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sabato 1 maggio 2021

CRENNA LUIGI: "PREFAZIONE"


PREFAZIONE 

CRENNA LUIGI. TESTIMONIANZE E PENSIERI DA CARTE RITROVATE.

 

Iniziare dalla citazione in esergo significa penetrare da subito nel pensiero dello scrittore; nel suo modo di intendere e di vivere uno degli aspetti più atroci della  vita: la guerra (Il ricordo di ogni guerra/deve stimolare alla pace,/altrimenti sarà eterna guerra).E’ questo il tema principale, focale  che percorre gli scritti del Nostro, facendone il suo insegnamento, la sua dottrina principale tramite cui lo scrittore reifica se stesso. Siamo di fronte ad un  vero prosimetro,  dove poesia e prosa si alternano con grande maestria ontologica. Il poeta rivive i tristi momenti della vicenda, quando le incursioni aeree piombavano all’improvviso sulla testa dei cittadini e scaricavano bombe all’impazzata: “…Le esplosioni provocate dagli incursori e i lampi della controaerea erano uno spettacolo tremendo. Qualcuno pensava veramente che questo castagno potesse essere una protezione, perché nascondeva le persone dalla vista degli aerei…” (Il ricordo del grande castagno). Sono immagini, per chi le ha vissute come me, che rinnovano tremori e paure. Si correva tutti quanti nei rifugi intrappolati come talpe  in quei buchi, aspettando che il rumore degli aerei fosse passato. Ci si abbracciava tra fratelli, col padre o con la madre, nella speranza di farla franca. Che tempi brutti! Che momenti di tristezze e di paure.  E quando gli aerei erano scomparsi nel cielo, noi ragazzi si giocava con gli avanzi della guerra. “…La cometa rischiara enorme pugno/or sopra un monte or sopra l’altro/e un grido, eco chiaro tra i monti,/rimbalza sui dossi e percorre le valli:/“Libertà! Libertà! (Nella bufera una chiara luce). La libertà è talmente preziosa che se ne scopre il valore quando non l’abbiamo, e quando l’abbiamo sembra una cosa scontata. La morfosintassi dei brani scorre con paratattica fluidità, e il verso altrettanto scorrevole dà segno di empatica vicissitudine, di epigrammatica emozione. “…Quant’è aspro questo monte/custode del lacerante ricordo/della cruenta battaglia./Nel penetrarla/il pensiero agghiaccia” (Megolo). Ricordi che penetrano irruentemente nel cuore e nell’anima facendosi veri, reali, conturbanti per lo scrittore che ha patito i disagi esiziali del triste momento. Tutta l’opera si distende su questo motivo di ricordi e paure e sul valore della libertà che in questi versi assume la portata di vita, di amore, di convivenza civile: “… Ma due i pietosi colpi di mortaio /centrano la base/del vecchio castagno gigante /inutilmente amico,/il capitano già riverso…” (Megolo). Le scene che lo scrittore fa rivivere con la sua realistica scrittura, ci richiamano i versi di Quasimodo della seconda guerra mondiale, quando le strade di Milano erano cosparse di cadaveri e non c’era neppure la voglia di scrivere (avevamo appeso la cetra alle fronde dei salici). Immagini di un reale sconvolgente che ci provocano questioni: “Perché l’uomo deve scendere tanto in basso?”. Non è sufficiente la vita di per sé a renderci fragili e precari in un mondo di incertezze. Perché la guerra? “…alti castagni spiccavano attorno riverenti, come colonne di una sacra naturale cattedrale a proteggere una Croce. Ogni parola era superflua… capo chino in mesta preghiera, la nostra forte emozione.” (UNA VISITA SUL CORTAVOLO). Ma tutto quanto si gioca sul tema della libertà, sul suo valore, che rende gli uomini degni di vivere: “Questo quadrato di terra consacrata/di libertà profumata/ispiri a tutti grande rispetto/e un immenso affetto./Perché con lei siamo al cospetto/del vero significato della storia;/ora chiara limpida di cielo/ma scritta allora nei suoi contorni di gelo/in giornate asfissianti di pericolose nuvole nere/sfociate in una gragnuola/incontrastata di grandine nera./A questa piazza,/uno dei maggiori simboli di libertà,/il maggior rispetto possibile./Questa piazza nel nostro cuore;/simbolo di riconoscenza e d’amore/e sempre vivo monito, alto e chiaro…” (Libertà). E’ proprio il caso di dire che il sacrosanto senso della libertà lo prova proprio chi di questa valore viene privato. E non è un caso se Luigi Crenna chiude il suo prosimetro con queste parole: “Ho scritto queste righe qualche tempo fa, in un momento in cui era molto diffuso il negazionismo che negava l’esistenza e la veridicità degli avvenimenti connessi al nazismo e al fascismo, nonostante tutti i rapporti che arrivavano dalla Germania sulle stragi di ebrei nell’Europa orientale…”. Un lavoro vario e articolato questo di Crenna che ci aggiorna, ce ne fosse ancora bisogno, sulle sofferenze di questo maligno vizio degli uomini di tradire la pace; di combattersi a  vicenda per anticipare l’operato della morte.

Nazario Pardini

 

 

 

 

 

 

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