Loredana D’Alfonso su_La dimensione umana dell’esistere di Nazario Pardini e Patrizia Stefanelli
Loredana D'Alfonso, collaboratrice di Lèucade |
“La dimensione umana dell’esistere” di
Nazario Pardini e Patrizia Stefanelli, (dialogo in versi sulla poetica di
Nazario Pardini), edito dalla Caramanica Editore nel marzo 2021, è un fresco
colloquio tra i due Poeti, un gioco, uno scambio di emozioni iniziato il 22
febbraio di quest’anno, con un invito della Stefanelli al Poeta a scambiarsi
“lettere” e punti di vista. L’Opera si concentra, soprattutto,
sull’interpretazione dei libri di Pardini “Dagli scaffali della biblioteca”
(Giudo Miano Editore – 2020” e ”Alla volta di Leucade” (Mauro Baroni Editore –
1999).
La silloge nasce fluida, spontanea,
senza forzature; la copertina dell’Opera ritrae Calipso sullo scoglio e Ulisse
che parte in un mare di grafite, scuro e misterioso. Allo stesso modo iniziamo
il viaggio, cullandoci nel ritmo dei versi.
“Nel mattino che viene/all’unisono scendono/zaffiri
e meraviglie/allegri si rincorrono/rotolando nell’erba/io e te con loro e
niente/ora dispiace al cielo/partiamo insieme all’oro/aliante dentro il
giorno/ricco di tanti voli/di pace; e come sempre/intorno a te si
annuncia/nuova la primavera/Io credo che tu la veda”.
Con i versi di Pardini inizia lo
scambio epistolare tra i due Poeti, prassi già in voga nell’età classica,
presente da Platone a Epicuro, Cicerone, Seneca, Dante, Petrarca, e Leopardi.
Le poesie di questa silloge sono state
scritte in otto giorni e - cosa di fondamentale importanza per lasciare intatta
la spontaneità - non hanno subito nessuna manipolazione “per non sciupare
l’intento giocoso”.
“Allora, dato che leggi i libri
miei/vorrei da te sapere che ne pensi/di tanto ruzzolare nei dintorni/di parole
che vagano ben oltre/il mio pensiero…”
Nello scambio dei versi si sente
affetto, ammirazione, leggeri graffi di ironia:
“….Godiamoci il giorno e carpe
diem/tanto a morire/siam sempre in tempo, cara bellezza mia”.
Patrizia sta al gioco e si sviluppa un
libro diverso “antico ma nello stesso tempo moderno”, che vede come
attori due protagonisti della nostra letteratura: Nazario Pardini, già
ordinario di Lingua e Letteratura Italiana e Presidente del Premio Nazionale
Mimesis e Patrizia Stefanelli, critico e direttore artistico del Premio stesso.
In queste pagine si parla di vita: “Hai
voglia se son vivo/cara mia!/Son qui che mi arrovello tra i miei
libri/facendoli parlare come se/ fossero alzati con i loro Autori…”, di
poesia: “D’altronde questa è la poesia; si ciba/ di sentimento, memoriale, e
immagini/che tornano a trovarti quando meno/te l’aspetti”, e di amore:
“Un tuffo dentro il fiume del tuo amore/che ha l’uscio aperto come la tua casa/è
poesia che imbocca le parole”.
C’è anche il dolore, nei “ricordi che
pungono”, nei volti scomparsi che ognuno di noi cela nel più profondo del
cuore. Ma condividendo il peso, tutto diventa più leggero.
“Ma ci sei tu, cara Patrizia,
che/distrai il mio dolore duettando/botta e risposta in belle poesie/che spero
andranno a gironzolare/per dimostrare tutto il tuo valore”.
E ancora “Voglio solo la vita, i
suoi difetti/voglio soltanto i pregi, le memorie/per correggere il tiro. E
rimediare”.
C’è spazio anche per la malinconia, e
come dice Pardini “La malinconia è grande cosa/ti prende quando meno te
l’aspetti/ti gonfia il cuore, ed empie ogni anfratto/ma se ci pensi bene è
naturale/è un sentimento che vuole rispetto/perché sta a capo della poesia”.
E la voce di Patrizia fa eco “…..Non
ho ricordi malinconici/che siano dolci e sani/se non di pochi sprazzi/in cui la
gioia/era cullare mio fratello che/aveva un orecchiuccio un po' attaccato/morì che aveva un anno”.
“La vita scorre via, cara fanciulla, e chi
la ferma? Va”.
Quasi per rallentare la
corsa, il Poeta vuole tornare al suo rifugio, a Leucade, e invita la Poetessa
ad andare con lui:
“La mia Leucade è un’isola fatata/dove
mi rifugio in tempi bigi/dove mi raccolgo dentro me/per pensare alla vita/all’amore/a
tutto ciò che sembra e non appare/Cara fanciulla, vieni con me/sull’isola
fatata”.
Patrizia risponde con la grazia e
l’eleganza che le sono proprie:
“Grazie,verrò/se puoi, prepara un tè”.
La raccolta, vivace, a tratti
struggente, ricca di suggestioni, si chiude con la lirica “Fuga da settembre”
tratta dall’Opera di Pardini “Alla volta di Leucade”.
“E furono le Eumenidi a portarmi/dove
non vi è stagione. Ventilava/zefiro eterno l’isola di Leucade/eternamente dolce
nel respiro/di lavanda e di timo”.
Silloge originalissima e luminosa, uno
scambio di emozioni universali che prendono il lettore e lo coinvolgono in una
danza magica.
Acutamente così conclude l’Editore
Armando Caramanica: “La poesia è proprio quel moto che nasce dal nostro
essere, e il mezzo che usa è la parola. Tecnicamente, quest’ultima, consente di
reificare lo stato d’animo, essa diventa un mezzo che, a volte, stupisce il
poeta e il lettore. L’intuizione non è una nostra creazione, ma è possibile nel
rapporto simpatetico con l’esperienza. La poesia è dunque il nostro esserci”.
Loredana D’Alfonso
Lori mia, ho letto, anzi assaporato il meraviglioso Poemetto scritto d'istinti dal maestro e dalla mirabile giocoliera dei versi nostra Amica, e tu rendi loro un'ulteriore altissimo meritato tributo con questa lettura ricca di stilettate liriche e di corposo humus critico. Sei una grande... non solo per coloro che ti amano come la sottoscritta. In questo caso hai saputo stare al passo di due pilastri del cielo! Vi abbraccio tutti con affetto e stima immensi!
RispondiEliminaLeggo commossa per la generosa recensione di Loredana, accompagnata dal commento di Maria. Loredana, hai toccato punti intensi in cui senza retorica molti nodi si formano per poi sciogliersi. C'è spazio per ogni cosa in questa dimensione umana che tu ben sottolinei. Grazie!
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