Marco dei Ferrari, collaboratore di Lèucade |
CECILIA
sfilano affollandosi stupite
timidi ricami su calme d'acque
Cecilia chioma ricciola s'affila
stregate pupille di sinfonìe celesti
sul molo d'incanto s'aggira
sostano... sguizzano...
bozzano trame... anatrelle smarrite...
organza bianca circondo rosso
spacco nero tre quarti s'impenna...
labbra in sorriso coronano viso
fanciulla curiosa di donna ingegnosa
ardente intrigo d'ironie sofferte
corpo s'infiamma diffida
Natura s'affida ansioso d'amore
ardito nel cuore cerca... strugge... ricerca...
s'intorce sussurro in rapide orme
capriccio concede d'assenso imbroncio
gattini... anatrelle... rospetti...
danzando s'involge
luce brillando su sandali oro
veloce arcano celato appare
un dove incompiuto... scompare...
Marco
dei Ferrari
"Cecilia" ha il sapore di un ricordo che riaffiora nella descrizione di un'immagine vividadi colori,ricca , piena di particolari di plastica bellezza.Si legge tra i versi scattanti il senso della passione di un incontro riportato alla memoria come un presente rivissuto senza alcuna nostalgia ma anzi con il rinnovato piacere.La composizione è un insolito aspetto della poesia impressionista di M.dei Ferrari,che ancora una volta sa rinnovare la sua genialità in una forma di calda e appassionata vitalità.
RispondiEliminaEdda Conte.
Uno sperimentalismo spericolato, questo di Marco Dei Ferrari, che resta paradossalmente nel grande solco della tradizione stilnovista ("tanto gentile e tanto onesta pare / la donna mia quando altrui saluta"). Nel quadretto affabile, di stampo simbolista e surreale, è ritratto l'incedere misterioso ed incantevole sul molo di una donna fatale, tra "anatrelle smarrite" e sciabordio d'acque portuali ("timidi ricami su
RispondiEliminacalme d'acqua").L'atmosfera è magica ed il tempo si è fermato, in un susseguirsi di versi che non scorrono fluidamente, ma s'interrompono e si accavallano, per lasciarsi e riprendersi, come le onde della risacca, registrando l'ammaliante sinfonia del mare. Complimenti vivissimi
Franco Campegiani
Cecilia incarna il sogno, forse il ricordo, forse una proiezione dell'immaginazione. Di fatto Marco, nel suo stile originale e avanguardista, ci dona una lirica, che al contrario di altre, contiene simbolismi fascinosi, immagini di raso e oro. Mi ha ricordato Baudelaire, che scendeva nell’abiezione, nelle tenebre, ma allo stesso modo sapeva tendere verso la luce e la purezza; era attirato dal male ma anche dal bene. Una lirica che attrae e incanta. Lo ringrazio di cuore e lo stringo!
RispondiEliminaSe la composizione di un tracciato si avvale della compartecipazione dei lettori, questo è il caso.
RispondiEliminaEdda, Maria e Franco con dimensionalità d'affresco diversificate hanno cercato il significante dei significati apparsi nel mio itinerario.
Passione, surrealismo, sogno sono le tre componenti ineludibili che moltiplico nel mio "essere per" tentando una misteriosa sintesi senza supremismi affettivi o metafisici.
Il mio procedere è un asettico vagare, girovagare per terra e mare, per cromatismi indefiniti ed evanescenze di immagini senza storia.
L'itinerante oppressione di una ricerca senza appelli di risposta che neppure Cecilia contribuisce a contenere.
La sofferta "rigenesi" attesa, contesa, vilipesa in un solipsismo ricco di dubbi e irrisolte verità.
Ringrazio Edda, Maria e Franco con rispetto per l'Arte che rappresentano elitisticamente.