Lino D'Amico, collaboratore di Lèucade |
Sul calar del vespro,
mi perdo, tra brandelli di
colori
distillati in un tramonto
che imbruna, frantuma l’aria,
sbiadisce e poi si spegne in un brusio,
sterile ostaggio di giorni
solitari.
Quel brusio mormora silenzi
ostili
che urlano in fondo al cuore,
compagni di scandite memorie,
appassite tra sciami
d’illusioni
e notti consumate dalle attese
di echi muti e parole mai
dette.
Se tu… non fossi andata via,
forse…e se io… ?
Le fantasie del mio amico Poeta si palesano in questi versi come ipotesi di una possibile storia, lasciano che l'invectio prenda il sopravvento sulla realtà e, nelle trame incorporee, misteriche, care al Nostro, ordiscono una tela di pensieri, di ricordi, di riflessioni... Sembra di leggere il frammento di un'opera teatrale, l'incipit di una storia che si potrebbe compiere o, forse soprattutto, l'apologo di una vicenda che non si
RispondiEliminaè mai compiuta. Fantasia, originalità, ermetismo e tocchi di alta poesia in questo affresco che è specchio della statura artistica del nostro Lino. Grazie di tanto Dono e un forte abbraccio a lui e al nostro instancabile Capitano!
Suggestivo e accattivante il tuo verseggiare di pardiniano afflato, carissimo Lino. Sei poeta dei delicati sentimenti. Il titolo della poesia si specchia nelle parole dell'ultimo verso e le racchiude nel cerchio magico di una grande tenerezza.
RispondiEliminaComplimenti per il tuo sempre continuo crescere di valore. Un abbraccio, Edda Conte.
Ringrazio Edda e Maria per la pazienza di leggere i miei versi e di concedermi sempre benevoli commenti. Vi stringo forte in un abbraccio che estendo al nostro Condottiero Nazario.
RispondiEliminaLino D'Amico