Edda Conte, collaboratrice di Lèucade |
Edda Conte
Poesia e non Poesia--Le riflessioni
"Le
parole del silenzio"
Ci sono parole come pietre
sul letto dell'anima
appena sbozzate
come statue mute
sui sentieri non calpestati
mai
Parole non dette
se pure antico è il dire
senza ritrosie
e senza reticenze gli
abbandoni.
Parole
come volo di uccelli stanziali
in cerca di sicurezze
frammenti luminosi dispersi
nel buio...
Le parole del silenzio
implodono in noi.
**************
Perché le parole del silenzio?
e quali sono le parole del silenzio?
Oggi tutti gridano, gridano
per farsi sentire , anche per una cattiva
abitudine ormai invalsa in ogni luogo. Il mondo è affollato, le città
scoppiano, i paesi non vivono più quell'atmosfera serena, familiare,-paesana appunto- in un
mondo di imitazioni, di contraffazioni.. ; persino il tranquillo borgo contadino ( di una volta) si è trasformato in appendice della città, a
sua immagine e somiglianza. Nelle
campagne il rumore dei motori di chi lavora la terra mette in fuga
gli uccelli sbigottiti; anche loro emigrano, immigrano : tra i tetti
delle case, sui monumenti, nelle piazze alberate...Il loro verso si confonde
con tanti altri rumori. Dov'è dunque il silenzio? O la "Solitudo vera
Beatitudo" annunciata sui portoni dei conventi , delle certose? Ma , del resto, nessuno va più in convento!
Tuttavia il silenzio non è un
bene perduto, è solo un bene di pochi, che resta nascosto all'interno
dell'io. E' un silenzio che parla dentro
l'anima, con accenti di protesta, di rabbia, di ribellione verso un mondo che non ha più orecchi, che non può o non
vuole sentire.
Le parole implodono dentro di
noi, sono parole alla ricerca di realtà
perdute, di sicurezze negate, di valori rifiutati; sono parole che vogliono
credere alla speranza, o auspicare la
fine di un'epoca, falsamente esaltata come la conquista di un progresso
assoluto, che garantisce il benessere e la felicità di ogni uomo sulla Terra.
Si dirà che questa è
letteratura, idealismo, utopia...eppure no, le parole del silenzio sono di
tutti, perché non hanno bisogno di travestirsi, di fare bella figura, con lo
scopo di ottenere potere o avanzamenti di carriera...
Personalmente credo- e invito
a credere- che questi parlatori silenziosi siano molti di più di quanto si pensi.
Auguriamoci che facciano
sentire la loro voce, urlando al di sopra di tutti i rumori del mondo.
Ringrazio vivamente Nazario, il Grande Ospite, per avere con pronta gentilezza accettato su Leucade questa mia idea di letteraria eterogeneità.
RispondiEliminaCon affetto e immensa stima.
Edda Conte.
Pienamente d'accordo con te, Edda: la vera parola nasce dal silenzio. E' quella la parola che nomina per la prima volta il mondo, a prescindere dal momento storico in cui vede la luce. E' quella la parola dell'autenticità e della poesia. Altra cosa è la parola che nasce dalla parola, in un affastellamento babelico dove i termini, logori, si rincorrono senza avere più nulla da dire. E' quanto sta accadendo oggi, nella cosiddetta Civiltà delle Comunicazioni, ma è quanto accade anche nel linguaggio fatuo di tanti intellettuali, per comprendere i quali il dizionario non è di alcun aiuto.
RispondiEliminaFranco Campegiani
Grazie Franco Campegiani! Non potevo dubitare che tu per primo confermassi le mie parole...perché sei il mio amico di pensiero.
RispondiEliminaLa mia stima , la mia amicizia.
Edda Conte.
Edda mia, 'seme d'amore', le parole del silenzio sono l'essenza del nostro vivere e troppo spesso non ce ne accorgiamo. Un proverbio recitava: "Ho imparato il senso del silenzio quando mi sono accorta che tutte le cose più importanti della mia vita si sono rotte senza far rumore". La tua lirica e la tua breve disamina colgono proprio il senso di questo detto. Nella poesia vai oltre, Amica d'anima, tocchi le vette che ti sono congeniali, ovvero le parole che sembrano riposare 'sul letto dell'anima', quelle che non abbiamo avuto il coraggio o la volontà di sussurrare e che forse è su quel letto che dovevano restare per lasciare integri gli equilibri. Il riferimento agli elementi della natura torna, come sempre, ed è destinato agli uccelli stanziali, che come le parole taciute, pur in cerca di nidi sicuri, sono 'frammenti luminosi dispersi nel buio'. Mi viene in mente l'espressione 'mi si è spezzato il cuore', che usiamo tanto spesso: abbiamo mai sentito il rumore di un cuore che si rompe, abbiamo mai saputo esprimerlo a parole? Edda mia, come sempre, apri infinite finestre di riflessioni... Sei un seme che fiorisce in ognuno. Ti porto nel cuore caro Lillà!
RispondiElimina"Ci sono parole come pietre
RispondiEliminasul letto dell'anima
appena sbozzate
come statue mute
sui sentieri non calpestati mai"
L'incipit dei tuoi versi, cara Edda, mi apre immaginari inediti. Le pietre (grezze) del silenzio sul letto del fiume dell'anima saranno quelle che troveremo sul greto e dalle quali si potrà iniziare a riedificare. Grazie!
Sandro Angelucci
Le mie meditazioni sul tema silenzio..
RispondiElimina“Il silenzio ci porta lontano da noi stessi, ci fa veleggiare nel firmamento dello spirito, ci avvicina la cielo…” Eppure il silenzio è rapporto con noi stessi, è fare i conti con la nostra corporeità, con i nostri sensi, tutti, come già ci aveva spiegato il filosofo L. Demetrio , ma è anche rapporto con gli altri, l’umanità con cui abbiamo a che fare ogni giorno in un equilibrio sonoro sempre messo in crisi. Il nostro silenzio si scontra col rumore altrui, la libertà di tacere o parlare, comunicare o escludersi è un insieme di ascolto di vibrazioni che ci vengono da tutto il corpo e da ciò che ci circonda, siano esse persone o cose.
Il silenzio è anche suono, che esclude tutto ciò che ci disturba per godere di ciò che ci fa star bene, sia il canto di un usignolo, lo scrosciare di una fonte, la voce amata, o semplicemente il rimuginare dei propri pensieri, è sentimento che ci fa amare la vita in tutte le sue forme. Tacere o parlare, dipende da noi, da ciò che sentiamo, dalle emozioni che ci invadono, positive o negative, da come ci sentiamo, esclusi o compresi.
Anche il silenzio fa parte di quei rari casi in cui l’ebraico è generoso di parole ci spiega Elena Loewenthal che tenta di tradurre questa difficile parola.Ci sono più parole per dirlo: sheqet, dom, demama, lishtok….
Sheqet è il silenzio della quiete,della serenità. È un silenzio sommesso, pacato, sgombro ma non del tutto.Lishtok è un infinito verbale.Indica il silenzio imperativo, quello che si impone alla parola. È ingiunzione ai bambini in classe. È un silenzio un po’ rabbioso, un po’ rivendicativo. Significa “zittimento”, e viene necessariamente dopo un rumore molesto. Dom, invece, è un silenzio abissale. Fa paura, come l’ignoto. È lo stato del mondo prima che Dio lo spezzasse parlando: nella Bibbia la creazione è dire le cose. Tutto si fa attraverso la parola (eccetto l’uomo), Dom è onomatopeico: è un rintocco sordo di campana,un’eco profonda – di silenzio. Chiude il futuro, tronca la voce con il nulla. Forse, era il silenzio di prima che il mondo fosse creato con la voce divina.Da questo silenzio cosmico ne deriva un altro, che è come una versione più conciliante, più afferrabile. Demamah è una parola bellissima. Sottile, discreta, accattivante. Indica il silenzio in cui il profeta Elia trova Dio: “Ed ecco che il Signore passò. Ci fu un vento impetuoso e gagliardo, da spaccare i monti e spezzare le rocce davanti al Signore, ma il Signore non era nel vento. Dopo il vento un terremoto, ma il Signore non era nel terremoto. Dopo il terremoto un fuoco, ma il Signore non era nel fuoco. Dopo il fuoco, una voce di silenzio sottile. Come l’udì Elia si coprì il volto con il mantello. Uscì e si fermò all’ingresso della caverna. Ed ecco venne a lui una voce che gli diceva: che cosa fai qui Elia?” (1Re 19,11-13). Una rivelazione strabiliante, che non arriva nello sconquasso di cielo e terra, bensì in una voce sottile di silenzio.Ecco quel silenzio è rivelazione, stupore, certezza. Pace e verità. È una parola leggera, chiusa in se stessa eppure aperta al futuro”. È un silenzio meraviglioso, difficilissimo da tradurre. “Ecco, questo è ciò che la mia blanda esperienza di traduttrice mi ha concesso di sapere – o non sapere – sul silenzio.”(E. L)
“Mai l’uomo è padrone di sé come quando tace: quando parla sembra, per così dire, effondersi e dissolversi nel discorso, così che sembra appartenere meno a se stesso che agli altri. Talvolta il silenzio del saggio vale più del ragionamento del filosofo: è una lezione per gli impertinenti e una punizione per i colpevoli. Qualunque sia la disposizione che si può avere al silenzio, è bene sempre essere molto prudenti; desiderare fortemente di dire una cosa è spesso motivo sufficiente per decidere di tacerla.Vi è un modo di restare in silenzio senza chiudere il proprio cuore, di essere discreti senza apparire tristi e taciturni, di non rivelare certe verità senza mascherarle con la menzogna.” ABATE DINOUART, L’arte di tacere (1771)
Edda Conte anima l'interiorità con metafore e fenomenologie impressionanti che si snodano nell'icasticità di pochi e forti versi. Il "silenzio" vive, si imprime, evoca la coscienza, ne attira il fenomeno intuitivo dell'in sè, ne dilata immagini (le statue mute...) volo d'uccelli stanziali...) trasparenti.
RispondiEliminaSe ne ricava un frammentarsi unitario e silenzioso (come pietre...) che assedia l'anima nelle sue reticenze ed incerte sicurezze, gridandola alla "luce" delle parole coesistenti nell'ontologica totalità esistenziale.
Profondità visionaria nel confronto "naturale" dei contrasti che la Poetessa sottolinea liricamente trasformando cose e anima, animali ed esseri umani, luminosità e buio in un "essere" che non possiamo descriverci senza cadere nell'angoscia di una ricerca senza esito.
...quando dico "straordinaria Ferraris"....!
RispondiEliminaIl tuo contributo che rivela il livello delle tue qualità di studiosa è semplicemente di enorme interesse.Illuminante.
Ho letto con grandissimo interesse quanto hai scritto e trascritto. Molte le cose che non conoscevo e ti ringrazio.
Sono altresì felice, e davvero tanto, per quello che intuisco attraverso i tuoi recenti interventi. Benvenuta, mia grande amica, fiorita e rifiorita..
Adoro il silenzio e condivido tutte le sfaccettature di significato che ne dà la lingua ebraica. Splendido!
Ringrazio molto anche il poeta Sandro Angelucci per il suo gentile apprezzamento nei confronti dei miei versi.
Un abbraccio a entrambi con vera amicizia.
Edda Conte.