Claudio Fiorentini, collaboratore di Lèucade |
I cambiamenti che stiamo
vivendo (seconda riflessione)
Il settore motoristico è
forse quello che, oggi, sta trasformandosi di più. Un motore (che sia per navi,
barche, piccoli aerei, camion o automobili) è fatto con leghe metalliche che
devono essere fuse e poi modellate a temperature elevatissime, per costruirlo si
impiegano strutture ad impatto ambientale quasi disastroso (pensate alle
acciaierie). Una volta prodotti i cilindri, il monoblocco, l’albero motore eccetera,
i vari pezzi vengono assemblati e viene fuori il complicatissimo gioiellino che
brucia combustibile e produce movimento. Ma brucia combustibile, e questo è un
problema. Per questo, oggi, si sta passando dal motore a combustione al motore
elettrico. Dal punto di vista produttivo cambia moltissimo: le parti del
motore, invece di dover contenere in un cilindro lo scoppio di un combustibile
compresso da un pistone, saranno magneti e bobine che non bruciano nulla e la rotazione
(o il movimento) nascerà da un campo elettromagnetico. Che meraviglia: un
elemento che ruota all’interno di un elemento che rimane fermo, in mezzo il
mistero dell’elettromagnetismo, una batteria ricaricabile e nessuna esplosione.
Qui vi voglio: occorre un magnete! E una batteria! Si direbbe, infatti, che il
motore elettrico non inquina, non brucia combustibile ed è strutturalmente
semplice rispetto al motore a scoppio. Infatti lo è! Ma se la produzione dei
componenti di un motore a scoppio impegna enormi risorse in acciaieria, la
produzione dei magneti implica che si estraggano sempre più “terre rare”. L’estrazione
e la raffinazione di queste terre è in esponenziale aumento, eppure pochi sanno
che compromette l’ambiente di estrazione e che il processo di raffinazione è estremamente
inquinante. Da un’altra parte, oltre a dover estrarre le materie prime, occorre
produrre molta elettricità per far funzionare questi motori e le centrali
eoliche o i pannelli solari hanno un impatto ambientale spaventoso, sono poco
efficienti e hanno problemi di smaltimento nel momento in cui richiedono la
sostituzione. Inoltre, per essere prodotti, usano anche questi le così dette
terre rare.
Insomma, occorre tanta
corrente e i sistemi che abbiamo per produrla, se sono ecologici, ne producono
assai poca a fronte della devastazione di milioni di ettari di terra (con
impatto spaventoso sulla biodiversità) e di meravigliosi paesaggi (beh,
immaginate Venezia o Firenze con le pale eoliche sullo sfondo).
Per questo c’è chi paventa
un ritorno al nucleare che forse ha un impatto ambientale minore, ben sapendo
che occorrono decenni per avviare una centrale e che il rischio disastro, in
caso di incidente, è a livello estinzione dell’umanità (ricordiamo Fukushima o
Chernobyl e moltiplichiamo il rischio disastro per il numero di centrali che
potremmo avere in più).
Dopo questa lunga
introduzione, vale la pensa fare una considerazione che riguardi il campo del
lavoro: le acciaierie dovranno produrre molti componenti per motori elettrici e
meno monoblocchi e pistoni, ma non credo che lavoreranno di meno. Lavoreranno
moltissimo, invece, i produttori di magneti e i produttori di batterie. Attenzione,
però: la maggior parte di questa roba è prodotta in Cina. Non solo, le materie prime
sono estratte e lavorate in prevalenza da industrie cinesi e l’Europa entra in
gioco solo marginalmente. Ma oltre i pezzi di motore, cosa abbiamo? Ovviamente
la progettazione, la ricerca, l’assemblaggio (questo in gran parte robotizzato,
e i robot prodotti con terre rare e carinerie simili). E qui viene il problema:
ricerca, sviluppo, progettazione eccetera… sono lavori molto tecnici, tanto
software, tanta matematica, tanta ingegneria… e poi c’è il design, il tocco
magico dell’architetto o dell’artista (quello non deve mancare mai), ma resta
una nicchia. In questo processo evolutivo l’operaio latita: sempre meno operai,
sempre meno manovalanza e questa sempre più all’estero proprio per il discorso
delle terre rare eccetera. Parliamo chiaro: i componenti principali dei motori elettrici
sono magneti e bobine, localmente verrà progettato molto e prodotto ben poco.
E oltre questo, cosa c’è?
L’ambiente, per Diana… in tutto questo discorso non può mancare un occhio di
riguardo alle professioni e ai lavori che si creeranno quando la questione
ambientale sarà presa veramente sul serio: controllo, monitoraggio,
pianificazione, imballaggio, economia condivisa, smaltimento dei rifiuti,
rifiuti tossici, riduzione di uso delle risorse ad alto impatto ambientale,
aumento delle misure di sicurezza, studio sul futuro, acqua, aria, terra e
fuoco… ecco una cosa di cui non abbiamo parlato: l’acqua! Ce ne sarà sempre di
meno e ne servirà sempre di più. Dove trovarla se la desertificazione avanza?
Come conservarla? Come purificarla se è sempre più acida?
Insomma, il punto fermo
rimane questo: il mondo potrà vivere ancora per qualche secolo solo se sappiamo
dove trovare l’acqua, come proteggere la terra, come pulire l’aria e come
controllare il fuoco che sta desertificando la nostra amata e mai rispettata
Terra. E i lavori del futuro devono girare intorno a questo assioma, altrimenti
finisce male!
Claudio Fiorentini
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