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martedì 28 settembre 2021

FLORIANO ROMBOLI LEGGE: "IL COLORE DEI RICORDI" DI ANGELA RAGOZZINO

 


Angela Ragozzino

IL COLORE DEI RICORDI

poesie e immagini 

Recensione di Foriano Romboli

 

 

Il ricordo e la speranza nella poesia di Angela Ragozzino

 

Un vivo sentimento del tempo accompagna da sempre l’esperienza dell’uomo, stimolando la riflessione sistematica intorno a esso, alla sua sfuggente, indefinibile problematicità, come nell’insuperata focalizzazione agostiniana (“Che cos’è dunque il tempo? Se nessuno me lo chiede, lo so; se intendo spiegarlo a uno che me lo domanda, allora non lo so più” (Qui est ergo tempus? Si nemo ex me quaerat, scio; si quaerenti esplicare velim, nescio), Confessioni, XI, 14), contrassegnata dalla rivendicazione della primaria dimensione interiore, della specificità di una distensio animi in continuo, precario equilibrio in un presente proteso immediatamente nel futuro, ma già attratto e inglobato nel passato.

Il senso del tempo si manifesta innanzitutto tramite l’avvertimento – ricco di implicazioni emotive ed etico-intellettuali – del suo inesorabile trascorrere: “Il tempo passa, / traccia il suo corso, / di uomini e storie / tante ne ha viste e sentite, / ma niente distoglie / il suo lento fluire…” (E il fiume scorre e va…, vv.22-27); e altresì della sua azione distruttiva (“Cerco nella mente / immagini del giorno appena trascorso, / ma non ne trovo, / risucchiate dal vortice dei pensieri / vagano come fantasmi/senza lasciare traccia. / Volti, voci e luoghi dispersi nel nulla…”, Ombre nella notte, vv.10-16), del suo potere disorientante: “I giorni si susseguono / passano i mesi, / le ore lasciano / un senso di vuoto, / ad un pensiero / ne segue un altro” (Solo una voce, vv.1-6).

Nelle liriche raccolte nel volume Il colore dei ricordi, pubblicato la scorsa primavera dall’editore milanese Guido Miano, Angela Ragozzino esprime con forza il desiderio di “fermare il tempo” (“Vorrei fermare il tempo / racchiudere in cristalli lucenti / i volti, i sorrisi, i vostri occhi / espressioni di sentimenti buoni”, Una festa fra amici, vv.17-20), di sottrarre alla temporalità e alla sua dinamica dispersiva e annientatrice momenti e situazioni sentimentalmente e moralmente rilevanti, fissandoli nel ricordo e facendo così del patrimonio memoriale una ragione essenziale di resistenza all’infelicità e un motivo prezioso di intimità gioiosa e confortante, e quindi di speranza: “Vi vedo allegri e ridenti,/i ricordi esplodono nella mente / e li sigillo nel cuore / che si riempie di gioia” (ivi), vv.9-12, corsivi miei, come in seguito); “Se indietro ritorno / nel tempo e nei ricordi / rivedo il tuo volto, / sento il respiro caldo / sulla pelle, / le sensazioni uniche / ed il dolce rifugio del tuo abbraccio” (Al mio amore, vv.14-21); “All’uscio sgangherato si accosta / un cespuglio di gialle / margherite. / Sanno di allegre risate, baci / e dolci promesse… Immagini / di momenti felici / che riscaldano il cuore / e ridanno speranza. / Domani è sempre un altro giorno!” (Vecchio casolare, vv.19-27).

La scrittrice non ignora di certo gli aspetti negativi e dolorosi del vivere, tuttavia sa aprire la mente e il cuore a una visione positiva e fiduciosa (“Il sole lentamente si alza, / la nebbia si dissolve / un altro giorno / prende vita. / Un altro giorno / in cui vivere, / sperare / e volersi bene”, Una mattina d’autunno, vv.14-21); e inoltre sviluppa il suo tema non esclusivamente in termini soggettivistici, psicologico-esistenziali, bensì predilige l’obiettivazione degli stati d’animo nelle descrizioni paesistico-naturali, sovente caratterizzate da un diffuso, felice cromatismo (“Nel chiarore perlaceo dell’alba, / un arbusto sottile s’accresce. / Dal tronco sparute macchie/di colore giallo e rossastro / si scaldano ai raggi del sole”, Foglie nella nebbia, vv.1-6; “Chiudo gli occhi / e vedo / alberi in fiore, / prati verdi / e bianche margherite, / corolle colorate / e profumate. / La mimosa è sfiorita / ma nuove foglie / spuntano sui rami, / la siepe muta colore”, Solo un incubo, vv. 1-11), esaltato dalla serie di affascinanti fotografie di Enrico Raimondo, Marica Raucci, Benedetto Scaravilli - che nel libro sono significativamente associate alle poesie – e presente quale coefficiente importante di un moto partecipativo non scevro di suggestivi esiti pànici: “Dopo una giornata lunga / e afosa, anelo un refolo di brezza / che rinfreschi viso / e rischiari la mente. / All’imbrunire il canto del pettirosso / rallegra e rinfranca, / preludio dell’ombra avvolgente / e riposante della nascente luna” (La porta socchiusa, vv.9-6); “Il mare azzurro / sconfina dolcemente all’orizzonte. / Le onde si perdono nell’infinito / là dove si perde anche lo sguardo, / rapito a tratti/dal volo di un gabbiano. / E volteggia in alto / insieme ai pensieri / ed alle inconsce paure (…) Incanta il dolce sciabordio / delle onde verso l’orizzonte, / tra il dolce fruscio del vento, / aria salmastra invade le narici, / e rinfranca lo spirito. / Il cuore riprende il suo ritmo, / al verso stridulo del gabbiano / echeggiante nell’aria” (Magnifica solitudine, vv.1-9 e 16-23).

L’incontro fra l’àmbito soggettivo-personale e il contesto oggettivo, naturale e anche storico, realizza il “miracolo” delle radici, spiega il determinarsi di quei tenaci legami affettivi fra l’individuo e il proprio ambiente, fra l’ “io” e gli altri (uomini, animali, piante), che costituiscono la base dei ricordi, ai quali assicurano consistenza intellettuale-morale e valenza atemporale: “Nelle umide zolle / affondano / le Radici possenti / in un abbraccio / materno (…) Rivolgo la mente al passato / e trovo rifugio / là dove tutto / ebbe inizio, / là dove le mie Radici / hanno trovato / la terra, / l’acqua, / il fuoco…/ la vita” (Le Radici, vv.1-5 e 19-28), sul fondamento identitario della Fede religiosa: “Là in alto, / il Cristo dal volto segnato, / ti accoglie e benedice (…) Scene di una storia di fede / nei secoli sempre viva, / sempre vera. / Scene di una storia di Luce / che illumina / il cammino dell’umanità” (Basilica di Sant’Angelo in Formis, vv.30-32 e 43-48).

Il linguaggio dell’autrice risulta lineare nella sua essenzialità espressiva, stilisticamente animato da una discorsività sobria e nondimeno lontana da approssimazioni compositive, da facilistiche estemporaneità. Si nota infatti un impiego sapiente di figure come la similitudine (“Come il contorto alberello / avvolto nella nebbia / mi lascio travolgere / dal tempo che passa / e dalle alterne fortune”, Foglie nella notte, cit., vv.12-16) e la sinestesia (“Rivedo i volti ridenti, / sento le voci, i profumi, / il calore di un abbraccio…”, Vigilia di Natale, vv.14-16), non casualmente frequenti nei testi, perché evidentemente implicate dall’atteggiamento complessivo a cui si è fatto cenno in precedenza.

D’altronde la solida cultura letteraria di Angela Ragozzino è attestata da “allusioni” inequivoche, da riferimenti, dissimulati eppur operanti, a classici della poesia italiana. Ad esempio la lettura della lirica Acquerello di un tramonto, con l’evocazione della fine del giorno (“Uno stormo di uccelli neri, / si perde all’orizzonte, / come alate sembianze / di cupi pensieri”, vv.14-17), non può non suscitare il richiamo della strofa finale del celeberrimo componimento di Giosuè Carducci San Martino, ultimato nel dicembre 1883 e poi compreso in Rime nuove: “…tra le rossastre nubi / stormi d’uccelli neri, / com’esuli pensieri, / nel vespero migrar” (vv.13-16). La ricerca della scrittrice campana si colloca pertanto consapevolmente nel solco di una tradizione artistica prestigiosa.

Floriano Romboli

 

 

Angela Ragozzino, Il colore dei ricordi, prefazione di Nazario Pardini; Guido Miano Editore, Milano 2021, pp. 80, isbn 978-88-31497-45-9.

 

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