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venerdì 12 novembre 2021

CARLA BARONI: "IMBUTI DI CRISTALLO"

 Imbuti di cristallo

 

Carla Baroni,
collaboratrice di Lèucade

Questi “Imbuti di cristallo” (La Carmelina Editrice, Ferrara, 2021) di Lucia Boni sono una riedizione ampliata e corretta di una raccolta dallo stesso titolo pubblicata nel 2009 sempre con i tipi della “Carmelina”.

Nel volumetto, quasi un tascabile, - ne è stata mantenuta la forma esteriore - la poesia è intesa come frammentazione del pensiero nel suo difficile fluire, nell'ostacolo che trovano le parole nello scendere dal buco stretto dell'imbuto; imbuto o clessidra, i  termini quasi si equivalgono nell'accezione che ne fa Lucia, in cui i granelli che passano si ricompongono poi in diverso modo, ma ne rimane inalterata l'essenza.

Apparentemente questa è una poesia di voluta quotidianità, di piccole cose, di gesti ripetuti quasi macchinalmente e di cui spesso non ci si rende nemmeno conto, poesia quindi che si ricollega alla parte più settentrionale della nostra penisola di concepire questa forma letteraria. Il modello prende avvio da un'oggettualità minimamente invasiva senza però accedere ad echi crepuscolari ed in cui l'io si cela senza alcun tono elegiaco, senza alcun compiacimento proprio in queste trasparenze. Barattoli, bicchieri e tutto ciò che è di vetro rappresenta la fragilità del nostro essere, visibile soltanto a chi ci sta vicino o meglio a chi ci vuole bene.

L'originalità dello scrivere di Lucia sta proprio in questo: nella continua metafora di se stessa in una poesia che di metafore ne sembra totalmente priva. È, il suo, sostanzialmente un canto d'amore verso il complementare, colui che le vive accanto e che riesce a vedere ciò che sta dentro ai recipienti trasparenti e ne intuisce i pensieri tanto difficili da esprimere nel passare al vaglio della lingua. E questa nuova edizione evidenzia senza ombra di dubbio l'assunto di cui sopra nella maggiore musicalità dei testi dove si esprime con versi brevi, scanditi la ricerca di un ritmo che sembri ripetere il battito del cuore.

Versi brevi, brevissimi dunque, intercalati quasi esclusivamente da quinari e settenari, divisione in strofe irregolari e paragrafi aggiunti, che non sembrano neppure appartenere alla stessa lirica se non per le concatenazioni associative, caratterizzano la struttura metrica del racconto. E la forma così spezzettata, priva di punteggiatura, con solo qualche inciso e ripetizioni evidenti quasi talvolta un leitmotiv, sottolinea ancor più la difficoltà di mostrarsi al nudo senza infingimenti, senza il sottile involucro protettivo del cristallo. Ma come ben rileva Gianni Cerioli in una lontana recensione apparsa su “Il Resto del Carlino” nel 2009 “la sostanza stessa del linguaggio viene fatta passare attraverso questi imbuti di cristallo in una sorta di operazione alchemica che recupera la vita e la parola.”

La raccolta, che ha l'andamento di un poemetto, con i testi preceduti da un'elencazione in numeri romani anche se sottotitolata, date le sue piccole dimensioni e il contenuto, potrebbe benissimo fungere da "quadernetto gotico" da regalarsi fra innamorati.

 

A cura di Carla Baroni

6 commenti:

  1. Grazie Nazario, sei un vero amico. Questo libretto mi è particolarmente caro in quanto alla fine raccoglie anche alcune testimonianze di persone che ci hanno lasciato; la presenza di una di loro mi aiutato molto nel mio difficoltoso percorso poetico e ricordarla mi è sempre gradito. Ancora grazie

    Carla Baroni

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  2. Carla mia, non ti immaginavo così superba, fruibile e seduttiva nella veste di esegeta. Hai dato un ottimo tributo alle liriche di Lucia Boni e alla loro cifra stilistica a imbuto o clessidra. Trovo di grande interesse la tua relazione, in quanto ci consente di conoscere un modo di comporre nuovo, teso a procedere per sottrazione, eppure quanto mai immaginifico. Il pensiero è andato alla musica: con un numero ristretto di note si possono creare un’infinità di testi musicali, e alla pittura, nella quale i colori fondamentali sono pochi, ma variando la loro combinazione se ne possono ottenere infiniti. L’uso combinatorio dei pochi segni e suoni che abbiamo a disposizione è talmente creativo che permette all'Autrice quella che definisci:"L'originalità dello scrivere di Lucia che sta nella continua metafora di se stessa in una poesia che di metafore ne sembra totalmente priva." Versi brevi, quasi tipografici, intercalati da quinari e settenari,'forma spezzettata del racconto'per "mostrarsi al nudo senza infingimenti."
    Questo genere di processo combinatorio era caro a Neruda nelle Odi e a Calvino nei racconti. E il tuo definirlo 'quadernetto gotico' mi sembra la chiusa ideale per fare omaggio a Lucia Boni e alla sua creatività. Grazie a te e all'Autrice, mi permetto di stringervi entrambe nel segno del nostro Condottiero!

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  3. Grazie Maria, sei sempre cara e mi gratifichi sempre di un tuo illuminato commento. Io non possiedo la cifra stilistica del critico e dico le cose un po'alla buona senza usare tutte quelle parole astruse che dimostrano di avere le mani in pasta. Però se anche così vengo capita la cosa mi fa molto piacere. E quindi ti ringrazio nuovamente abbracciandoti forte.
    Carla Baroni

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  4. Ricevo e pubblico

    E questa è critica letteraria. A me sembra il raccontino della nonna. Mancano le competenze i dati da cui partire a livello filologico. Quando si fa una esegesi ci vogliono gli scitti alla mano, su cui lavorare. Datti all'ippica! Forse le potresti trovae terreno fertile.
    francesco

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    1. Un altro che si nasconde dietro l'anonimato perché un nome senza un cognome non dice niente. Però se per scritti alla mano si intende scegliere i testi presi da altri significa che il critico nell'opera recensita o non ha trovato niente di meglio a cui aggrapparsi oppure ha usato un po' di malizia. E poi poiché si vede bene l'origine di tanto veleno, cari sconosciuti, sappiate mi sono comportata in modo molto soft per non coinvolgere persone che non c'entrano ma potrei essere un po' più cattivella. E' anche lei un sostenitore della scrittura paideutica di una certa scrittrice che sta intasando il blog con la sua opera?

      Carla Baroni

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  5. Caro, Nazario, mi dispiace per la poca eleganza del mio commento ma l'ho scritto in un momento che ero fortemente indignata per quel RICEVO E PUBBLICO e ti spiegherò il perché. Mi vanno bene tutte le critiche anche le più negative ma non ammetto l'anonimato e la volgarità. Qui tu non hai esercitato il tuo potere di censura e non si sa il motivo. E allora mi vien da dubitare che chi ha fatto il commento sia persona -che tu hai voluto proteggere con l'anonimato perché l'account è quasi sempre rivelatore del mittente - o tu stesso, che si sente danneggiata dalla precedente querelle, in quanto altrimenti non si spiegherebbe tanto livore. Sì perché c'è qualcuno che spera che attaccandosi al carro della Piccinno - ma bisognerebbe appurare la reale consistenza dei titoli di cui si fregia - di giungere all'acme del successo. Sarà così, io glielo auguro.
    Tuttavia, sai che non ho peli sulla lingua e non mi piace parlare dietro le spalle per cui vorrei sapere il perché del tuo comportamento per non accusarti ingiustamente o nutrire sospetti. Tanto ti dovevo.
    Carla Baroni

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