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domenica 19 dicembre 2021

SERENELLA MENICHETTI: "IL LINGUAGGIO METASEMANTICO"

 IL LINGUAGGIO METASEMANTICO

Serenella Menichetti,
collaboratrice di Lèucade

Avete mai immaginato di poter trasmettere emozioni attraverso poesie scritte in una lingua inventata?

Avete mai pensato che sia possibile descrivere in modo dettagliato e suggestivo un soggetto – inventato o reale – usando solo il potere dei suoni?

Con il linguaggio metasemantico si può.

Fosco Maraini, padre della celebre Dacia Maraini, certamente lo sapeva quando nel 1978 scrisse la sua più celebre raccolta di poesie: Gnòsi delle fànfole. L’opera comprende una serie di brevi componimenti poetici tutti caratterizzati dall’uso di un linguaggio incomprensibile, unico, conosciuto solo dall’autore.

Alcuni di questi componimenti sono divenuti popolari con il tempo, tanto essergli dedicati interi album musicali, come l’omonimo Gnòsi delle fànfole, composto da Massimo Altomare e Stefano Bollani, e da essere stati più volte interpretati in chiave ironica da attori del calibro di Gigi Proietti, rendendo ancor più evidente l’importanza della “rappresentazione dal vivo” di tali opere. Uno degli esempi più famosi è Il Lonfo.

E' chiaro che nel linguaggio metasemantico, lo scrittore ed il lettore devono attivare nella loro mente circuiti diversi dalla scrittura e la lettura del linguaggio convenzionale.

Premettendo che non sono né Maraini né Proietti Sperando comunque di fare cosa gradita condivido alcuni miei testi di poesia metasemantica.


LA SGHERFIGLIA

 

Un chirchirillo troppo garcagnone

Si presentò davanti a una Sgherfiglia

Le disse – dai ti porto a pappagnone

sul lungomare, da sora Smeriglia

 

Per un braccio la stette vagoloso

poi la cacciò fin dentro la rascassa.

Guidò veloce e troppo turboloso

lei rimase rebbosa e molto scassa.

 

La trascinò a una tavola imbacchiata:

tovaglia a scacchi e molto resuimiglia.

Sgherfiglia aveva l’aria squacquerata

che alle portate sembrò di sveniglia.

 

Servirono leccargli favolosi

e vini d’ogni tipo e sopraffugli

seguirono dessert esusperosi

lui era brillu tutto e strapparugli.

 

Ed alla fine della pappagorgia

Il chirchirillo si protrò nel bagno

Il tempo scorrolava sulla gorgia

Sgherfiglia l'attendeva trugno trugno

 

Del Chirchirillo troppo gargagnone

non si vedeva l’ombra d’un ghirillo

Scese la sera con il suo zugnone

E la Sgherfiglia cruzzulava drillo.

 

Sora Smeriglia tutta caccazzuta

Disse a Sgherfiglia -voglio cento cozzi-

La povera sgargassa era scaruta,

di cozzi priva ed anche di sgarozzi.

 

Allora alla sgargassa piangiulente

Non restò che lavare le smurriglie

Rigovernò frattata e ranciulente

e tornò a casa all’alba, smiglie smiglie.

 

LA NEDDA 

La nedda sempre pescia la rapigna

e quando vuole spuria fraudamente.

Ma se non ronca pesta la grumigna

e gresca sopra un groco tente tente.

 

La nedda è gruppa come una gasputa

ronace trilla ed anche spetaregna

Se ruschi troppo lei ti tascasputa

Allora scialpa fresca tra la gregna

 

Comunque anche la nedda si calpestra

proprio come la riscola gnofrante

Si catapulta sopra una sbardestra

e come capra ride sberdazzante

 

La legheresti tutta alla rapestra

con sprigo duro più della marante.

 

MA CHE ZILLE!

 

Questa è un'estate melba e legginosa

Che rompe molto più d’una dolbracca

Al mare non si va perché è furrosa

In casa un paio di zille come dacca

 

La crisi s’è sgranata un po' d’astrero

Buon pro gli faccia e vada per craniestro

Ai lipotici tutti e pure al trero

Che si strozzi chi mangia al prorequiestro.

 

 LA SFARIGLIA PROPRIO NO!


Se la mattina mangi una sfariglia

t’insozzi proprio tutta la carcassa

poi devi far la doccia sciacquatriglia

da testa a piedi fresciasposmercassa

 

L’odore resta scazzospuzzandingo

per giorni triti e locchi fino a muzzo

poi lui svapora con un suffosdingo

e tu riprendi tutto il tuo profuzzo

 

Allora lascia stare la sfariglia

e mangia normalmente la cianella

è sciapa è vero ma non sporcheggiglia

fa bene molto come la freschella.

 

LA GRUSCIA SPARLANTE 

La gruscia che sparlava sulla rampa

rimase poi impigliata alla guronna.

Il suono si sperlò sopra la nampa

ogni parola s'attaccò alla tonna.

 

La lingua si guflò come una bolla

e lei s'incazzulì più d' una gronfia

provava a riciarlare con la molla.

Ma solo fischi uscivan dalla pronfia.

 

Calò un silòro forte e imprivoduto

che tutto diventò come un solivo.

Il frugno si risusse in un minuto.

E tacque gregnamente tutto il vivo.

 

In un mimonte fiorì ogni pringnone

la valle si ricamicò di frullo.

Il cielo si raspò d'ogni genone

L'incanto dilagò in ogni drullo.

 

La gruscia sironilla e assai rasputa.

Tutta chetosa rinculò fregnante

Chiuse la bocca e pure la caruta

S' arrubolò geloce e scorbazzante.

9 commenti:

  1. Mia carissima Serenella, con questa seducente pagina ci consenti di tornare ai tempi delle 'lallazioni' dei figli, che riuscivamo a comprendere tramite i suoni. E ci ricordi anche il gramelot di Dario Fo, che ha affascinato milioni di spettatori. In realtà si tratta di altra storia, ha un'origine, uno sviluppo, e fa parte della Filosofia del linguaggio, si basa su un ampliamento dello stesso. Ne è stato grande esponente il Maestro Gigi Proietti con il suo 'Lonfo' e ne divieni Maestra tu, amica cara, con queste liriche di grande musicalità, piacevoli, belle, geniali e capaci di veicolare Senso attraverso parole senza significato. E grazie alle tue delucidazioni e alle tue liriche scopriamo che non necessitiamo obbligatoriamente di parole specifiche per comunicare delle sensazioni, delle emozioni. Ti ringrazio per questo arricchimento e ti abbraccio forte insieme al nostro Nume Tutelare!

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  2. Grazie infinite per la tua attenzione cara Maria.
    Ti auguro un sereno Santo Natale e ti abbraccio.
    Serenella

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  3. Ho militato per anni nel Metasimbolismo", corrente poetica sperimentale nata a metà anni `80 ad opera di Francesco (Maria) Mecarolo, poeta di cui ho parlato qui. Naturalmente, si tratta di sperimentazione, ma anche di ricerca spirituale, quasi liturgica, attraverso la quale si indaga sul "seme" della parola. Ti invito a leggere questo mio articolo: http://nazariopardini.blogspot.com/2021/11/claudio-fiorentini.html (o di cercarlo su questo blog, è del 17 novembre scorso)....

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    1. Grazie signor Fiorentini ho letto con molto interesse il suo articolo. Anche il linguaggio metasemantico è stato un particolare esperimento poetico il cui risultato è una poesia «apparente-mente senza senso comune»,
      classificata dall'autore come "metasemantica"Maraini fissa le tre caratteristiche del "linguaggio meta-semantico". Innanzitutto viene invertito il «procedimento principe seguito nella formazione e nell'arricchimento del patrimonio linguistico», secondo il quale, dato un oggetto extralinguistico, gli si attribuisce un nome; nella poesia metasemantica, al contrario, «proponi dei suoni ed attendi che il tuo patrimonio d'esperienze interiori, magari il tuo subconscio, dia loro significati, valori emotivi, profondità e bellezze».

      In secondo luogo, la poesia me-tasemantica predilige la connotazione a scapito della denotazione: se il linguaggio comune mira ai significati univoci, puntuali, a centratura precisa, in quello metasemantico «le parole non infilano le cose come frecce, ma le sfiorano come piume, o colpi di brezza, o raggi di sole, dando luogo a molteplici diffrazioni, a richiami armonici, a cromatismi polivalenti, a fenomeni di fecondazione secondaria, a improvvise moltiplicazioni cata-litiche nei duomi del pensiero, dei moti più segreti» Infine, la poesia metasemantica si distingue dalle altre forme di poesia per la centralità del lettore, che «deve contribuire un massiccio intervento personale»; costui è chiamato a un tuffo nell'evento.al lettore viene offerta una chiave di lettura, una pista, non un significato univoco. È una poesia legata «al suono; al corpo, alla fisiologia» e come tale si presta più ad essere letta ad alta voce che scorsa con gli occhi; soprattutto, deve essere letta lentamente.

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    2. Grazie Serenella. Certamente parliamo di due poetiche assai diverse che in comune hanno la ricerca del suono della parola, come anche della sua biologia. Il risultato è assai diverso perché se Maraini lavora sul suono teatrale, il metasimbolo lavora sul simbolo intriso nel suono. In entrambi i casi c'è una ricerca (casuale o voluta) dell'archetipo. Buona giornata.

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  4. Quando la poesia è musica e poesia, si può e si sa evocare. Prima ancora di Maraini in poesia, il teatro, nella commedia dell'arte, ha utilizzato il linguaggio onomatopeico detto "grammelot" dal francese grommeler/borbottare: il linguaggio dei bambini. Bravissima!

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  5. Grazie carissima Patrizia della tua attenzione.

    Serenella Menichetti

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  6. Serenella riesce a evocare con le parole i suoni dell’indicibile, ed ho il dono di connotare di levità il tempo presente . Ringrazio anche gli autori e autrici dei commenti molto interessanti. Nadia Chiaverini

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  7. Ringrazio tutti voi per l'attenzione e per il contributo degli illuminati commenti.

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