DIARIO DI SAN SILVESTRO 2021
IN PROSA-POESIA NON CONTA
di Maria Luisa Daniele Toffanin
La sera di San Silvestro nella nebbia che ovatta i passi rapidi
del tempo, io lo freno lo afferro lo fermo questo tempo
nei quotidiani riti della festa vissuti con amore, pur nella
coatta
solitudine, per rispetto alla Vita sempre Vita, ora altra.
Stendo una tovaglia colorata simbolo d’allegria
– dono della Bruna presenza cara etiope – ma stropicciata
stramata
imperfetta quale verità di questo nostro vivere.
Al centro un cestino vecchio per il pane
– bene sacro del Creato – reso nobile da un velo
rosso spesso di memorie di tanti altri San Silvestro
tuttinsieme
gli ultimi più esigui ma senza ombre, per segnarmi così
i passi della vita per noi eterni uccelli migratori.
Colmo il vuoto delle assenze, che un po’ strizzano dentro
con simboli di identità ancor più cari ora in questi straniti
giorni per onorare sempre questa vita in noi viva, desta,
benedetta:
le gioiose bacche rosse del pungente agrifoglio
altre più minime residui di rami sottratti all’avido merlo
così nel loro ruolo presente azzerato l’antico turgore
e una manciata di pigne nobili di larice là del mitico prato
raccolte ante Vaia impietosa altra furia che tutto sradica e
devasta.
Bruca l’insieme una pecora di gesso-ricordo del presepe
quello della casa cuna, ché all’ultimo dell’anno ci sta pure
il rimpianto la nostalgia ancor più ora che per reciproca
difesa
siamo nel vuoto degli abbracci al confino dell’umanità.
Brillano fra il tutto, sintesi della vita donata, due tre
palline
rosse dell’albero materno per ravvivare l’ora spenta.
E subito ti sento viva madre a me accanto con le tue mani
fiorite di stupore e tu padre reduce dal campo imico
usciti dalla guerra con baldanza misurata dentro
sempre accesa, e lo ripeto, per quell’amore eterno per la
vita.
E la sua luce splende in tre candeline dell’Ada la pianista
in un sottofondo di note sciamate via dal pianoforte di via
Gabelli.
Il paniere è reso più vivo ora da un presente più recente:
i fiori lignei forgiati da Massimo dalle marine pigne dorate
da Marco adolescente, poi altre da Giulia decorate con
fantasia
in quel gioco infinito ove la storia bella si rincorre
pur germoglia in emozioni anche dal guscio di una noce
vuota spaccata come un trionfo da Alex il più acerbo.
A corona un filo d’argento che dà luccicore alla decorazione
abbraccia tutti i palpiti i ricordi di giorni lieti
livella i pieni e i vuoti delle troppe care assenze.
In questo centrotavola rispecchio la vita com’è ora
con rinunce dolori scarti sacrifici e
l’ansia di essere costretti soli
anche se noi due insieme facciamo
scintille in impegni e invenzioni.
Con gli altri tutti questa sera, in vari modi assenti,
colloquio
attraverso i fili armoniosi del telefono e nel silenzio
intimo
nutrito di ricordi ricordi-luce viva-vissuto copioso generoso
soffuso di luce che ancora resiste ravvivata nel giorno.
Così la sera di San Silvestro mi apre gli armadi di memorie
emozioni
con le tue mani accanto che ancora stendono i grumi
della tovaglia in vari percorsi per renderla come prima. Invano.
Rimane solo la luce della decorazione che è memoria
che accende il tempo presente il tunnel del futuro
in questa sera di San Silvestro infinita attesa ora del dì di
festa.
Per non sbagliare mi nutro di Leopardi, mi vesto leopardata
per sentirmi più forte: qua ora bisogna essere leone tigre
leopardo insieme
dai mandami il tuo disegno, Alessandro, per riprendere
coraggio al mattino.
E a mezzanotte dopo i gamberi di tradizione e il botto dello
spumante
i primi fuochi d’artificio: mi rivedo alla finestra con
Graziella, Milvia, Francesca…
fra una miriade di colori riflessa sui vetri.
Ora un uguale cratere cromatico di luce che percorre i cieli
mi dice l’inizio di un anno nuovo in una sofferta diversità
ma è pure un segno consueto della nostra appartenenza
all’universo genere umano.
Noi due insieme ancora, grazie cielo
nella sera, nostra tradizione, a creare i personali fuochi
per il dopo.
E siamo pastori e Magi insieme, è vero Brodskij, in attesa
della stella
ché porti Bene come allora, col Bambino-nato, un messaggio di
rinascita
come allora da un’umile grotta interiore, che mutò il cammino
dell’umanità
sanando le ferite dell’umana angoscia.
Commovente questa sinfonia della notte di San Silvestro, che rincorre il tempo andato, le persone che ti hanno viaggiato accanto, le atmosfere festose. Commovente in particolare la cura che riservi agli oggetti che sono stati protagonisti di quella notte magica in passato. Doni un'anima a tutti i simboli del Capodanno, un'anima derivata dalle tante volte che li hai toccati con amore.
RispondiElimina"le gioiose bacche rosse del pungente agrifoglio"; "i fiori lignei forgiati da Massimo dalle marine pigne dorate", che ti hanno accompagnato nella vita, come gli affetti, non sono mere cose, hanno una loro essenza, ti scaldano, ti sono ancore di conforto, li tieni stretti, perché ti danno sicurezza, ti aiutano ad affrontare le paure, i momenti di dolore. Nello scorrere del tempo si animano di vita fino a diventare degli spiriti. Il tuo, Marisa mia adorata, non è un rituale triste, la tua lirica, come sempre, ha la sua apertura d'ali negli ultimi versi. "Noi due insieme ancora, grazie cielo/nella sera, nostra tradizione, a creare i /personali fuochi per il dopo. /E siamo pastori e Magi insieme, è vero / Brodskij, in attesa della stella". Degna del tuo immenso talento la citazione di Brodskij, poeta russo, la cui poesia fu giudicata “troppo indipendente” rispetto ai canoni sovietici, così nel 1964 iniziò il processo che lo condannò a 5 anni di lavori forzati in esilio. Sempre più ammirata ti abbraccio ed... eravamo in quattro, grazie al cielo, ad aspettare la mezzanotte del 2021!
Sei simpatica e commovente perché penetri veramente l'anima delle cose che sono proprio la nostra salvezza. Ti stimo sempre più e ti ritengo donna eccezionale di grande sensibilità e magica nella scrittura. Ti abbraccio con grande affetto, Marisa
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