OSARE PER "ESSERE" (1° Parte)
Marco dei Ferrari, collaboratore di Lèucade |
"Osare" è l'imposizione
categorica che connota ogni nostra attività psico-fisica. Ma la volontà di "osare"
presuppone sapere quel che si vuole dalla vita operativa con il
perseguimento del conseguente risultato personale-collettivo (obiettivo). Fondamentale
per ogni risultato è la convergenza di ogni energia (mentale) nel pensiero
positivo (per evitare la caduta in stati d'animo negativi e in situazioni senza
alternative percorribili). La positività completa il modello esistenziale
attivando la massima intensità per tutto quello che si tende a volere e
comporta l'effetto di trovare il "modo" più appropriato per
evidenziarne indirizzi e finalità di impegno progettuale. Il "modo"
(ovvero la procedura interiore/esteriore) dunque si trasforma in "obiettivo"
che si realizza esprimendosi in una risultante positività fattibile e
motivante. Volendo esemplificare taluni obiettivi da raggiungere si può
meditare sulle motivazioni indicate da Roberto Re in un suo importante, incisivo
e pregnante lavoro.
Domandiamoci con lui:
1. Il risultato avrà riscontri sul tuo "essere"?
2. Come starai riuscendo a completare
tutti gli obiettivi?
3. Come migliorerà la tua posizione
personale, familiare e sociale?
4. Quali negatività riscontrerai se non
ti attiverai positivamente?
5. L'autostima (esistenziale)
potrebbe condizionarsi se non raggiungessi la "globalità" attiva
(azione-percezione-riflessione)?
E non dimentichiamo che un "obiettivo"
deve poi concretarsi a scadenze certe e allocarsi in una programmazione complessiva/orizzontale/verticale.
Programmarsi in sequenza (giornaliera) è infatti molto utile per raggiungere lo
scopo alimentandosi in un surplus di "energia/vitalità" che
costituisce la basilarità dell'essere totale (nel senso di sentirsi tale).
Aggiungiamo a chiusura che:
1) l'obiettivo deve
rappresentarsi stimolante, ambizioso e realistico (ma con la necessaria
gradualità operativa: strafare non paga).
2) Il maxi-obiettivo è
perseguibile pianificandosi in un sistema di "mini-obiettivi"
a crescita in progressione: tale procedersi necessiterà di una concreta
dimensionalità misurabile e specifica ("focus" preciso)
finalizzata alla determinazione del percorso da intraprendere per ricollocare
lo scopo su orizzonti sempre più larghi, accessibili e realistici ad effetto
multi-disciplinare. "Osare" ovviamente dovrà trovare la propria
consapevolezza nella individuazione di una priorità produttiva da articolarsi in
un divenire sequenziale così delineato: proattività (iniziativa);
ascoltare e intuire; collaborare (sinergia); continuare
a migliorare priorità da fissare e perseguire totalizzando ostacoli e
traguardi.
A supporto di quanto espresso, citiamo
alcune riflessioni di N. Parkinson (autore del famoso libro: "La legge di
Parkinson").
A) "Il lavoro dura sempre quel
tanto che è necessario a colmare il tempo disponibile per compierlo".
B) "Tutto ciò di cui ho bisogno è
già dentro di me".
C) "Ogni momento che passa divento
sempre più forte".
Queste considerazioni (tratte da
riflessioni di STEPHEN COVEY) aiutano a sottolineare quanto sia importante
comprendere come si sta spendendo il proprio tempo (almeno il 50% di
quello consentitoci) con ponderazione e pianificazione per delinearsi benessere
e valorizzazione di ideali e princìpi personali valoriali.
Ricordare che il proprio tempo è "spesa
energetica" ed è la risorsa più importante per l'effetto-risultato aiuta a
valutare la sintesi della progettualità incentivante condensata in 5 step
propositivi come: energia; tempo; competenze; soldi; accesso (ad
esperienze, informazioni, luoghi, relazioni) che occorre sempre significare. In
proposito è bene riflettere sull'emozionalità correlata che è tanto un
pericolo nell'ostacolare ogni progettualità quanto un incentivo formidabile a
trasformare la negatività (emozionale) nell'entusiasmo della divertente "tranquillità"
per sollecitare le energie più sicure ad affrontare ogni situazione (giocare
per creare indirizzi produttivi - sembra la via più formidabile per
avvicinarsi all'essere basilare). La riflessione sulle risorse disponibili
è poi una verifica ineludibile per agire nella metamorfosi produttiva
umanizzante e attuabile con direttive sempre più ambiziose/edittali. In merito
al valore del "tempo" quale componente primaria della produttività, è
utile riportare una riflessione di Tolkien: "è il lavoro che non
inizia mai quello che richiede più tempo per essere terminato".
Si pone qui il tema del
"rinvio" - deleteria consuetudine di gravità estrema. Il rinviare
infatti significa pensare senza agire ed è una strategia fallimentare in quanto
evidenzia il dramma della fuga dal rischio e dal confronto con la
responsabilità dell'errore e con la paura di decidere. N. HILL rileva che
"la mancanza di decisione è in cima alla lista delle trenta principali
cause di fallimento". Si può sottolineare a corredo che la decisione (o
non) si articola concretamente su due forze fondamentali: paura e amore
(John LENNON). Paura di "non essere" o sbagliare; eccesso
di perfezionismo (paralizzante e ambivalente) che blocca con il rinvio permanente
e rende incerta ogni procedura espressiva di affermazione della capacità e
creatività personale. Al contrario la consapevole ottimistica creatività nel
percorso attiva gli step necessari e agevola il superamento di ogni ostacolo/imprevisto
(interiore/esteriore). Un altro elemento da evidenziarsi nell'analisi
dell'azione produttiva è quello mentale comprensivo del sentimento
amoroso che amplifica la dimensione reattiva positiva relegando la
negatività a buchi oscuri del "passato" (pericoloso raffronto nella
quotidianità singola e collettiva...). "La mente è un mondo a sé, e da
sola può rendere il paradiso un inferno e inferno un paradiso" (così John
Milton). Da queste osservazioni, si ricava la necessità di concentrarsi
solo su presenze psichiche positive, respingendo il cumulo delle esperienze
negative (che tende al soffocamento di ogni iniziativa psicofisica autonoma, e
di ogni motivazione passionale ed entusiastica che sia) nella ricerca dell'
"essere"-fonte di energie interiorizzate nella nuova posizione
dialettica dell'oggetto-soggetto-spiritualizzato e umanizzato. La conseguenza della
negatività diventa pigrizia e disinteresse esistenziale che favorisce il
"rinvio" (di cui già accennato). L'esistenzialità operativa nel
rinvio inoltre si condensa ancora in due punti cardinali: la scusa e il
risultato (con la scusa non si avanza anzi si perde tempo e non si
fronteggia lo stress). "Procastrinare è una trappola" "con le
scuse non si va da nessuna parte" (dice Napoleon Hill).
Il rinvio/scusa (schema
comportamentale) presuppone scarsa fiducia in sé e assedio costante di idee/paure
irrazionali paralizzanti. Conseguenza è l'ingigantire delle difficoltà e il
fallimento dell'autostima (in primis mancanza di coraggio); tuttavia la
giustificazione è sempre in agguato con i classici luoghi comuni che distruggono
definitivamente la volontà di "essere", "osare" ed operare.
Fronteggiare e annullare il rinvio con il ribaltarne gli effetti significa agire
subito anche con mini-obiettivi (mini-azioni) semplici e realizzabili con
il minimo sforzo (concetto già espresso sopra). Il fare anche minimale risolve
l'avvio e il risultato: il fare tutto subito non risolve: "non
puoi fare tutto" (Geffrey Jitomer).
B. Franklin liquidava il rinviare con una
asserzione molto pregnante: "puoi anche rimandare, ma il tempo non lo
farà".
È essenziale peraltro pianificare ogni
azione (efficace e positiva) senza lasciare nulla al caso, ma senza
dimenticare la "scintilla" del progetto imprevisto e creativamente
innovativo che sconvolge equilibri acquisiti e tradizionalità solidificate.
Il progresso è una scintilla di
imprevisti.
Ma la scintilla dei grandi risultati è
un'eccezionalità, poichè
"I grandi traguardi non si raggiungono mai da soli", sosteneva Pietro
Mennea e progettualizzare significa ottimizzare (risorse - tempo -
cooperazione) per conseguire ogni passaggio con il minimo sforzo possibile
("Il miglio modo per avere una buona idea è avere molte idee" - L.
PAULING). Fondamentale è poi tutto il "sistema" di vigilanza operosa
sull'avvio di qualsiasi azione soggettiva-oggettiva. Prepararsi all'azione è
più importante della stessa (prescindendo da ogni risultato) come dice Buddy
Knight. La fase di pianificazione si può peraltro preordinare sviluppando
alcuni momenti insostituibili: intercettare (pulizia mentale per evitare
confusione di idee e cose che distolgono l'attenzione da tutto ciò che è realmente
importante); chiarire (per ogni azione valutare qual è utile, quale il delegabile,
quale da cestinararsi. Importante definire lo scopo dell'obiettivo assegnando
compiti specifici e delegando responsabilità con corretto, essenziale scambio
di informazioni e comunicazioni e con eventuali verifiche interne). Mirco
Gasparotto interpreta così il problema: "un imprenditore di successo è
tale se la sua azienda funziona anche senza di lui"; organizzare (metodo
delle liste tematiche: es. libri da leggere, seminari, siti web da consultare,
clienti da contattare); e revisionare (misurare i risultati sotto vari
punti di vista come finalità, obiettivi, ambiti di interesse e responsabilità,
progetti in corso, azioni in corso, valutazione delle risorse necessarie lungo
il percorso, frammentazione dei vari compiti con scadenze temporali di
esecuzione) sono la scaletta biblica di un imprenditore di elite.
Questi percorsi presuppongono una
dicotomica differenziale tra il concetto di efficienza (capacità di esecuzione
nel modo più giusto ed economico possibile) e di efficacia (capacità di
produrre -fare- l'effetto e i risultati desiderati). "Il tempo di
esecuzione non denota la sua importanza" (Timothy Ferriss),
ovvero il "tempo " è componente essenziale in un progetto, ma non
qualifica il risultato. Non si può dimenticare poi che nel procedimento operoso
anche l'errore può essere fecondo per capire meglio la strada da
intraprendersi. L'errore è molto più importante di quanto non si creda, essendo
componente dinamica e incentivo propulsivo di un piano d'azione della
perfezione dell'"Essere" che è base di ogni effetto concreto del
"fare". I risultati materiali sono generati da ciò che si è
e da come si valutano i rapporti dialettici tra artifex e oggettualità
integrata nell'umanizzazione dell'oggetto (fare/fatto) che conduce all'avere
(non il contrario), e alla spiritualità globale. Dunque: essere -> fare
-> avere è il percorso riconducibile ad ogni dettaglio di operatività
min/max ed è bene rammentare che "seguire un compito di poco rilievo
non lo fa divenire rilevante" (Ferris), anche se la felicità
impressiva è un componente indispensabile come asseriva B. Disraeli
"forse l'azione non porta sempre la felicità, ma non c'è felicità senza
azione". Il compito di "essere" nel coraggio dell'osare
implica anche una particolare attenzione all'importanza dell'efficacia
operativa da analizzare in profondità con le necessarie regole direzionali.
Alcuni esempi aiutano a definire il concetto di applicabilità. Come:
- l'uso del proprio tempo che caratterizza
l'azione e si pone in netto contrasto con le distrazioni che possono
bloccare il processo creativo (dunque necessario prevenirle e circoscriverle,
dedicando alle stesse un tempo preciso e segregandole a una pausa determinata
(batching). Il concentrarsi sulle soluzioni dei problemi (riflessione) abbandonando
lamentele inconcludenti, scontate e interruzioni negative. Diceva Voltaire:
"nessun problema può resistere all'assalto di una riflessione
approfondita". - prendersi cura di sé e ritagliarsi spazi
personali, imparando a "dire no" nel rispetto (personale) dei
propri impegni e sforzi psico-fisici. Paradossalmente quasi "dire no"
diventa educativo più del "sì" come modello utile per sé e per gli
altri.
Infatti non sempre l'Essere esige
"linearità" di condotta interiore, ma trae continuità
dall'alternarsi tra linfa vitale per solidificarsi e spiritualità cosciente per
radicarsi nella creazione. Da questa duplice esigenza dell'Essere si conducono
alcune ulteriori riflessioni sui compiti delle finalità terrene/produttive;
quali il concentrarsi in un solo risultato per volta; lo sfruttare al meglio i "tempi
morti" della giornata con altre occupazioni; il conservare lo stato di "esperienza
ottimale" (flusso-scienziale), condizione di completa motivazione sul
progetto/obiettivo nello svolgimento di un approccio minimale iniziale (che
anche lo scrivere favorisce); la ricerca di ispirazione e guida di
grandi protagonisti sperimentali (non teorici ma pratici); la
trasformazione del credere (o credenze) dal limitante al potenziante. W James
in proposito afferma che la grande rivoluzione generazionale del nostro tempo è
la scoperta che il cambiamento dell'atteggiarsi mentale interiore modifica gli
aspetti esteriori delle vita individuali. Questo a significare che l'Essere
non è monoliticamente indirizzabile ma si fraziona nelle contingenze micro-minori
(esseri/cose) che attengono attività, pensieri, risultati, produttività, comportamenti
e obiettivi, in una presenzialità auto-olistica di riferimenti razionali
a verifica permanente. Franco Campegiani nel suo originale lavoro
filosofico "Ribaltamenti", ad esempio, conferma l'assunto sostenendo
l'esistenza di una "miriade di ragioni" contrapposte a testimoniare
l'assenza di "universalità" negli "esseri" componenti e
derivati, artefici di produttività multiversa nelle "cose" umanizzate
dalla spiritualità collettiva.
Ancora sostiene che "nel finito, l'infinito non può presentarsi direttamente"; che "non è il panteismo che racchiude e imprigiona Dio nel mondo...; ma tuttavia nell'uomo esiste la trascendenza (coscienza prima e profonda - l'alter Ego) angolazione coscienziale, assoluta e relativa a compenetrarsi e giustificarsi. I "misteri" dell'Essere non finiscono mai di stupirci.
FINE PRIMA PARTE Marco dei Ferrari
*
Stimolante saggio di psicologia comportamentale e di pensiero positivo, teso a ottimizzare l'operatività dell'essere umano, incrementandone l'autostima di fondo. Tutto parte dal "sapere ciò che si vuole", per giungere con gradualità e senza strafare alla realizzazione delle proprie pulsioni interiori. Un vademecum prezioso che mira a raggiungere la massima concretezza d'azione, ponendo al bando, vuoi la pigrizia che spinge al rinvio ("procrastinare è una trappola"), vuoi l'impazienza che vorrebbe raggiungere tutto subito. Inoltre, collaborare è importante, perché "i grandi risultati non si raggiungono mai da soli", come sosteneva Pietro Mennea. Marco dei Ferrari sorprende con questo saggio che mostra - se ancora ce ne fosse bisogno - la vastità e vitalità dei suoi interessi culturali.
RispondiEliminaFranco Campegiani
Ovviamente non mi è sfuggita la citazione che Marco ha fatto del mio saggio filosofico e ovviamente lo ringrazio per avere avuto la bontà di farlo a conclusione del suo stimolante scritto, con la considerazione che "i misteri dell'Essere non finiscono mai di stupirci".
RispondiEliminaFranco
Franco Campegiani, cultore profondo del sistema "essenziale", grande Autore di testi filosofici, mi stimola al confrontarmi sempre più con le sfide della psico-sofìa comtemporanea.
RispondiEliminaNel "ribaltamento" socio-esistenziale attuale esistono tutte le premesse e le conclusioni del nostro "vivente" che è un "vivere/convivente" con la relatività dell'Assoluto, di cui Franco è brillantemente artefice teorico.
Lo ringrazio vivamente.