Oggi ho ricevuto un regalo molto gradito e maggiormente gradito poiché non richiesto ma spontaneamente desiderato dal mio amico, il filosofo Francesco Righi, (l'artefice del mio maturato interesse filosofico e passione letteraria sviluppate collateralmente agli anni della frequentazione dell'istitito di Ragioneria) che ha apprezzato e chiarito la relazione esistente tra l'elemento concreto e astratto del mio linguaggio poetico:
"Ti mando
alcune righe su "Sublimata suasività":
<<La poesia "Sublimata suasività" inizia con un quadretto neorealistico:
una città di provincia; la classica città sonnolenta, ormai in decadenza, solitaria
e silenziosa. Il tono è pacato, tranquillo, misurato: in questi primi versi la
parola sembra essere totalmente esaustiva del messaggio del poeta. Più avanti
la dimensione cambia, lentamente la "piccola città" diventa un paese
misterioso: "Occhiate curiose fra le persiane/insinuano lame impestate di
dolore." e a notte fonda un suono di violino vibra al ritmo dell'onda:
dove tutto è tranquillo ora c'è un'aria di mistero. E' il linguaggio della
poetessa che nasce dall'uso particolare che fa della parola. Ora le parole non
sono più conchiuse
ed autosufficienti come all'inizio, ma non sono nemmeno parole che in sè
evocano immagini specifiche o rimandano ad una poetica o ad una visione del
mondo. La sua è una parola ricca di allusioni, ma non ben definite nel loro
senso, che rimanda ad un'altra parola e questa ad un'altra ancora in un dinamismo
che porta a metafore che si ridefiniscono continuamente: "...il lume marino
accordato / all'anima del violino, /vibra il ritmo fondo dell'onda /che
larga azzurreggia."; "Occhiate curiose tra le persiane /insinuano
lame impestate di dolore.".
... E' il suo
"barocchismo linguistico": nasce da un continuo passaggio da un
concreto ad un astratto e da un astratto che ha il suo senso in un concreto. La
solitudine notturna "il lume marino...", "l'ouverture sinfonica
verdiana" che "intona il verso eccelso." sono sprazzi di un
concreto che rimanda ad altro; è un
silenzio, una solitudine non compiuta e misteriosa che si comprende solo riferendola
ad un "astratto": ad una tensione interiore, ad una maturazione intellettuale
che la definisce e che si va delineando gradualmente nello svolgersi della
poesia.
La ouverture
verdiana "rivela una intensa suggestione epifanica". E' il panismo
di una natura floreale: l'autrice è trasportata in un immergersi sensuale nei colori
e nei profumi dei fiori. Non è un vitalismo naturalistico, nè un panismo
estetizzante. E' una esaltazione che
trapassa il quadro realistico e che può essere comprensibile solo riferendola
ad un mondo soprasensibile che avvolge e definisce la realtà e di cui l'autrice
si sente parte.In questo senso si sente "immortale bellezza sublime"
che "intreccia inesausta parola muta d'Amore,..."
E' chiaro che
nel sentirsi una immortale bellezza sublime c'è una transvalutazione dell'io
che diventa parte o partecipe di un mondo di amore che avvolge il cielo e la
terra.
Si è così compiuto
il passaggio dal concreto all'astratto, ma un astratto che esiste solo in rapporto
al concreto storico e virtuale.
Da questa
dialettica nasce lo svolgersi di un tempo narrativo: la poesia come storia di
un disvelamento.
Da una dimensione
minimale, la piccola città solitaria e silenziosa; la poesia porta a
cogliere una realtà spirituale superiore e onnicomprensiva.
E parallelamente
c’è uno sviluppo musicale: dal “pianissimo” dell’inizio la musica cresce di
tono ed esplode con tutta la forza dell’orchestra nel radioso finale.
La poesia è il
percorso interiore della poetessa ed è lo stesso percorso che compie il lettore
che legge questa poesia.>>
Un caro saluto.
Con affetto,
Fulvia
Oh Nazario, tali letture, la sua e quella di Franco, unite; insieme rendono la gioia che esplica naturalmente il mio modo originale di essere, la mia essenza."La verità sottile e affascinante" che so trasfondere al mio prossimo, nell'istante che ama cogliere realmente l'animo, lo spirito che caratterizza il mio vivere;i fondamentali, i capisaldi del mio intimo sentire si riflettono nella luce che lei, Nazario, Franco, Marco, Mariangela,Gianluigi,Pierluigi, Rosangela, Marina.. che altri (qualcuno, taluni) emettete empaticamente. Attraverso la parola anche scritta, a me tanto cara; l'uso proprio che se ne fa e che amo cogliere da vari autori di spessore (Lei, Turoldo... ) concretizza un felice esistere.Sono onorata di poterle dire grazie. Grazie a tutti, tutti. Grazie Franco. Saluto con affetto i fruitori del Blog.
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