. Invece la scrittrice riesce a farci riscoprire la bellezza delle sensazioni  che scaturiscono dalla semplicità del vivere quotidiano. E la commozione ci coglie, inaspettata, quando alcune sue parole, catturate dal cristallino,  ci entrano nella retina e arrivano al nervo ottico… e in pochi istanti la vista si appanna per qualche lacrima che scende, a sorpresa; l’iride si dilata e si concentra per regolare meglio la luce che entra nel nostro occhio e che avvolge le lettere stampate sul foglio di quel libro che è lì, inerme, ma che riesce a farci condividere, oltre ogni nostra volontà, l’emozione che sta vivendo il personaggio del racconto.

Mi piace sottolineare che la naturalezza con cui l’autrice pone la sua trama narrativa, è lontana da ogni superficialità: nelle molteplici stanze della sua architettura contenutistica, ciascun brano ha per pavimento le problematiche sociali ed esistenziali che caratterizzano il nostro tempo, descritte nel loro scorrere con uno stile mai urlato, quasi silente, che si insinua nella giornata dei protagonisti e giunge al lettore, attraverso i racconti, come tanti affluenti che arrivano, con naturalezza, al fiume principale, quello della vita di un’umanità che scorre da millenni e che, con saggezza,  accoglie storie apparentemente diverse, ma che, nell’intima sostanza, sgorgano, da sempre, dalle medesime sorgenti.

In ultima analisi, questa lettura mi ha legata empaticamente all’autrice anche con quel suo “semel in anno licet insanire” così sapientemente iniettato, come antitarlo della consuetudine alienante, nel racconto “Cena per single”. Per me è stato emozionante ritrovare tra le righe di quella sua pagina, un proverbio latino che amo particolarmente e che mi accompagna nella vita fin da quando stavo sul banco della prima media. Teniamolo bene a mente questo antico motto che la scrittrice ci riporta alla memoria e prendiamolo in saggia considerazione quando l’abitudine a sopravvivere mette a tacere la passionalità del vivere.

Laila Scorcelletti           

 

2 commenti:

  1. Grazie, Laila, per le tue belle parole. Soprattutto, grazie al Poeta Nazario Pardini, che ci apre la sua "casa". Non solo grazie perché si scrive della mia opera, ma perché siete generosi e valenti. Solo chi vale davvero, infatti, non teme il confronto e può ammettere il valore altrui. Un caro saluto a tutti.

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  2. Terzo meritato tributo della carissima amica Laila per l'Opera della nostra talentuosa Maria Altomare Sardella. Le sue storie 'di tutti i giorni' scritte in modo raffinato, lieve e spesso commovente, come sottolinea Laila, confermano che i libri e le idee sono come il sangue: hanno bisogno di circolare e ci tengono in vita.
    Ringrazio Laila per la sua disamina avvincente e fruibile; Maria Altomare per la sua 'trasfusione' e Nazario... perchè esiste. Li abbraccio tutti con affetto grande.

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