APPELLO AI POETI PER UN’ANTOLOGIA SUL TEMA DELLA MORTE
Dopo la realizzazione
delle antologie Nuovi Salmi ed I poeti e la crisi, è in corso un nuovo
progetto culturale che si concretizzerà nella pubblicazione di un'antologia
poetica sul tema della morte. Il progetto vuole essere una singolare operazione
culturale su tale fenomeno, così angosciante, doloroso e misterioso da
coinvolgere religione, spiritualità, medicina, scienza, filosofia, fisica,
fisica quantistica, metafisica, vita esperienziale; un fenomeno su cui – fin
dai tempi più antichi – l’intera umanità si è costantemente interrogata, a
cominciare da persone semplici e comuni fino alle menti più autorevoli e
brillanti in tutti gli ambiti ed ambienti sociali.
La produzione
letteraria di tutti i tempi e di tutte le civiltà annovera una grande quantità
di scritti che affrontano la tematica della morte, sia sotto l'aspetto
puramente religioso (teologico-mistico-spirituale) sia sotto l'aspetto medico,
scientifico e filosofico (vedi Il libro
dei morti egizio, Il libro tibetano dei morti ed altre opere
ancora).
Sul finire degli anni
’70 del secolo scorso, si sono aggiunte nuovi e interessanti indagini sul
fenomeno della morte – sia sui malati terminali sia su quanti sono usciti da
esperienze di coma – i quali hanno
aperto nuove prospettive sull'evento-morte, dando il via ad una serie di studi,
nel tentativo di fornire un carattere di scientificità a fenomeni quali “viaggi
astrali” (altrimenti definiti OBE: Esperienze extracorporee), esperienze di
pre-morte, reincarnazione, ritorno dal tunnel di luce…
Il mondo del cinema e del teatro è pieno di opere che trattano
la morte. Non c’è pittore o scultore nella storia
di tutti i tempi, che non si sia cimentato a produrre un’opera su di essa. Anche poeti e scrittori (antichi e
moderni) si sono da sempre interrogati sulla morte, affidando ai loro scritti
preziosi contributi (Dante, Foscolo, Lorca, Valéry, Neruda, per fare appena
qualche nome, così come altri poeti della contemporaneità e non solo).
L’invito
a partecipare a questa singolare antologia, sul tema della morte, è rivolto
solo a poeti noti e affermati, di ogni area geografica italiana e straniera, di
qualsiasi credo religioso, atei e agnostici compresi, che con spirito sereno
sappiano confrontarsi con un argomento così complesso quanto enigmatico e
misterioso, affrontandolo da
un'angolazione insolita, intima e personale, portando alla luce, nel proprio
componimento, particolari e straordinari fatti che siano accaduti a se stessi o
a altri di cui si sia stati testimoni oculari.
Cos’è la
morte e perché si muore? Sembrano domande banali e infantili, ma sono
interrogativi che ci siamo posti già quando avevamo pochi anni, mentre,
scioccati e sconvolti, vedevamo morire un parente o un conoscente. Perché si
deve morire? Ma è proprio necessario morire? Perché nessuno sa fermare la morte
o almeno ritardarla? Si muore per sempre? O muore solo il fisico? Cosa c’è dopo
la morte e cosa ci attende? Qualcuno è tornato dalla morte? Quando si muore
veramente? E veramente sappiamo tutto
sulla morte? Ci hanno detto proprio tutto? O ci sono cose che ancora non
sappiamo e che vanno analizzate e studiate (meglio e diversamente) e sotto
un’altra luce? I testi antichi delle civiltà passate cosa dicono della morte? E
cosa dicono i testi sacri di tutte le religioni sulla morte? E cosa hanno detto
le persone sagge e pie sulla morte? Cosa sanno i sacerdoti dalla bocca di chi
si accinge a morire e di cui non dicono mai? E cosa hanno detto profeti,
asceti, mistici, eremiti, santi, Padri e Dottori della Chiesa, papi, sacerdoti
e frati e suore? Perché i ‘morituri’ negli ultimi tempi, settimane, giorni o
ore che precedono la loro fine vedono persone defunte che a loro parlano o
sentono voci e cose che noi non percepiamo pur stando a loro accanto? E perché
rivelano confidenze, segreti, messaggi (dell’aldilà) solo quando si trovano in
quella via (senza più ritorno) sull’orlo dei loro giorni o ultimi fiati e mai
prima? Cosa succede, negli ultimi tempi, settimane, giorni o ore a chi si
accinge a morire e cosa avverte, cosa vede e cosa dice e cosa non può dire e
perché? E cosa avviene e cosa accade durante la loro dipartita e cosa subito
dopo o nei giorni successivi? E perché nessun parente o amico che è stato molto
vicino al morituro mai ha saputo prendere in serie considerazioni quello che
egli stesso ha visto e sentito? O che ha avuto rivelato dal morituro stesso se
solo dopo la sua dipartita e solo tempo dopo e col senno del dopo?
1 Si
tiene a precisare che questo progetto culturale non vuole andare contro nessuna
cultura e tradizione né contro nessuna religione e nessuna teologia, e nemmeno
contro il giudizio ufficiale della medicina, e della filosofia, ma vuole dare voce ad autori – desti tosti e coraggiosi – di esporre
attraverso un loro componimento poetico confidenze, segreti e cose ‘strane e
non comuni’ che siano accaduti durante la morte di qualcuno (parente, amico o
altri) a cui siamo stati particolarmente vicino.
O si vuole anche dare voce a chi si è trovato
in prima persona molto vicino all’esperienza del morire (ancorché solo per
brevissimo tempo) per malattia, coma, incidente, infortunio, per Covid 19,
infarto, ictus) rivelando cosa, di quei particolari e drastici momenti, abbia
provato, cosa pensato e cosa visto, cosa imparato.
2 Ma si può
partecipare anche al suddetto progetto, scrivendo in un testo poetico il proprio punto di vista
sulla morte laico o religioso,
scientifico o filosofico. O scrivendo un testo che spieghi ai bambini la morte;
oppure con un testo che aiuti a lasciare questa vita chi sta per morire,
accompagnandolo al sereno riposo o con un testo che aiuti a consolare chi è
rimasto vittima del dolore per la scomparsa di un parente. Si può partecipare
anche scrivendo un epitaffio per se stesso (da poter apporre, in un futuro
molto lontano, sulla propria tomba) o un epitaffio dedicato ad altri; o
scrivendo una poesia per i defunti cari e familiari oppure scrivendo tra serio
e faceto un fantastico necrologio o “coccodrillo” su se stesso o descrivendo il
proprio rapporto con la morte, la propria dipartita, il proprio funerale.
Ogni
partecipante è libero di affrontare l’argomento: descrivere la morte,
proclamarla, denunciarla, accarezzarla, perfino di scazzottarla (come accade al
protagonista del poema – o racconto in versi che sia – “Il Campofame” di
Robinson Jeffers), comunque come meglio crede, purché si esprima in maniera
originale e osservi il tema da un’angolatura e da una particolare esperienza
molto intima e personale o di cui mai s’è voluto parlare prima (per prudenza,
vergogna, paura, timidezza, pudore…)
Si può partecipare all’antologia anche con un testo di prosa poetica che sia un racconto, una fiaba, una testimonianza, un sogno, aforismi, purché lo scritto abbia a che fare con le sopra dette peculiari indicazioni (vedi in grassetto) e che abbia il linguaggio della poesia.
Per
ulteriori chiarimenti e modalità di partecipazione e scrivere a Giovanni Dino:
giovannidino@alice.it
Che tema insolito! Certo che la morte ha tante rappresentazioni ma una sola faccia. E soprattutto è l'aspetto più democratico del vivere.
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