ED È UN MIRACOLO IL VOLO DEGLI UCCELLI
di Giannicola
Ceccarossi
Carla Baroni, collaboratrice di Leucade |
Poesia
non semplice questa di Giannicola Ceccarossi anche se di primo acchito potrebbe
dare una diversa impressione. C'è in questa sua ultima pubblicazione Ed
è un miracolo il volo degli uccelli
un lirismo pregnante nell'alternarsi continuo tra le soste esistenziali nella
memoria e il proiettarsi verso un futuro sconosciuto di cui non si ha la minima
certezza e di cui si temono gli aspetti. Questa modalità di scrittura - molto affabulatrice
e innovativa nella sua evidente ricerca di strade non percorse - si manifesta
nel testo talvolta senza soluzione di continuità in un fraseggio volutamente
raffinato con arditi accostamenti lessicali che inducono spesso chi
legge a ripensamenti.
E qui
la lezione dell'ermetismo si fa evidente nell'essenzialità di un linguaggio che
a volte gioca sul doppio significato di alcuni vocaboli. Un esempio per tutti
di questa meccanica semantica si ha in Frinivano le cicale a pag. 33:
...
All'improvviso
una sottile caligine
illuminò
la fronte
e una
fragranza di papaveri ci irrorò
Eravamo
soli!
Eravamo
soli con l'amore negli occhi
Inoltre
l'assenza di punteggiatura apre diversi percorsi interpretativi in quanto la
lettera maiuscola non sempre sta a indicare l'inizio di un nuovo periodo ma a
volte serve soltanto a sottolineare un termine, a dargli una valenza differente
nel contesto del discorso.
Io da
tempo sostengo e continuo a sostenere che non è il lettore che si deve adattare
alla poesia, ma che è la poesia che si deve adattare al lettore, al suo
vissuto, alle sue esperienze di vita. E questa di Ceccarossi è un abito per
tutte le taglie, capace quindi di
vestire sia le persone più semplici che apprezzeranno i continui e suggestivi
richiami alla natura, sia le persone più acculturate che sapranno decodificare
i significati nascosti e i rimandi sapienziali ad altri autori.
Anche
l'impianto prosodico è molto gradevole, pur nella versificazione libera,
nell'inserire spesso nell'ordito metri di fattura classica.
Per concludere: questa piccola e accattivante plaquette è un ottimo breviario per riscoprire i propri sentimenti, le proprie emozioni in un periodo così buio della nostra esistenza che non sembra indulgere a manifestazioni intimistiche di sorta.
Carla
Baroni
Caro Nazario, grazie per avermi ancora una volta ospitata su Leucade. Non so se l'autore della silloge apprezzerà la cosa dato che è molto ermetico non solo in poesia ma anche per quel concerne i nostri rapporti non avendo voluto assolutamente dirmi se la pubblicazione gli facesse piacere o meno. Così mi sono trovata un po' spiazzata essendo abituata a intrattenere con gli amici conversazioni di completa sincerità anche se spesso giocate sull'ironia e il prenderci in giro a vicenda. Perché questi nostri scritti sono un gioco e tale deve rimanere anche se aspiriamo a entrare NEL FIRMAMENTO ACCESO DELLE STELLE. E non avendo per essi venduto la primogenitura continuiamo a sfornarli con allegria privi di quel piatto di lenticchie che soddisfarebbe la nostra fame (di gloria si intende). Grazie
RispondiEliminaCarla Baroni