Sublimata suasività
Rita Fulvia Fazio, collaboratrice di Lèucade |
Il meriggio ravviva la cittadina
sonnolenta.
Vuota e fosca, la piazza, un dì prospera
di alacri fermenti e loquaci svaghi.
Infingarda, la luce obliqua
sfronda riflessi diamantini
nella stretta dei quieti vicoli.
Occhiate curiose fra le persiane
insinuano lame impestate di dolore.
Annotta.
Solitario, il lume marino accordato
all'anima del violino,
vibra il ritmo fondo dell'onda
che larga azzurreggia. L'ouverture sinfonica verdiana intona
il verso eccelso.
È la forza del destino.
S'innalza, etereo, il sogno nella bolla
dell'assenza. Effluvia la nota avvolgente
di spezie e fiori
esalando, nell'aria paludosa,
stress ed epidemia.
La vita è sogno.
Albeggia.
S'àncora, brioso, il sovrumano
cromatismo.
Si rivela l'intensa
suggestione
epifanica.
O primula immacolata, iris chiaro su
calcedonio iridescente,
emettente narciso, acceso tulipano,
innamorata margherita pratolina,
violetta spontanea,
delicatissimo papavero, dolcissima
camelia,
stimolante zagara mediterranea,
cascante luminanza del rampicante glicine,
magico fiore di ciliegio, angelico
mandorlo, innocente lillà.
Oh risorgive stillanti gocciole d'umore,
compagne nodali della morta stagione.
O assetate, timide infiorescenze
vagheggianti un sorriso appena, una gioia lieve.
Oh voi, a voi, ardentemente io, immortale
bellezza sublime,
intreccio inesausta
parola muta d'Amore,
sussurrata raggia di sole
fra la terra e il cielo.
Rita Fulvia Fazio
Persuadenti davvero le tue parole, Rita mia... Ti cali nella storia che è stata e che continua a essere, almeno per coloro che prendono atto dei rischi e, soprattutto, rispettano gli altri, e con il tuo pennello fatato affreschi la dicotomia tra l'irrealtà del silenzio, della paura, tra le 'occhiate curiose fra le persiane
RispondiEliminache insinuano lame impestate di dolore" e i ritmi liberi e densi di pathos degli elementi miracolosi della natura. Il mare canta e sembra accompagnato dal violino di un immaginario Lévi-Strauss; l'alba sorge immacolata, i fiori vengono alla luce come sempre, gli elenchi quali amici antichi, la rugiada li sposa in una sorta di danza... E tu senti la precarietà della dimensione umana di fronte a tanta immortale vita. Lirica che inonda l'anima, le ricorda le meraviglie del Creato e stende un velo di balsamo sui dolori personali. Un lascito, un sogno d'amore. Ti abbraccio forte grata ed estendo la stretta al Nume Tutelare, che giganteggia su tutti noi.
Grazie Maria dell'attenzione, del pregevole apporto critico luminoso e partecipato. Grazie, Nazario, dell'ospitalità sull'isola. Commossa, saluto con affetto. Fulvia
RispondiEliminaLirica delicatissima e - al contempo - potente...come un acquerello di Turner. Complimenti Fulvia
RispondiEliminaGrazie ininite: splendido, sensibile commento. Il riferimento a Turner, il pittore dela luce, mi riempie di gioia. Fulvia
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