Curriculum
breve di Carmelo Consoli
Carmelo Consoli è nato a Catania , vive e lavora a Firenze
Poeta, saggista, critico letterario e d’arte, operatore
umanitario
Laureato in Scienze politiche e relazioni internazionali
Presidente della Camerata dei poeti di Firenze
Presidente emerito ed esecutivo di varie associazioni
culturali nazionali e in giurie di premi letterari
Autore di 15 pubblicazioni poetiche e numerosi saggi
inediti.
Ha ottenuto circa 200 primi premi in importanti e rinomati
concorsi di poesia ed affermazioni di
prestigio nel campo della saggistica.
Insignito di svariati premi alla cultura e alla carriera
Hanno parlato della sua poesia molti importanti critici
nazionali e riviste di pregio.
Collabora
attivamente con associazioni letterarie, riviste e blog culturali come
autore e critico
Inserito nella lista dei
poeti nazionali in “ Italian
poetry”.
Presente nelle migliori antologie poetiche nazionali
Tradotto e pubblicato in varie lingue tra cui su “Gradiva”
di Olschki editore negli Stati Uniti.
Ambasciatore italiano per la poesia del movimento mondiale
poetico “Poetas del mundo”
Membro del Word literary forum for peace and human rights.
Ha partecipato a convegni internazionali sul tema della”
Identity agonies “
Senatore accademico dell’Università”Ponti con la società”
Si occupa inoltre di studi filosofici, religiosi,
sociologici e delle relazioni interculturali
Ha elaborato e fondato la teoria filosofica, religiosa e
delle relazioni sociali definita della “ Bellezza infinita”.
L'epopea dei vitigni salmastri
Ancora cala un
vento
carico di
campi
e di
maree
nelle
notti
lunate dei vitigni;
mi coglie
nel
sogno
di
falò,
stoppie
arse,
di occhi
persi
in
una
danza
di
guizzi
e
scintille.
Ancora
mi
resta
cucito sulla pelle,
dolce come
allora,
l'odore
del
fico,
della
zagara,
il gesto
antico
di
mio
padre
chino
sulle
zolle
a disegnare
forme,
a
fecondare
campi
e sussurrare
nenie
d'amore
alle
tenere
foglie,
ai grappoli
verdi
assetati
di
sole.
Nelle notti
di
vendemmie
balli,
grida
e fiondare
di
comete;
l'odore
aspro
dolce
del vino
tra
il
rosa
viola
dei
tramonti.
Di
quell’epopea
dei
vitigni
salmastri
mi è
rimasta dentro
una
trama
bianca
di sentieri,
la nera sagoma dei muretti,
la danza
dell'ape
estasiata
tra
gli
acini
rigonfi;
impresse come
stimmate
orme lievi
di
fanciulli
nell'ombra dorata
dei
limoni.
E mentre
maturava
l'uva
alla
controra
nei silenzi
delle
piane,
nel
ronzio
radente
di
verdi calabroni m'incantava
la storia
del
tempo
e
della
luna
urlata al
cielo
dai
vecchi
seduti sulle botti:
“Luna calante,
che
sia
luna
calante
quando si
vendemmia,
male
segno
nebbia
e
pioggia”.
Di
quell’epopea rivedo
i
filari
rossi
che a sera s'accendevano
di
lucciole,
il
gelsomino,
la farfalla maculata, il selvaggio dei tornanti
dalla piana al mare, l'azzurro di quell'infanzia,
sangue vivo che ancora
mi
scorre
nelle
vene,
mescolato a
una terra
fumida di
sogni.
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