Maria Grazia Ferraris, collaboratrice di Lèucade |
1° classificato al Premio Golden Selection 2021
Ho dentro un grido selvaggio
Ginestre
esplodono lungo i dirupi
e il
sole nel limpido azzurro
irrompe
maestoso, disegna
abbagli
tra i giunchi, incendia
il
volo dei falchi, moltiplica
gemme
su gemme sulla sponda selvosa.
Ho
dentro un grido selvaggio,
una
bomba inesplosa di vita,
un
tuono che si srotola
da
distanze sconosciute…
dai
miei elementi invisibili m’invade
un’acqua impetuosa, sorgiva.
La
copertina, illuminante nella sua icasticità, propone un’ immagine che
costituisce di per sè una forma di pensiero e di espressione e precede
l’utilizzo del linguaggio verbale, cui verrà affidata la parola poetica, ma lo guida, parla a un livello
profondo.
Le
poesie di F. Campegiani riflettono infatti la vastità dei suoi interessi, delle
sue emozioni intellettuali ed estetiche, dei suoi errabondi pensieri, il suo
originalissimo vitale“uragano”.
Compaiono via via naturalmente senza annunciarsi con precisazioni dotte e
filosofiche- lo sono di per sé- anche quando si addentrano nel paesaggio
inquietante, apparentemente descrittivo, e si dipanano e scavano poi nel
profondo con la forza coinvolgente del pensiero e della poesia.
Ho
conosciuto la poesia di Campegiani per caso, in anni ormai lontani, quando sul
blog di Leucade ho commentato un po’ stupita, stranita per l’originalità, La storia di Peras e da allora l’ho seguito ed inseguito con
ammirazione ed amicizia nei suoi saggi, presentazioni, parti poetici. Ma la
storia di Peras mi è rimasta dentro, inquieta ed inquietante, una traccia
indimenticabile se penso al suo creativo lavoro ed alle sue meditazioni,
metafore, allegorie straordinarie.
Tuttàli
, immemore del cielo originario, dell’Apeiron indeterminato ed indefinito da
cui è salpato, scelse la terra, il mare tumultuoso. Morì e si risvegliò nuovo,
guadagnò la terra, lo scoglio…e vide un
mondo chiuso in fulgidi e labili confini… E
Pèras - limite – misto di amore e morte,
fu il suo nome nuovo. Incontrò il mondo del divenire, delle
contraddizioni di luce e tenebre, notte
e giorno, vita e morte, dove le cose presero a separarsi a coppie di contrari,
armonie e contrapposizioni: un mondo rovesciato in cui l’homo novus, Pèras, fremente fiore del finito, deve fare i
conti con la solitudine, con i contraccolpi, le inadeguatezze della vicenda
umana…. Confusamente finito.
Era un
mondo – così gli sembrava- ove il big bang scaravoltava l’infinito in uno stato
di guerra radicale… Una splendida fabula della creazione, una nuova cosmogonia,
che porta a nuove, originali rivelazioni del significato. Ma è
anche ricerca della verità, che si unisce al bisogno eterno, ancestrale degli uomini di
capire se stessi, la loro storia, la loro origine, il senso del loro vivere. E
la ricerca di Campegiani è anche e
soprattutto ritorno agli archetipi, (l’Adamo contadino, il Giano bifronte dal
calice dolce ed amaro, Giano dalla doppia testa,/ padrone del Passato e del
Futuro, Parmenide ed Eraclito eterni, Caino ed Abele dissacratori dell’unione
del Bene e del Male nel tentativo di
ricongiungere l’essere con se stesso).
Le ali di Pèras sono bruciate. Dovrà avere fede in se stesso, e la fede
sarà il suo stesso dubbio, franando volando in eterna pulsazione. Una ricerca
in cui è fondamentale il ricongiungimento dell'essere con se stesso.
(“Ti
combatterò, non ho scampo/ Riuscirò a non odiarti per questo?/ Tu sei il mio
nemico fraterno…”). Poesia che affonda nella filosofia e nel mito: contrappunto
poetico e riflessione filosofica…Eppure
rimane poesia, non figlia di filosofia, ma gemella. Del resto le due sorelle,
pur indipendenti, derivano dallo stesso parto.
I
luoghi evocati – sono spesso non-luoghi- , ma anche i più noti e consueti
diventano il pretesto per parlarci dell’innocenza contadina di contro al diabolico
infernale paesaggio metropolitano come Stazione
metro: il non-luogo che la nostra società ama in un delirio maniacale di
una insensata e vuota efficienza, perdendo di vista la comunicazione autentica,
il mistero della musica della vita.
O come
la poesia NEVE che è un piccolo gioiello, un paesaggio di contemplazione ed una meditazione, una
armonia di opposti: viene da lontano, dalla sapienza poetica dei nostri
classici che l’Autore conosce e non esibisce. Sa infatti contrapporre dialetticamente il qui e
il nunc del questa (neve) a quella della solitaria stella da cui proviene, quel
mare placido e neutrale a questa imperturbabilità che dolce plana, oppure
sentire il concerto della primavera
festosa in un lago di camomille e di tarassaco, e,visionario pur nella
sua concretezza, riportarci agli antichi borghi, come Caprigliola
“Non
ricordo il nulla / che ha dovuto attraversare/ la mia astronave
piombata
chissà quando/ in questa valle di rondini impazzite
in
questo segreto borgo floreale/ acquattato nell'azzurro /all'ombra di verdi
canali….”
Contemplazione
estetica che diventa filosofica.
La
Terra madre è diventata irriconoscibile,
vittima della piovra metropolitana, passato armonioso e scomparso, detriti
irriconoscibili, mattoni sgretolati, macerie… Concetti ed emozioni dolorose che
ritornano nelle poesie dedicate a Pier Paolo Pasolini, di cui sa vedere
l’intensità dolorosa con cui il poeta ricorda la Civiltà contadina rude e
gentile, sacra, che più non esiste, la
benedizione della Terra, che ormai s'è disseccata, dopo l’abbandono
dell’aratro, la perdita drammatica dell’umanità, condividendo il privilegio di
poter essere con lui nei primi atti della Dopostoria, cercando “fratelli che non sono più”. La
cultura contadina è l’autentico rimpianto, non memoria storica, ma l'archetipo
che lega l'umanità alla Terra Madre, che appartiene all'uomo di sempre. Un
sentimento di appartenenza al creato che, a prescindere dai modelli di civiltà,
dovrebbe essere sempre vivo tra gli uomini.
È
presente e potente la poesia più
spiccatamente filosofica, come Tutto tornerà al suo posto, in cui Franco
descrive il divenire eterno senza spazio e senza tempo da cui riparte la ruota
della vita, la fede del contrario, verso le sorgenti dell’amore universale..,
accompagnata dalla riflessione sulla difficoltà dell’amore, dell’amicizia,
della ricerca, della comunicazione, come in Nemico fraterno, in cui sottolinea la necessità
dell’antagonista, del “nemico”:
“ Se
tu non ci fossi/non ci sarebbe pace né guerra,/ e un’arida landa,/pantano
melmoso/senza volo d’uccelli,/senza scatti di vita/ sarebbe la terra,/ senza
cieli d’azzurro e di sangue…”, vale a dire la necessità del confronto, anche
aspro, intriso di amore e odio, condanna e perdono, per trovare se stessi. Il
tema è eracliteo: “L'altro con cui si dialoga è prima d'ogni altra cosa l'altro
di noi stessi, l'altro che noi stessi siamo”.
Il ricordo mitico ritorna vivo, presente in un
circolo vitale alla nostra società
festaiola e gaudente, immemore del senso della vita e della storia, in
disfacimento, coi buontemponi avvinazzati delle gite ai Castelli.., quasi a
ricordarci noi stessi e il nostro destino senza illusioni.
“…io
sono nell'eterno, / da me nasce il tempo, in me muore,/ così io rinnovo le
stagioni/ e dipingo nuove conche di luce / per Diana, nuove fiabe / nei cieli
delle aurore e dell'occaso/.
E
miti, come al tempo di Enea". Parliamo qui dell’Eden ritrovato….”(Sulle
ali di Giano).
Ritorna
Giano, con nostalgia, in Piovra
metropolitana: il paesaggio antico e sacro sconquassato, violentato dal
cemento onnipresente e dall’asfalto che ha distrutto verde, vigne, prati,
fontane bisbiglianti, profumi, strade sterrate, nel veleno dello smog, le
memorie di saggezza dei genitori
“Brindo a te, Giano bifronte,/ con questo
calice dolce ed amaro.
Il
vitale veleno rinnovi / nel dormiente sangue barbarico/ la verde innocenza
contadina.”
Un
brindisi che porta con sé la sapienza: quella che unisce l’incontro e
l’alleanza.
Molto
interessante la ricostruzione della
complessa problematica pasoliniana, compresa nel profondo
facendone tesoro si confrontano con la sua visione filosofica del mondo.
Un
intervento da meditare, in particolare là dove F.C. affonda la riflessione sul
tema “radici”, poiché la peculiarità delle radici è quella di rinnovarsi in
continuazione, (altro che “
passatismo!”) con la citazione di una poesia davvero straordinaria e
dimenticata.( Lettera a Pier Paolo).
Se l’Italia contemporanea ha avuto un suo poeta civile, un testimone
implacabile della corruzione e dell’alienazione novecentesca, questo è infatti
Pier Paolo Pasolini. Può essere considerato un cercatore "religioso"
dell’anima arcaica, rurale e incontaminata del popolo, un difensore di ogni
diversità e di tutti gli emarginati, un implacabile moralista, un singolare
profeta del passato e delle origini….
Rimane
viva nondimeno nella silloge la sua forte personale vitalità e virilità, l’inno
maschio all’amore, l’esplosione di gioia, celebrazione della vita, l’erotismo
che sa travolgere e cantare con poesie che dicono la forza decisa ed arrembante
dell’uomo: Morire in te, Alzo il
calice, Mistero speculare... È canto
struggente, questo di Campegiani, sommuove l'anima. Poesia sospesa tra amore e
perdita, figlia di Penia e di Poros, nata nel giardino di Zeus:... Poesia di
conoscenza, e di ricerca. Lacerazione forte : la verità è l'amore.
L’amore
si declina al passato nel misterioso momento del riconoscimento stupito (Già
prima d'incontrarci,/ da qualche parte eravamo insieme./Ci conoscevamo. …)
Misterioso nella sua certezza (un altro sole nel cielo,/ al di là del tramonto,/
quella sera a brillare. )
Poi è
presente della sua forza vitale palpitante (Morire in te, / nei neri laghi/ dei
tuoi occhi limpidi, / come sole che muore/ nel notturno mare) . Il sorriso divino
della felicità:è innocenza e passaporto, vertiginoso, galoppo sfrenato, a
perdifiato…Eden: Adamo ed Eva nel primo mattino aurorale, quello della
realizzazione umana.
Ne
segue la inevitabile metamorfosi dell’incantato amante: “Mi hai trovato infine/
in fondo ai silenzi./ Ero torre solitaria/ lungo i litorali deserti,/ bastione
eretto a difesa del nulla,/ contro l'assalto delle onde e dei venti./ Hai
spalancato ogni uscio…(Mi hai trovato…). Sono un inno d’amore per la
donna amata, evocazione di profumi, visioni stellate, inebrianti, inno alla
vita il primo, giardino misterioso, petali di fiori sconosciuti, violenti e
surreali, traboccanti, complicità insperate d’amore cantato, che ci immette
nella sfera dell’erotismo poetico di nerudiana memoria. Poesia di conoscenza e
di ricerca. Lacerazione e ricerca, con la consapevolezza che la verità è
nell'amore. Polisemiche latebre erotiche: poesia ricca di fremiti, di
fonosimbolismi, di accostamenti inconsueti. Canto di vita, di mistero, di
sapienza e di dolcezza:
“Già
prima d'incontrarci,/ da qualche parte eravamo insieme.
Ci
conoscevamo,/non sarebbe possibile altrimenti
la
complicità scoppiata/ all'improvviso tra di noi,
quell'intenso
guardarci nel tramonto/ con occhi al di là dei nostri occhi,
per
sapere chi siamo veramente,/ vogliosi di totale comprensione.”(Mistero
speculare)
In
fondo la poesia nomina per la prima volta il mondo e senza bisogno di sostrati
razionalfilosofici, sa evocare, non dice, risveglia, non spiega… è:
comunicazione autentica che nasce dal dialogo interiore. Sia la benvenuta.
Maria
Grazia Ferraris, agosto 2021
E benvenuta tu sia, Maria Grazia! Sto nell'onda di un'emozione profonda. Hai scavato nella mia poesia e nel mio pensiero in maniera magistrale e mi sento compreso come non mai. Grazie per la straordinaria lettura. L'amore non è soltanto un sentimento, è la pietra miliare dell'universo, è... attrazione di contrari.
RispondiEliminaFranco
Caro Franco, gli opposti, secondo me e in questo caso, sono l'uomo e la terra e viceversa, solo che l'uomo ha messo dei tappi nelle trombe delle orecchie per cui non sente più il richiamo, la voce della terra, della Madre Terra da dove ontologicamente parlando ma anche religiosamente proviene. Non a caso la Genesi cita la terra, sagomata e alitata da Dio Questi ne fa un essere a Sua immagine e somiglianza: l'uomo.
RispondiEliminaPasqualino Cinnirella
Mi perdoni la cara Maria Grazie se non ho fatto cenno al suo scritto critico che sinceramente l'ho trovato alquanto esaustivo per la comprensione massima della poesia di Franco. Una esposizione degna di un trattato filosofico-letterario per la estrema chiearezza espositiva (certamente non facile quando si leggono poesie che hanno una certa caratura di pensiero astruso (perdonatemi il termine che non vuole essere affatto offensivo anzi).Trovo molto bello leggere uno scritto, che nonostate sia ostico al comune sentire,venga posto in modo chiaro e lineare possibilmente a tutti. Pasqualino Cinnirella
EliminaDici bene, Pasqualino. L'uomo è stato creato a immagine e somiglianza dell'Artefice universale, ma nella sua presunzione ha girato la frittata, giungendo a ricreare Quello a propria immagine e somiglianza, creandosi un suo proprio Universo, un suo proprio Vertice ed una sua propria Legge, in antitesi alle Leggi della Creazione, alla nature e all'ordine naturale-universale. Altro che tappi nelle trombe delle orecchie! L'uomo nasconde a se stesso la propria vera essenza, ma inesorabilmente ne resta catturato nei rari momenti di solitudine, in cui "lascia la strada e i suoi rumori", come tu dici in altra pagina del blog, nella splendida lirica "Amore e Poesia". Essenza con cui vorrebbe tornare ad unirsi per sempre, visto che riesce a riempirglii l'anima del solo giuoco che lo appaga. Ti sono molto grato per questo contributo.
RispondiEliminaFranco
Non ho ancora ricevuto questo testo, che si annuncia un'onda d'urto violenta, ma la recensione della carissima Maria Grazia credo sia un gioiello di lettura poetica e di comprensione dell'Artista. La nostra comune Amica evidenzia le caratteristiche della scrittura e del modus vivendi di Franco. La sua pagina si potrebbe definire un breve saggio critico. Mette in rilievo i unti fermi del pensiero dell'Autore, asserendo: "la ricerca di Campegiani è anche e soprattutto ritorno agli archetipi, (l’Adamo contadino, il Giano bifronte dal calice dolce ed amaro, Giano dalla doppia testa,/ padrone del Passato e del Futuro, Parmenide ed Eraclito eterni, Caino ed Abele dissacratori dell’unione del Bene e del Male nel tentativo di ricongiungere l’essere con se stesso)"; facendo poi riferimento allo spirito vitalistico, al mondo contadino e alle speculazioni filosofica. La poetica di Franco ha moto circolare, come la sua filosofia. Maria Grazia non è solo capace di operare azioni di scavo, sa far vibrare le idee che animano il lirismo di "Dentro l'uragano" andando all'origine di esse. Credo possieda capacità esegetiche rare e sappia porgerle con squisita umiltà. Mi complimento vivamente per quest'ennesima prova magistrale e colgo l'occasione per abbracciare forte lei, il Poeta e il nostro impareggiabile Nume Tutelare.
RispondiEliminaHai ragione, Maria: la Ferraris possiede qualità esegetiche straordinarie e questa pagina - che è un vero e proprio saggio critico - lo comprova ampiamente. Tu ne cogli l'essenza in modo magistrale, sottolineando il ritorno agli archetipi e i riferimenti al mondo contadino del mio universo mentale, unitamente al nucleo filosofico che lo sostiene. Ti sono molto grato. Il testo presto ti arriverà.
EliminaFranco
Ringrazio Maria R. per la sua attenta e partecipe lettura e la invito insieme gli altri lettori amici a non perdere questa notevolissima prova poetica di F. Campegiani, sempre interessante e motivante nelle sue multiformi prove, ma veramente e superbamente emozionante nei testi poetici
RispondiElimina